Partecipazione della Svizzera al Fondo europeo per la sicurezza interna

Berna, 03.06.2016 - Secondo il Consiglio federale la Svizzera dovrebbe aderire al Fondo europeo sicurezza interna (FSI). Il fondo contribuisce ad assicurare controlli più efficaci e quindi a migliorare la protezione delle frontiere esterne Schengen. Si tratta di un importante strumento di solidarietà in quanto offre sostegno ai Paesi che, per garantire tale protezione, devono affrontare costi elevati a causa della loro posizione geografica. In data odierna il Consiglio federale ha adottato il pertinente messaggio.

Il fondo è volto a sostenere gli Stati Schengen che, a causa dell’estensione delle loro frontiere terrestri e marittime o della presenza di importanti aeroporti internazionali sul loro territorio, sono costretti ad assumersi costi elevati a lungo termine per garantire la protezione delle frontiere esterne. Il FSI intende contribuire a rendere più efficaci i controlli e quindi a migliorare la protezione delle frontiere esterne e diminuire le entrate illegali. Questo strumento sostituisce il precedente fondo per le frontiere esterne, giunto a scadenza alla fine del 2013, cui la Svizzera ha partecipato dal 2009.

La dotazione finanziaria del FSI per il periodo 2014‑2020 è di 2,76 miliardi di euro cui vanno ancora sommati i contributi dei Paesi associati a Schengen. Nei sette anni di validità di questo strumento la Svizzera vi contribuirà presumibilmente con una media di 20 milioni di franchi all’anno.

Dal canto suo il nostro Paese riceverà nell’arco di tale durata risorse pari a 20 milioni di franchi per attuare misure nazionali. Questi fondi saranno impiegati in particolare per progetti tesi a proteggere le frontiere esterne Schengen. Sono ad esempio previsti investimenti nell’infrastruttura dei posti di frontiera negli aeroporti. La partecipazione al fondo non comporterà per i Cantoni alcun onere supplementare.

Approvazione da parte dell’Assemblea federale

L’adesione della Svizzera al FSI è stata sottoposta a consultazione dal 4 novembre 2015 al 15 febbraio 2016. La maggioranza dei partecipanti l’ha appoggiata sostenendo che tutti gli Stati Schengen devono assumersi congiuntamente la responsabilità per il potenziamento delle frontiere esterne, soprattutto a fronte dell’attuale situazione migratoria.

La Svizzera, come gli altri Paesi associati (Norvegia, Islanda e Liechtenstein), concluderà con l’UE un accordo aggiuntivo per regolare i diritti e gli obblighi concernenti in particolare i contributi finanziari legati alla sua adesione. Tale accordo dovrà essere approvato dal Parlamento. Il nostro Paese potrà presumibilmente partecipare al Fondo a partire dal 2019.


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