Libera circolazione delle persone: effetti positivi sul mercato del lavoro

Berna, 31.05.2007 - L’immigrazione avviene in modo equilibrato, in base ai bisogni dell’economia svizzera e senza ripercussioni sul lavoro e sui salari. È questo il bilancio del terzo rapporto dell’Osservatorio sugli effetti della libera circolazione delle persone sul mercato del lavoro elvetico. Durante la conferenza stampa del 31 maggio 2007, il segretario di Stato Jean-Daniel Gerber ha sottolineato l’importanza della libera circolazione delle persone per la crescita attuale e futura dell’economia del nostro Paese.

Il terzo rapporto dell’Osservatorio contiene i risultati delle analisi, condotte dalla Segreteria di Stato dell’economia SECO in collaborazione con l’Ufficio federale della Migrazione e l’Ufficio federale di Statistica, riguardanti gli effetti dell’accordo finora riscontrati sulla migrazione e sul mercato del lavoro svizzero. I dati si rifanno al periodo dal 1° giugno 2002, data di entrata in vigore dell’accordo sulla libera circolazione delle persone Svizzera-UE, al 31 dicembre 2006.

Secondo il rapporto l’immigrazione si è sviluppata come previsto e in base ai bisogni della piazza economica. L’immigrazione netta (saldo migratorio) è diminuita costantemente dal 2002, aumentando nuovamente un po’ da giugno 2005 per ragioni congiunturali; è inoltre accorso un netto cambiamento dei suoi protagonisti: a trasferirsi sono più i cittadini dell’UE che non gli appartenenti a Stati terzi. Dopo le prime esperienze si è constatato che l’immigrazione dai Paesi dell’Europa dell’est diventati membri dell’UE nel 2004 è moderata: tra giugno 2006 e marzo 2007 i contingenti sono stati utilizzati soltanto per metà circa.

Anche nelle categorie professionali e nei settori economici con un copioso aumento della propria attività si registra un maggiore inserimento di lavoratori stranieri; ciò rivela l’importanza della libera circolazione per i progressi sul mercato del lavoro e per la crescita economica in genere. La richiesta di forza lavoro è alta, in particolare nei livelli di qualifica medio-alti.

Al contrario, nel mondo professionale elvetico non si registrano effetti negativi legati alla libera circolazione delle persone: nei settori di grande immigrazione è aumentata anche l’occupazione degli svizzeri e non si è constatata una loro sostituzione.

Il tasso di disoccupazione si è sviluppato di pari passo alla congiuntura e nell’ultimo anno è diminuito di più del 10%, attestandosi al 3,3% (2006); in particolare la quota dei disoccupati svizzeri è rimasta nettamente inferiore a quella degli stranieri. In settori di grande immigrazione non si è registrata una disoccupazione superiore alla media; tale dato di fatto costituisce un ulteriore elemento a smentita di una sostituzione dei lavoratori svizzeri.

Non si riscontrano effetti economici globali neanche sull’andamento salariale: nei settori di grande immigrazione si sono infatti registrate evoluzioni di stipendio sia superiori (ad es. nei settori “altri servizi” e “alberghiero e della ristorazione”) che inferiori alla media (ad es. nell’edilizia o nell’istruzione) e anche le più recenti esperienze nell’ambito dei controlli delle misure collaterali confermano un essenziale mantenimento delle usuali condizioni salariali svizzere.

Durante la presentazione del rapporto il segretario di Stato Jean-Daniel Gerber ha affermato che senza la disponibilità di forza lavoro straniera non si sarebbero raggiunti gli attuali tassi di crescita e ha aggiunto: “Visto il recesso dell’occupazione degli svizzeri, dovuto a fattori demografici, negli anni a venire la libera circolazione delle persone potrebbe acquisire importanza sempre crescente per la nostra economia”.

L’Accordo sulla libera circolazione delle persone (ALC) tra la Svizzera e l’UE dei 15 e la nuova convenzione AELS, entrambi in vigore dal 1° giugno 2002, regolano l’introduzione graduale e controllata della libera circolazione delle persone. Dal 1° giugno 2007 decadrà il contingentamento nei confronti dei 15 “vecchi” Stati membri ma anche di Malta e Cipro. In caso di un forte, indesiderato aumento dell’immigrazione, i contingenti potranno essere reintrodotti solo a partire dal 1° giugno 2008 (“clausola valvola” valida fino al 31 maggio 2014).

Per quanto riguarda gli otto Stati dell’Europa dell’est entrati nell’UE nel 2004 (Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Ungheria), le limitazioni all’immigrazione saranno valide fino al 30 aprile 2011 (contingentamento, priorità dei propri cittadini, controlli preventivi delle condizioni salariali e lavorative).

Per Romania e Bulgaria, gli Stati UE entrati nel 2007, devono ancora essere negoziate regolamentazioni transitorie analoghe: nel farlo la Svizzera terrà conto anche dei termini transitori interni all’UE, validi fino al 2014. Nel frattempo, Bulgaria e Romania sottostanno, in linea di principio, alle disposizioni sull’immigrazione valide per gli Stati terzi (contingentamento, priorità dei propri cittadini, limitazione ai lavoratori qualificati).


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