Il DFAE sostiene una mostra sulla pena di morte negli Stati Uniti

Berna, 04.03.2016 - L’abolizione universale della pena di morte è una priorità dell’azione diplomatica svizzera in favore dei diritti umani – un’azione che comprende vari mezzi e prende di mira vari Paesi. Nel caso specifico, una mostra può essere uno strumento di sensibilizzazione e può contribuire in modo positivo al dialogo in un determinato Paese.

Oggi la pena di morte è quasi scomparsa: 160 Paesi l’hanno formalmente abolita o non l’utilizzano più. Tuttavia, tra i 38 Paesi che l’applicano ancora in gradi e frequenze diversi, ci sono gli Stati Uniti, un Paese democratico e spesso partner della Svizzera proprio nell’ambito dei diritti umani. Non vi è niente di strano quindi nel fatto che la Svizzera cerchi il dialogo con questo Paese; poiché se la pena di morte è un soggetto che ogni Paese deve considerare separatamente, il tema fa anche parte delle discussioni internazionali, ad esempio quando si tratta di cercare mezzi migliori per prevenire il terrorismo, la criminalità o i traffici illeciti, come il traffico di stupefacenti. Per una maggioranza di Paesi e di esperti in criminologia e altro, la pena di morte offre tutt’al più l’illusione di rimediare a mali terribili, ma in realtà, non è stato provato alcun effetto preventivo o dissuasivo. Al contrario, la pena di morte, se applicata, è irreversibile e, ovunque esiste ancora, permette l’esecuzione di innocenti, di persone vulnerabili e indesiderabili. La Svizzera pensa quindi che si tratti di una sanzione non soltanto superata, ma contraria alla logica di una giustizia che cerca di essere il più possibile corretta per ogni cittadino. Questa consapevolezza non si è imposta in un colpo solo: anche in Svizzera ci sono voluti numerosi dibattiti e scambi di opinioni prima che la pena di morte venisse abolita, dapprima per i crimini ordinari (nel 1942) e in seguito per i crimini militari (nel 1992). Alla base dell’azione svizzera per l’abolizione a livello mondiale vi è quindi il rispetto e la comprensione: è sempre necessario un dialogo interno e, a seconda del Paese e del contesto, quest’ultimo può richiedere più o meno tempo.

Questa mostra, destinata a contribuire al dibattito americano e a quello mondiale sulla pena di morte, è quindi prima di tutto un invito a rafforzare gli scambi, indipendentemente dal modo e dal luogo. La forma scelta in questo caso è ludica e può sembrare in contrasto con la severità del tema, ma le discussioni che stimola non lo sono mai.


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