Revisione LCSI: bilancio dopo un anno

Berna, 04.04.2013 - La nuova legge federale contro la concorrenza sleale (LCSI) è in vigore dal 1° aprile 2012. Da allora la SECO ha ricevuto quasi 5000 reclami da parte di imprese e consumatori. La SECO ha diffidato 50 aziende e avviato azioni penali nei confronti di 17 società.

La nuova LCSI ha fornito alla Confederazione nuove possibilità d’intervento per combattere le pratiche commerciali sleali. Dal 1° aprile 2012 ad oggi la SECO, a cui è delegato l’esercizio del diritto di azione, ha ricevuto 4883 reclami contro pratiche commerciali sleali, in larga parte dai consumatori, ma anche dalle imprese (poco meno di 600). Oltre la metà delle contestazioni riguarda le telefonate pubblicitarie non richieste (2920). Al secondo posto della classifica delle pratiche insidiose troviamo i reclami per le promesse di vincite di viaggi o manifestazioni promozionali (667) e al terzo posto le truffe degli annuari (580).

Nell’ultimo anno la SECO ha diffidato 50 imprese. Le aziende in questione sono state informate e invitate a prendere posizione o a modificare le proprie pratiche commerciali. Nei casi di mancata consegna di prodotti ordinati e pagati in anticipo via Internet la SECO ha intimato alle imprese di consegnare la merce, rimborsare l’importo versato o trovare un modo per risolvere la controversia. Fortunatamente, in molti casi le aziende hanno interrotto le pratiche commerciali contestate già dopo la diffida. In 17 casi, invece, la SECO è stata costretta a sporgere querela per concorrenza sleale. Due di questi sono stati sanzionati con decreto d’accusa da un ministero pubblico cantonale, mentre uno di cui non si conosce l’autore è stato trasmesso all’archivio di ricerca. Gli altri dossier sono pendenti presso le autorità inquirenti cantonali.

La SECO ha messo in guardia l’opinione pubblica in merito a 11 autori di truffe degli annuari.

Molte pratiche commerciali sleali vengono gestite dall’estero, soprattutto per quanto riguarda le truffe degli annuari, i viaggi promozionali e le telefonate pubblicitarie. Ciò mette in seria difficoltà non solo la SECO ma anche le autorità inquirenti cantonali.


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