1° gennaio 1990 - Fa fede il testo parlato
Per il nuovo anno auguro a tutti voi e alle vostre famiglie ogni bene, salute e protezione divina. La maggior parte di noi ha la fortuna di vivere nel benessere. Ma in questo giorno vogliamo pensare anche a coloro che non godono di questo benessere: all'interno agli ammalati, agli invalidi, ai meno favoriti. All'estero ai perseguitati, a coloro che sono privati dei più elementari diritti, agli affamati. Dobbiamo essere consapevoli che una società umana è forte soltanto quanto la sua disponibilità ad assistere i più deboli. Ed è a loro rivolgo il mio particolare saluto.
Con il giorno odierno entriamo in un nuovo decennio: l’ultimo non solo del secolo ma anche del millennio. È forse anche per questo che risentiamo in modo così impellente la spinta delle evoluzioni. Cose finora impensabili si sono avverate: la cortina di ferro si è diradata. Sistemi che sembravano rigidamente cementati si sfaldano, l’anelito umano verso la libertà e la democrazia li spazza via tutti. Mai come oggi risulta giusto il pensiero secondo cui «la facoltà dell'essere umano di ricercare la giustizia rende possibile la democrazia, la sua inclinazione all'ingiustizia rende necessaria».
Libertà e democrazia sono beni che vanno sempre rinnovati, all'interno come pure verso l'esterno. Il nostro Paese si basa su un ordinamento duraturo e rivolto verso il futuro. Le vogliamo conservare. Ma la vitalità del nostro Paese e della nostra società si misura soprattutto nel modo in cui sappiamo usare la libertà e praticare la giustizia.
Ma siccome ciò non riesce a tutti, anche noi siamo confrontati a difficili compiti. Il numero di coloro che devono contare sull'aiuto degli altri aumenta. Pensiamo soltanto a quante persone soccombono ai pericoli della droga. Si tratta di problemi ai quali dobbiamo votare maggiore attenzione.
La questione dei rifugiati solleva problemi che dobbiamo risolvere insieme. Considerando le attuali migrazioni internazionali, il nostro mandato umanitario suscita timori. Un atteggiamento timoroso e difensivo non permette però di risolvere alcun problema. La frontiera tra bene e male non scorre tra Stati e neppure tra esseri umani, ma passa in mezzo ai nostri cuori. Se ognuno pensa soltanto a se stesso, non ha pensato a nessuno.
Senza fiducia una durevole convivenza non è possibile in nessuno Stato. Confidando nella nostra vocazione ci sarà invece possibile affrontare anche le sfide europee. Pur essendo entrati in trattative sullo spazio economico, il futuro rapporto del nostro Paese con la Comunità Europea non è ancora prevedibile. È però sin d'ora chiaro che una mera politica di isolazzione lungi dal conservare la nostra identità e la nostra autonomia a lunga scadenza le minaccerebbe.
I Cantoni lo avevano capito già il secolo scorso allorquando, pur unendosi in un nuovo Stato, l’odierna Confederazione, si erano preoccupati di conservare la maggior autonomia possibile. È anche questa esperienza del nostro Paese ci permette di raccogliere con fiducia ed ottimismo le sfide europee.
Viviamo in un'epoca affascinante e nel contempo inquietante. La sicurezza nell'immutabilità delle cose non esiste più. Dobbiamo quindi affrontare per tempo, in modo deciso ma sereno i compiti del presente e dell'avvenire, per evitare di dover improvvisare soluzioni a tutela del nostro Stato in tempi difficili. È con questi sentimenti che auguro a voi tutti un buon Anno Nuovo.