2001 - Allocuzione di Moritz Leuenberger Presidente della Confederazione in occasione della Festa nazionale del primo agosto

1° agosto 2001 - Fa fede il testo parlato

Care Svizzere e cari Svizzeri in patria e all'estero,
care straniere e cari stranieri che vivete nel nostro Paese,

festeggiamo oggi il 1° agosto, la festa nazionale svizzera. E celebrando questo giorno, ci ricordiamo di avere una patria.

Che cos'è la patria?

Per alcuni è il ricordo di un'infanzia felice e spensierata, per altri è il luogo dove vivono, la famiglia, la cerchia di amici. Probabilmente, per ogni abitante di questo Paese la patria, intesa in questo senso, ha di volta in volta un significato diverso; raramente essa è sinonimo di "Confederazione Svizzera". Poco importa. L'essenziale è che ciascuno di noi possa avere una patria.

Anche le persone che appartengono a una minoranza.

Anche coloro i quali si esprimono in modo critico amano la Svizzera, pure loro sono patrioti. Il diritto di amare questo Paese non è la prerogativa esclusiva di nessuno. Né di chi vuole conservare la Svizzera allo stato originario né di chi la vuole trasformare e aprire verso l'esterno.

Ogni giorno ricevo decine di lettere di cittadini che formulano richieste in relazione a strade, ferrovie, traffico aereo e uffici postali. Tutti vorrebbero maggiori prestazioni, un servizio migliore, meno rumore, tracciati diversi per strade e ferrovie. Comprendo bene gran parte di queste esigenze, ma sono convinto che la posta in gioco è molto più elevata.

Non possiamo accontentarci di uno Stato perfettamente organizzato; dobbiamo anche creare le condizioni perché tutti gli abitanti di questo Paese si sentano a proprio agio e possano dunque avere una patria. Fra queste condizioni vi è anche il modo di confrontarci gli uni con gli altri.

E intendo qui due cose:

In primo luogo, il modo in cui svolgiamo il dibattito politico. In ogni confronto ci sono sempre almeno due opinioni. Ed è bene che sia così. Ma non è ammissibile riversare sui nostri avversari politici scherno e derisione e combattere con armi quali la menzogna e la distorsione della realtà. Una democrazia degna di questo nome ci obbliga ad un confronto oggettivo, rinunciando a falsità e insulti reciproci.
In secondo luogo, se vogliamo raggiungere un traguardo comune, abbiamo bisogno del contributo di tutti. Il Centro culturale di Lucerna ne è un esempio. La città, il Cantone, i privati, unitamente ad un architetto francese, hanno realizzato una grande opera. Essa è situata nel cuore della Svizzera tradizionale; gode ormai di fama mondiale e attira visitatori da ogni parte del mondo. Il Centro culturale di Lucerna ci mostra come anche la Svizzera faccia parte del mondo.
Non vogliamo però soltanto pensare a stare bene noi, poiché i conti, in questo modo, non tornerebbero. Ogni conflitto, in qualunque continente esso sia, ha sempre ripercussioni anche sul nostro Paese. Ce lo ha dimostrato la guerra dei Balcani. È nostro compito impegnarci a favore della pace, lottare contro la fame e la miseria nel mondo. Lo facciamo nel nostro stesso interesse, ma non soltanto: vogliamo infatti che tutti gli abitanti del nostro pianeta possano avere una patria.

In occasione di diverse visite all'estero ho potuto constatare che la nostra democrazia, la nostra tradizione umanitaria e la nostra neutralità godono di alta considerazione.

Dobbiamo continuare ad avere cura di questi valori. Ciò ci permette di essere orgogliosi della nostra patria.

Allocuzione del primo agosto 2001 (MP3, 3 MB, 23.09.2014)

Ultima modifica 07.12.2015

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