Designazione di nuovi Paesi sicuri nel settore dell'asilo ("safe countries")

Berna, 08.12.2006 - Dal 1° gennaio 2007 anche il Benin, la Croazia, il Mali, la Moldova (senza la regione transdnestriana), il Montenegro e l'Ucraina sono considerati "safe countries". Nel corso della seduta odierna, il Consiglio federale ha completato l'elenco dei Paesi sicuri e ha approvato la modifica dell'elenco dei criteri per la designazione dei "safe countries".

Giusta l'articolo 34 della legge sull'asilo, il Consiglio federale può designare quali cosiddetti "safe countries" gli Stati nei quali, sulla base di accertamenti propri, non ci sono persecuzioni. I criteri determinanti per la designazione di un Paese quale "safe country" sono segnatamente il rispetto dei diritti dell'uomo e l'applicazione delle convenzioni internazionali in materia di diritti dell'uomo e di rifugiati.

In virtù dell'articolo 34 capoverso 2 della legge sull'asilo, se il richiedente proviene da un "safe country", non si entra nel merito della domanda o ricorso, a meno che non risultino indizi di persecuzione. Ciò è stabilito in base a un'audizione personale.

Modifica dei criteri per la designazione dei "safe countries"
L'elenco dei criteri in base ai quali sono stabilite le esigenze cui deve rispondere uno Stato sicuro si è dimostrato uno strumento di valutazione fondamentalmente adeguato. In passato, tuttavia, alcuni Stati con una forte incidenza sul numero di domande d'asilo non potevano essere dichiarati sicuri in quanto le esigenze in materia di rispetto dei diritti dell'uomo non erano adempite in ugual misura su tutto il territorio del Paese.

Per questo motivo si è proceduto a una modifica dell'elenco dei criteri. D'ora in poi è possibile designare una o più regioni di un "safe country" per le quali non viene applicata la presunzione normativa secondo cui offrano protezione contro la persecuzione.

Nuovi "safe countries"
In virtù dei nuovi criteri, il Consiglio federale ha deciso, dopo accurato esame, di dichiarare "safe countries" anche il Benin, la Croazia, il Mali, la Moldova (senza la regione transdnestriana), il Montenegro e l'Ucraina.

Finora erano stati dichiarati "safe countries" i Paesi seguenti: Albania, Bosnia e Erzegovina, Bulgaria, Gambia, Ghana, India, Macedonia, Mongolia, Romania, Senegal nonché tutti gli Stati dell'UE e dell'AELS.

L'Ufficio federale della migrazione (UFM) verifica almeno una volta all'anno lo statuto di "safe country" di ciascun Paese designato come tale. Se in un "safe country" la situazione si deteriora durevolmente, l'UFM chiede senza indugio al Consiglio federale di revocare tale statuto.


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Brigitte Hauser-Süess, Ufficio federale della migrazione, tel. +41 (0)31 325 93 50


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