Analisi dei canali di accesso complementari

Berna-Wabern, 11.10.2022 - Ogni anno all’interno del suo collaudato programma di reinsediamento la Svizzera accoglie diverse centinaia di profughi direttamente dalle zone di crisi. Nel quadro di un progetto di studio la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) ha effettuato un’analisi per stabilire quali strumenti sarebbero eventualmente a disposizione a titolo complementare in questo ambito. A tale scopo ha commissionato un confronto tra Paesi e condotto verifiche per determinare in quale misura i canali di accesso esistenti all’estero sarebbero conciliabili con il diritto svizzero. Ne è emerso che la Svizzera già impiega la maggior parte degli strumenti utilizzati in altri Paesi.

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR) riunisce sotto la nozione di canali di accesso complementari quelle iniziative e quegli strumenti attuati a completamento del reinsediamento che consentono alle persone in cerca di protezione di trovare una soluzione per la loro situazione di rifugiati. Nel quadro di un progetto di studio la SEM ha analizzato le esperienze maturate da altri Stati nonché gli strumenti da essi impiegati in questo ambito e ha inoltre svolto approfondimenti per stabilire quali presupposti legali sarebbero necessari per coinvolgere in maniera diretta nelle azioni umanitarie di accoglienza gli attori cantonali, comunali e privati.

Dal progetto di studio emerge che, in termini di reinsediamento, nel raffronto internazionale la Svizzera è uno Stato affermato che già si avvale della maggior parte degli strumenti impiegati all’estero; fanno eccezione i programmi di sponsorizzazione privata e i corridoi umanitari, anche se alcuni elementi di queste forme di accesso complementare sono già parte del programma svizzero di reinsediamento. I corridoi umanitari esistono per esempio in Italia e in Francia: attori confessionali e della società civile finanziano e organizzano il processo, dall’identificazione delle persone in cerca di protezione fino alla loro integrazione. In Svizzera l’unica entità responsabile dell’accoglienza diretta dei rifugiati è la Confederazione, che attua i programmi di reinsediamento assieme ai Cantoni, alle città e ai Comuni.

Trasferire le competenze che attualmente ricadono sulla Confederazione per quanto riguarda l’accoglienza di gruppi di rifugiati non sarebbe impossibile, ma implicherebbe modifiche legali e finanziarie di ampia portata. Inoltre sarebbero necessari accordi politici tra i Cantoni e le città e/o i Comuni. Oltretutto dallo studio si evince che, offrendo la possibilità di richiedere un visto per motivi umanitari ovunque nel mondo, la Svizzera si spinge oltre rispetto ad altri Stati di accoglienza.

Posizioni differenti in seno al gruppo di accompagnamento

Per pianificare e attuare i programmi svizzeri di reinsediamento, nel 2018 il Consiglio federale ha istituito un gruppo di accompagnamento in cui sono rappresentati la Confederazione, i Cantoni, le città, i Comuni, l’ACNUR e l’Organizzazione svizzera di aiuto ai rifugiati. Il gruppo è stato coinvolto nel progetto di studio ed è emerso che i vari membri manifestano richieste e aspettative differenti nei confronti della Confederazione. Tutti hanno comunque apprezzato lo studio, in quanto fornisce una buona visione d’insieme dei canali di accesso nazionali e internazionali esistenti e rappresenta una solida base per eventuali discussioni future.


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Segreteria di Stato della migrazione
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