Il Consiglio dei diritti umani adotta una risoluzione presentata dalla Svizzera

Berna, 07.10.2022 - Dopo quattro settimane di intensi lavori condotti in formato ibrido, oggi a Ginevra il Consiglio dei diritti umani (CDU) conclude la sua 51a sessione. Il conflitto armato in Ucraina e la situazione dei diritti umani nello Xinjiang (Cina) e in Russia sono stati al centro delle discussioni. Il Consiglio ha adottato una risoluzione presentata dalla Svizzera sulla giustizia transizionale e i diritti umani.

Poiché l’Alta commissaria Michelle Bachelet ha lasciato la funzione il 31 agosto scorso e il suo successore, l’austriaco Volker Türk, non è ancora entrato in carica, la sessione è stata aperta dall’Alta commissaria per i diritti umani ad interim Nada Al-Nashif, che ha presentato un resoconto della situazione dei diritti umani nel mondo e sottolineato che molte realtà – in particolare in Afghanistan, in Myanmar, in Nicaragua, nella Repubblica Democratica del Congo, nello Sri Lanka, nel Sudan del Sud e in Ucraina – suscitano gravi preoccupazioni e richiedono una risposta urgente.

Durante quest’ultima sessione ordinaria del 2022, il Consiglio ha inoltre adottato una risoluzione, sostenuta dalla Svizzera, sui diritti umani in Russia, che ha portato alla creazione di un mandato di relatore speciale; la persona che assumerà questa carica avrà il compito di presentare un rapporto scritto al CDU durante la sua 54a sessione. La nomina verrà conferita nel corso della 52a sessione nel marzo del 2023.

Con rammarico della Svizzera, il Consiglio ha invece respinto tramite voto una decisione sulla situazione dei diritti umani nello Xinjiang (Cina). La Svizzera ha sostenuto il testo, ma non essendo attualmente membro del Consiglio dei diritti umani non ha potuto esprimere il proprio voto.

 

Una risoluzione svizzera adottata per consenso

Nell’ambito di dialoghi interattivi con l’Alta commissaria ad interim o con esperte ed esperti dell’ONU, la Svizzera ha preso la parola riguardo a varie realtà geografiche –, in particolare l’Afghanistan, il Burundi, l’Etiopia, la Repubblica Democratica del Congo, la Siria, lo Sri Lanka, l’Ucraina e lo Yemen – e ha espresso la propria preoccupazione in merito all’evolversi della situazione in Iran. Inoltre, un’iniziativa svizzera sui diritti umani e la giustizia transizionale lanciata insieme all’Argentina e al Marocco è stata recepita positivamente e adottata per consenso. Questa risoluzione mette in luce l’importanza dell’elaborazione del passato e ricorda che i quattro pilastri della giustizia transizionale – la verità, la giustizia, la riparazione e la garanzia di non ripetizione – sono necessari per lottare contro l’impunità, spezzare i cicli con cui si ripetono le crisi e promuovere lo sviluppo sostenibile.

La Svizzera ha anche aderito a una dichiarazione comune di vari Stati sul Nicaragua e sull’Ucraina. Si è inoltre impegnata attivamente e ha fatto valere le sue posizioni nelle negoziazioni riguardanti l’Afghanistan, la Cina, l’Etiopia, la Russia, la Siria e il Venezuela.

Impegno della Svizzera su vasta scala

Anche sul piano tematico la Svizzera ha partecipato ai lavori con analogo impegno, soprattutto per quanto riguarda le risoluzioni sulla sicurezza dei giornalisti, sul terrorismo e i diritti umani, sul diritto di tutti di godere del migliore stato di salute fisica e mentale possibile, sul ruolo della prevenzione nella promozione e nella tutela dei diritti umani, sui diritti umani all’acqua potabile e a servizi igienico-sanitari, come anche su una nuova risoluzione concernente l’impatto delle neurotecnologie sui diritti umani. La Svizzera si è espressa anche nel quadro di un dialogo interattivo con il Gruppo di esperti delle Nazioni Unite sulle persone di discendenza africana, che in questa occasione ha presentato il rapporto sulla sua visita nel nostro Paese del gennaio scorso.


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