Primavera araba: abbandonata l’istruzione nel contesto della «Rivoluzione egiziana»

Berna, 13.04.2022 - Fascicolo emblematico del contesto «primavera araba», il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) conduce dal 2011 un procedimento penale nel quadro della «Rivoluzione egiziana del 2011». Sulla base di sue numerose indagini e dopo aver trasferito 32 milioni di CHF all’Egitto nel 2018, il MPC constata oggi che l’istruzione non ha permesso di corroborare dei sospetti che giustifichino la promozione dell’accusa nei confronti di una persona in Svizzera né la confisca di valori patrimoniali; in virtù dell’art. 319 cpv. 1 lett. b del Codice di procedura penale (CPP) occorre dunque procedere all’abbandono del procedimento, condotto attualmente contro cinque imputati, e liberare i valori patrimoniali ancora sotto sequestro (circa 400 milioni di CHF).

Contesto e cronistoria del procedimento penale
In seguito ad alcune segnalazioni dell’Ufficio di comunicazione in materia di riciclaggio di denaro (MROS), il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) conduce dal 2011, nel contesto degli avvenimenti legati alla «Rivoluzione egiziana del 2011», un’inchiesta per sospetti di riciclaggio di denaro (art. 305bis Codice penale, CP) e sostegno e/o partecipazione a un’organizzazione criminale (art. 260ter CP). Questo procedimento penale complesso e di grande ampiezza riguardava inizialmente 14 imputati, tra cui i due figli del presidente destituito, nonché 28 persone fisiche come terzi debitori e 45 persone giuridiche anch’esse terzi debitori. In questo quadro sono state inoltre analizzate circa 140 relazioni bancarie pertinenti.

Gli imputati, la maggioranza dei quali esercitava funzioni ufficiali o importanti sul piano economico in Egitto, erano sospettati di aver riciclato in Svizzera dei fondi di origine criminale provenienti da transazioni economiche basate su atti di corruzione. In questo contesto sono stati aperti diversi procedimenti penali in Egitto e presentate domande di assistenza alla Svizzera.

Assistenza giudiziaria
Tra il 2012 e il 2019 il MPC ha presentato numerose domande alle autorità egiziane al fine di ottenere delle informazioni sullo stadio dei perseguimenti e dei procedimenti giudiziari, rispettivamente penali, condotti in particolare nei confronti delle persone implicate nel procedimento svizzero. La Repubblica Araba d’Egitto ha risposto alla maggior parte di queste domande.

Da parte sua, la Repubblica Araba d’Egitto ha rivolto diverse domande di assistenza alle autorità svizzere al fine di ottenere degli elementi che le permettessero di avanzare nei procedimenti penali egiziani. In stretta collaborazione con l’Ufficio federale di giustizia (UFG), il MPC ha pienamente cooperato nella misura del possibile; in particolare ammettendo dal 2011 la Repubblica Araba d’Egitto come accusatore privato nei suoi procedimenti penali nazionali. / Al ricevimento di alcune delle domandesono stati richiesti all’Egitto dei complementi d’informazione. Non avendo ricevuto questi elementi complementari, alcune procedure di assistenza giudiziaria non hanno potuto essere portate a termine e sono state chiuse nel 2017 dal MPC o dall’UFG. Considerate queste circostanze e la scomparsa di prospettive realistiche di restituzione di questi averi, il blocco del Consiglio federale non aveva più ragione d’essere. Nel mese di dicembre dello stesso anno, il Consiglio federale ha dunque abrogato l’ordinanza di blocco di valori patrimoniali nel contesto dell’Egitto (RS 196.123.21).

Si ricorda che l’11 febbraio 2011 il Consiglio federale aveva ordinato a titolo preventivo il blocco degli averi detenuti in Svizzera dal presidente destituito Mubarak e da persone politicamente esposte del suo entourage. Questo blocco aveva lo scopo di sostenere un’eventuale cooperazione tra l’Egitto e la Svizzera nel quadro dell’assistenza giudiziaria.

Accordi di riconciliazione / assoluzioni in Egitto
Dal 2015, vari accordi di riconciliazione e diverse assoluzioni pronunciate nella Repubblica Araba d’Egitto hanno posto fine ai procedimenti nei confronti dei principali protagonisti, in particolare in relazione ad atti di corruzione. Inoltre l’Egitto, in qualità di parte lesa, ha dichiarato di ritirare attivamente tutte le pretese in relazione a queste persone. In base a questa constatazione e in assenza di elementi di prova riguardo all’esistenza in Egitto di reati preliminari a un eventuale riciclaggio di denaro in Svizzera, il MPC ha deciso l’abbandono del procedimento penale svizzero nei confronti di diverse persone nella misura in cui questa conclusione era corroborata anche dall’esito delle indagini in Svizzera; queste decisioni sono state notificate alla Repubblica Araba d’Egitto, accusatore privato nel procedimento penale svizzero.

In questo contesto il MPC ha revocato nel 2018 il sequestro di oltre 32 milioni di CHF, i quali sono stati trasferiti a favore della Repubblica Araba d’Egitto su un conto in Egitto designato dalle autorità egiziane.

Abbandono del procedimento penale
In qualità di autorità indipendente di perseguimento penale, il MPC ha il mandato legale di ricercare la verità rispettando il principio dell’istruzione – circostanze a carico e a discarico.

Riguardo al reato di organizzazione criminale ai sensi dell’art. 260ter CP, l’istruzione ha mostrato che l’esistenza di legami tra gli imputati non era sufficiente per giungere alla conclusione che alcuni membri del regime dell’ex presidente Mubarak avessero svolto delle attività che soddisfacevano i presupposti di un’organizzazione criminale. Del resto, nessun altro elemento concreto fornito nel quadro dell’assistenza giudiziaria ha permesso di desumere l’esistenza o il sospetto di un’organizzazione criminale. Il proseguimento del procedimento per il reato di organizzazione criminale (art. 260ter CP) non è pertanto giustificato. Riguardo al reato di riciclaggio di denaro (art. 305bis CP), la legislazione svizzera esige che venga stabilito un legame tra le somme per le quali vi è sospetto di riciclaggio di denaro in Svizzera e un reato preliminare, un crimine, anche se commesso all’estero. Occorre tuttavia constatare che l’istruzione condotta in Svizzera non ha permesso di stabilire alcun legame con qualsiasi reato.

Sebbene non sia richiesta una prova rigorosa di reato a monte, un’attività criminale preliminare a un atto di riciclaggio deve apparire altamente verosimile. Nella fattispecie, le analisi molto approfondite svolte sulle transazioni bancarie relative ai fondi detenuti in Svizzera dagli imputati non hanno permesso di evidenziare transazioni sospette che colleghino i valori patrimoniali depositati in Svizzera con atti criminali, segnatamente quelli contestati dalla Repubblica Araba d’Egitto.

Da segnalare inoltre che, secondo le informazioni trasmesse dalle autorità egiziane nel quadro delle domande di assistenza avanzate dal MPC, in Egitto sono state costituite delle commissioni incaricate di analizzare e documentare i diversi flussi finanziari di attivi in relazione alle persone coinvolte nei procedimenti condotti in Egitto, in particolare la famiglia Mubarak. Il MPC ha sollecitato la consegna di una copia dei relativi rapporti finanziari, ma senza successo. Di conseguenza, non avendo ottenuto gli elementi di prova relativi a eventuali reati commessi segnatamente in Egitto, non è possibile dimostrare che i fondi detenuti in Svizzera possano provenire da attività illecite. Il sospetto di riciclaggio di denaro non può essere quindi corroborato sulla base delle informazioni disponibili. Nessun elemento concreto e sufficiente giustifica pertanto il proseguimento del procedimento per il reato di riciclaggio di denaro (art. 305bis CP).

Revoca dei sequestri
Al momento dell’apertura del procedimento penale, il MPC aveva sequestrato circa 600 milioni di CHF. Dopo diversi anni di indagini, il MPC si è visto costretto a pronunciare dei decreti di abbandono, in particolare in seguito ai decreti di abbandono pronunciati in Egitto. Un importo di circa 180 milioni di CHF era così già stato liberato tra il 2016 e il 2018. Tenuto conto dei 32 milioni trasferiti in Egitto, restava sotto sequestro una somma di circa 400 milioni di CHF. Conformemente alla decisione del 07.04.2022, questi valori patrimoniali saranno dissequestrati e restituiti agli aventi diritto economico.

Termini di ricorso
Il MPC precisa che contro il suo decreto di abbandono del 07.04.2022 è possibile interporre ricorso presso il Tribunale penale federale entro un termine di dieci giorni. Non essendo ancora scaduto il termine di ricorso, il suddetto decreto non è entrato in vigore e, di conseguenza, non è ancora consultabile.

Testo originale in francese


Indirizzo cui rivolgere domande

Servizio di comunicazione del Ministero pubblico della Confederazione, T +41 58 464 32 40, info@ba.admin.ch


Pubblicato da

Ministero pubblico della Confederazione
http://www.ba.admin.ch/ba/it/home.html

https://www.admin.ch/content/gov/it/pagina-iniziale/documentazione/comunicati-stampa.msg-id-88008.html