CFR - Teorie del complotto, fake news e razzismo: un mix pericoloso

Berna, 27.09.2021 - Quali sono le correlazioni tra teorie del complotto, fake news e razzismo? Il nuovo numero di TANGRAM, la rivista della Commissione federale contro il razzismo (CFR), indaga proprio su questa domanda di grande attualità. Cosa c’è dietro al perdurare di certe teorie complottiste? Perché se la prendono sempre con determinate comunità? E come reagire a questi fenomeni, onnipresenti in rete? Con il nuovo numero, la CFR intende gettare luce sui meccanismi che favoriscono gli atti razzisti e discriminatori.

La lotta al razzismo passa per la lotta agli stereotipi e ai pregiudizi. E questi sono spesso veicolati da teorie del complotto e fake news. Grazie a Internet, questi fenomeni sono diventati maggiormente visibili, sollevando preoccupazioni e domande. «Ciò è inquietante perché si sa che questi costrutti menzogneri possono servire da forza trainante per atteggiamenti e discorsi razzisti e colpire le persone più esposte alla discriminazione», deplora nel suo editoriale la presidente della CFR Martine Brunschwig Graf.


Un gruppo di ricercatori pluridisciplinari provenienti da Svizzera, Germania, Austria, Italia e Francia ha contribuito alla redazione di questo numero: Tangram ha infatti raccolto i risultati delle ultime ricerche e le osservazioni elaborate da storici, sociologi, neuroscienziati, esperti del digitale e politologi. Per le illustrazioni si è inoltre avvalso della collaborazione di tre illustratori editoriali provenienti da tre regioni linguistiche differenti della Svizzera. Max Spring, Herrmann e Corrado Mordasini propongono così il loro sguardo tagliente sulla questione.


Claus Oberhauser è l’autore del primo contributo del dossier, in cui decodifica le teorie complottiste legate al razzismo e ne analizza l’influenza al giorno d’oggi, a partire dai «Protocolli dei Savi di Sion» fino alla teoria della grande sostituzione. «Le teorie del complotto efficaci non piovono dal cielo, ma hanno alle spalle una lunga storia quando riescono a infiltrarsi nella società. Il loro successo dipende da diversi fattori: tra questi, gioca un ruolo decisivo lo scoppio di crisi che investono la società nel suo insieme», sottolinea lo storico. E conclude: «Le teorie cospirative possono anche sfociare in atti violenti come attentati o manifestazioni violente. L’aumento dei casi deve indurre tutti noi a riflettere».


«Internet e i social media sono uno strumento nuovo per i complottisti», spiega Katharina Nocun, esperta del digitale. «La scena complottista costituisce, per così dire, un microcosmo a sé stante con tanto di influencer, canali video, shop online, festival e persino viaggi. È interessante notare che queste persone collaborano strettamente tra loro e fanno riferimento l’una all’altra. Così facendo ci si scambia reciprocamente follower, una strategia questa, che è prassi corrente tra i normali influencer.»


È grazie alle piattaforme digitali che complotti e fake news hanno trovato terreno fertile per attecchire. «Per poter lottare contro questo fenomeno è importante capire le ragioni che spingono un certo numero di persone a rinunciare al loro abituale spirito critico per abbracciare tesi che andrebbero guardate con circospezione», constata Martine Brunschwig Graf. Secondo la CFR, per estirpare il male alla radice dobbiamo concentrarci sull’educazione dei giovani e degli adulti ai media e alla cultura digitale e compiere un lavoro di fondo per decriptare e decostruire le tesi del complotto e le fake news.


Indirizzo cui rivolgere domande

Martine Brunschwig Graf, presidente della CFR, 079 507 38 00, martine@brunschwiggraf.ch
Sylvie Jacquat, responsabile della rivista TANGRAM, 058 46 28178, sylvie.jacquat@gs-edi.admin.ch



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Commissioni del DFI


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