Conferenza internazionale sulla biodiversità: il Consiglio federale conferisce il mandato

Berna, 11.08.2021 - L’11 agosto 2021 il Consiglio federale ha approvato il mandato della delegazione svizzera per la Conferenza delle Parti alla Convenzione sulla diversità biologica e ai Protocolli di Nagoya e di Cartagena. La Conferenza, che inizierà a metà ottobre, verterà sull’adozione di un nuovo quadro globale per la biodiversità. Gli Stati membri si impegnano ad arginare entro il 2030 la perdita di biodiversità con misure concrete. Il quadro globale sostituirà l’attuale Piano strategico globale 2011-2020. Uno dei nuovi obiettivi prevede che entro il 2030 venga destinato alla biodiversità complessivamente il 30 per cento delle superfici globali («30 by 30»). La consigliera federale Simonetta Sommaruga rappresenterà la Svizzera al segmento ministeriale virtuale previsto nell’ottobre 2021.

La biodiversità è in cattivo stato e sta regredendo da decenni in tutto il mondo. Secondo il rapporto del Consiglio mondiale della biodiversità (Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services, IPBES) un milione di specie sono al momento minacciate di estinzione. La Convenzione internazionale sulla diversità biologica (CBD) mira a contrastare questa tendenza. Dopo un primo rinvio dovuto alla pandemia da COVID-19, la 15a Conferenza delle Parti della CBD sarà ora formalmente aperta l’11 ottobre a Kunming, in Cina. Sempre a causa della pandemia, le delegazioni estere parteciperanno all’evento solo da remoto. La consigliera federale Simonetta Sommaruga rappresenterà la Svizzera al segmento ministeriale. La Conferenza si svolgerà in due parti, la seconda delle quali è prevista fisicamente a fine aprile 2022 con l’obiettivo di negoziare le decisioni sui contenuti. 

Il tema più importante della 15a Conferenza delle Parti è l’approvazione di un nuovo quadro globale per il periodo successivo al 2020, il quale dovrà subentrare al Piano strategico globale per la biodiversità adottato nel 2010 a Nagoya e ai relativi obiettivi di Aichi. La delegazione svizzera si impegnerà, secondo il mandato conferitole dal Consiglio federale, affinché vengano adottati obiettivi ambiziosi, misurabili e incisivi. Uno dei nuovi obiettivi prevede che entro il 2030 venga destinato alla biodiversità complessivamente il 30 per cento delle superfici globali («30 by 30»). A tal fine, oltre alla delimitazione di zone di protezione, occorrono misure supplementari quali la rivitalizzazione di fiumi, la conservazione e la promozione di aree preziose per la biodiversità come pure la salvaguardia e la determinazione di zone utili all’interconnessione degli spazi vitali della fauna selvatica. 

Nel corso della conferenza saranno inoltre discusse misure volte a ridurre i pesticidi e i rifiuti di plastica come pure a promuovere modelli di consumo e di produzione sostenibili.

Maggiore trasparenza e collaborazione

Le sole misure di protezione della natura non sono però sufficienti per salvaguardare la biodiversità. Per tale motivo, la Svizzera si impegna per rafforzare le sinergie tra i diversi attori. In particolare, sostiene gli sforzi volti ad assicurare che l’impatto delle decisioni che incidono sulla biodiversità sia illustrato con trasparenza e sia considerato in tutte le politiche settoriali. Occorre quindi adottare un meccanismo di monitoraggio che consenta di valutare il successo delle misure e di trarne utili insegnamenti. Le Parti alla Convenzione dovranno fornire un rapporto periodico sull’attuazione basato su indicatori chiave vincolanti.

Infine, nell’ambito del Protocollo di Nagoya si discuterà delle disposizioni che regolano l’accesso e la giusta ed equa condivisione dei benefici derivanti dall’uso delle risorse genetiche come pure la gestione delle informazioni digitali sulle sequenze genetiche. 

La delegazione svizzera sarà guidata dalla consigliera federale Simonetta Sommaruga. Il Consiglio federale ha approvato l’11 agosto 2021 il relativo mandato.

La Convenzione sulla biodiversità e i suoi protocolli

La Convenzione sulla biodiversità (Convenzione sulla diversità biologica, CBD) è stata adottata in occasione della Conferenza di Rio organizzata dalle Nazioni Unite nel 1992. Finora è stata ratificata da 195 Paesi, tra cui la Svizzera nel settembre 1994, e dall’Unione Europea. È il primo accordo globale che tratta in modo esteso la protezione e l’utilizzo sostenibile della diversità biologica. La Convenzione è un accordo quadro che formula strategie e obiettivi. La sua attuazione offre alle Parti un margine che consente loro di prevedere misure concrete secondo le condizioni presenti nel loro Paese. Il Consiglio federale ha approvato su questa base una strategia nazionale e un piano d’azione.

Il Protocollo di Cartagena (che prende il nome dalla città di Cartagena, in Colombia, dove si sono svolti gli ultimi negoziati) affronta specificamente gli aspetti della sicurezza ambientale e sanitaria legati all’uso di organismi viventi geneticamente modificati. La Svizzera ha ratificato il Protocollo e ne ha decretato l’entrata in vigore a decorrere dal 2005 con l’ordinanza di Cartagena.

Il Protocollo di Nagoya regola l’accesso alle risorse genetiche e la giusta ed equa condivisione dei benefici finanziari, tecnologici e scientifici derivanti dal loro utilizzo. Il Protocollo è stato adottato nell’ottobre 2010 a Nagoya, in Giappone, ed è applicato in Svizzera dall’ottobre 2014 in seguito alla relativa modifica di legge. 


Indirizzo cui rivolgere domande

Franz Perrez, ambasciatore, capo della Divisione Affari internazionali, UFAM, tel. +41 79 251 90 15



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