Conferenza mondiale sul clima a Buenos Aires: uno storico giro di boa

Berna, 01.12.2004 - Dal 6 al 17 dicembre si svolgerà a Buenos Aires (Argentina) la decima Conferenza delle Parti alla Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. L’imminente entrata in vigore del Protocollo di Kyoto, tappa fondamentale nella lotta contro il riscaldamento climatico, rafforzerà l’importanza di questo vertice. La Svizzera si impegnerà affinché si inizi a discutere sui provvedimenti che dovranno essere presi dopo il 2012, in particolare dalle economie emergenti. Il nostro Paese sarà rappresentato dal Consigliere federale Moritz Leuenberger.

La Conferenza di Buenos Aires, che celebrerà il decimo anniversario della Convenzione, definirà le prossime fasi della politica climatica internazionale. La delegazione svizzera si impegnerà affinché venga lanciata la discussione sui futuri obiettivi di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. La Svizzera ritiene infatti indispensabile che i Paesi in via di sviluppo diano un contributo in tal senso nel corso del prossimo periodo d’adempimento, ovvero dopo il 2012, dato che entro il 2015 saranno responsabili della metà delle emissioni mondiali.

Il Consigliere federale Moritz Leuenberger parteciperà agli incontri ministeriali, previsti dal 15 al 17 dicembre, mentre il 16 dicembre modererà una tavola rotonda sulle tecnologie utili contro i cambiamenti climatici. Inoltre, sono in calendario anche diversi incontri bilaterali.

Entrata in vigore del Protocollo di Kyoto

Con l’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto (cfr. riquadro 1), nel febbraio 2005, si apre una nuova era della politica mondiale. Infatti, se vogliono rispettare gli impegni assunti con la ratifica del protocollo, i Paesi industrializzati devono attuare le misure di riduzione dei gas a effetto serra. Se non coglieranno il loro obiettivo di riduzione nel corso del primo periodo d’adempimento, ossia tra il 2008 e il 2012, tali Paesi potranno quindi essere sanzionati. L’entrata in vigore del protocollo rafforza la politica climatica della Svizzera. Al fine di rispettare gli impegni assunti, il Governo ha inviato in consultazione quattro varianti sull’attuazione della legge sul CO2, volte a ridurre le emissioni di biossido di carbonio nel nostro Paese (oltre l’80% delle emissioni complessive). La scadenza prevista è il 20 gennaio 2005. Il Consiglio federale sceglierà in seguito la variante più idonea alla realizzazione degli obiettivi di riduzione.


Riquadro 1: Il Protocollo di Kyoto
È innegabile che il clima ha subito dei cambiamenti in seguito al continuo aumento dei gas a effetto serra nell'atmosfera dovuto all'avvento dell'industrializzazione. Da qui alla fine del secolo, gli scienziati stimano che potrebbe esserci un aumento globale della temperatura tra  1,4 °C e 5,8 °C. Data la vulnerabilità del suo ecosistema montano, la Svizzera potrebbe essere interessata in maniera particolare dalle ripercussioni di questo fenomeno. Dall'inizio del XX Secolo, le temperature registrate in Svizzera sono aumentate, in media, di 1,4 °C, mentre l’aumento globale medio della temperatura è stato dello  0,6 °C.
Per ridurre a livello mondiale le emissioni di gas a effetto serra e per attenuare in tal modo il riscaldamento climatico, gli Stati hanno adottato, dieci anni or sono, la Convenzione  quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Nel 1997 è stato adottato il Protocollo di Kyoto che fissa degli obiettivi vincolanti per i Paesi industrializzati da realizzare durante il primo periodo d’adempimento 2008-2012. Le misure di riduzione per il periodo successivo al 2012 saranno al centro di negoziati futuri. In seguito alla ratifica da parte della Russia, il protocollo entrerà in vigore il 16 febbraio 2005.
Quale complemento alle misure nazionali di riduzione, il protocollo prevede che gli Stati possono stabilire e scambiarsi crediti di emissioni nel quadro dei meccanismi di flessibilità. L'obiettivo può essere realizzato tenendo conto anche dei pozzi di carbonio definiti dagli Stati o dalle aziende, ad esempio le foreste sfruttate per aumentare l'assorbimento di CO2 presente nell'atmosfera.
La Svizzera, come l’Unione europea, si è impegnata a ridurre le sue emissioni dell'8 per cento rispetto al 1990. Dato che il biossido di carbonio (CO2) rappresenta oltre l'80 per cento delle emissioni di gas a effetto serra emesse in Svizzera, l’obiettivo dovrà essere raggiunto prevalentemente attraverso l'attuazione della legge sul CO2, che prevede, da qui al 2010, un calo delle emissioni di CO2 del 10 per cento rispetto al 1990.
Il controllo dell'adempimento della riduzione poggia su rapporti redatti da esperti come pure sugli inventari dei gas a effetto serra elaborati da ogni Stato Parte della Convenzione.  Il mancato rispetto degli impegni di riduzione assunti durante il periodo 2008-2012 è sanzionato, per esempio, limitando la possibilità di ricorrere ai "meccanismi di flessibilità" da parte degli Stati interessati. 

Riquadro 2: I gas a effetto serra nel 2002, in leggero calo rispetto al 1990
Come tutte le Parti alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, la Svizzera deve elaborare ogni anno un inventario nazionale delle sue emissioni di gas a effetto serra. L'inventario interessa i sei gas a effetto serra oggetto del Protocollo di Kyoto: il biossido di carbonio (CO2), il metano (CH4), il protossido di azoto (N2O), gli idrofluorocarburi (HFC), gli idrocarburi perfluorati (PFC) e l’esafluoruro di zolfo (SF6).
Nel 2002, le emissioni di gas a effetto serra in Svizzera corrispondevano in totale a 52,3 milioni di tonnellate d’equivalenti di CO2, con un calo di 1,1 milioni di tonnellate rispetto al 2001. Tuttavia, questo calo non fa che compensare l'aumento pressoché identico prodottosi tra il 2000 e il 2001. Le emissioni del 2002 sono inferiori dell'1,7 per cento a quelle del 1990.
Il calo delle emissioni tra il 2001 e il 2002 si spiega con l'inverno relativamente mite e con la situazione economica difficile. Dal 1990, le emissioni di gas a effetto serra sono aumentate in Svizzera con una fluttuazione annua compresa tra 51,7 e 54,9 milioni di tonnellate (1990: 53,1 milioni di tonnellate).
La Svizzera potrà rispettare gli impegni assunti nell'ambito del Protocollo di Kyoto se riuscirà a cogliere gli obiettivi stabiliti nella legge sul CO2.


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