Premi svizzeri di letteratura

(Ultima modifica 13.05.2021)

Berna, 12.05.2021 - Discorso del consigliere federale Alain Berset. Fa stato la versione orale.

È risaputo che la Svizzera è il Paese dell’eterogeneità. Ma su una cosa siamo tutti d’accordo: ne abbiamo abbastanza di questo virus. Purtroppo la cosa non è reciproca… Grazie alla vaccinazione la situazione migliora però di giorno in giorno.

La pandemia ha colpito duramente il settore della cultura. Soprattutto la musica e il teatro. Ma anche la letteratura. Che si nutre di letture pubbliche, discussioni e dibattiti. Che vive di librerie aperte, dove curiosare, incontrarsi e discutere di libri. Chi legge ama condividere le proprie esperienze di lettura con altri lettori. Chi scrive ha bisogno delle reazioni spontanee di chi legge. Ma la pandemia ha privato le autrici e gli autori anche di importanti entrate.

Il Consiglio federale ne è consapevole. Per questo, dall’inizio della pandemia ha adottato misure speciali per il settore della cultura, oltre a quelle per il resto dell’economia. Misure di cui possono beneficiare non solo le autrici e gli autori, ma anche le loro traduttrici e i loro traduttori. Dallo scorso autunno, i Cantoni possono inoltre indennizzare le case editrici per manifestazioni o progetti annullati e sostenere progetti di ristrutturazione. La legge COVID-19 consente di proseguire queste misure finché la crisi non sarà superata.

La crisi pandemica ci ha mostrato quanto la cultura sia essenziale. Abbiamo visto come può essere una vita senza cultura: noiosa, priva d’ispirazione, monotona. La monotonia non è dovuta solo all’assenza di manifestazioni dal vivo. Da oltre un anno, le nostre menti sono occupate da un unico pensiero: il virus. Pandemia fa rima con monotonia. Grande è perciò la sete: di eterogeneità, di punti di vista diversi, di mondi alternativi, di intuizioni sorprendenti.

L’insieme delle opere di Frédéric Pajak – il vincitore del Gran Premio svizzero di letteratura 2021 – rappresenta in modo esemplare la forza immaginaria della letteratura. Ad animarlo, come afferma lui stesso, è l’amore per ciò che gli è estraneo. Nella sua opera maggiore, il «Manifeste incertain», Pajak trova questa estraneità in personaggi come Walter Benjamin, Fernando Pessoa, Van Gogh e Nietzsche, per non citarne che alcuni.

Del rapporto con questi personaggi, Pajak dice: «All’inizio mi sono tutti piuttosto estranei – e più mi paiono estranei, più mi avvicino a loro, al loro mistero, alla loro intimità

Questo amore per ciò che è estraneo, incluso l’amore per il mistero che scopriamo in noi stessi, potrebbe anche essere il fil rouge delle opere delle altre autrici e degli altri autori premiati. Le opere insignite dei Premi svizzeri di letteratura 2021 riflettono le voci della Svizzera del XXI secolo, rivelando un’eterogeneità non soltanto linguistica:

  • Christoph Schneeberger sottolinea la sua identità queer giocando con la lingua tedesca;
  • Dragica Rajčić Holzner ha una scrittura segnata dalla guerra nell’ex-Jugoslavia e dalla propria identità croata;
  • Benjamin von Wyl descrive la modernità giocando con l’inglese e l’anglofilia;
  • Levin Westermann rompe con i canoni della poesia;
  • Corinne Desarzens intreccia le lingue del mondo nei suoi 27 racconti;
  • Alexandre Lecoultre inventa per il suo personaggio una lingua arricchita di parole in tedesco e dialetto svizzero-tedesco;
  • Silvia Ricci Lempen, bilingue, scrive due volte lo stesso libro – una in italiano e una in francese.

Il Premio speciale di mediazione 2021 è attribuito alle biblioteche braille e del libro parlato di Ginevra, Losanna, Zurigo e Tenero. Le vincitrici e i vincitori di quest’anno testimoniano la preziosa eterogeneità culturale della Svizzera che vi invito a scoprire.

Supereremo questa pandemia. Le cose procedono. Sarà una realtà completamente diversa quella che ci aspetta? Oppure torneremo a quella da cui siamo stati così brutalmente allontanati nel marzo del 2020? Né l’una né l’altra cosa, probabilmente.

Dovremo reinventarci, almeno in parte, sia come individui che come società. Dovremo imparare a destreggiarci: fra quanto ci è estraneo e quanto ci è familiare; fra quanto è incerto e quanto è apparentemente immutabile. Proprio come nel «Manifeste incertain» di Frédéric Pajak.

Un titolo che rispecchia alla perfezione lo spirito del nostro tempo.

Nei media sociali, ma non solo, rimbombano convinzioni solide come la roccia che convincono chi è già convinto. Allo stesso tempo, però, una cosa è chiara a tutti ormai: dobbiamo imparare a convivere con l’incertezza e dovremo farlo anche una volta superata la pandemia.


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