Deceduto l’ex consigliere federale Flavio Cotti

Berna, 17.12.2020 - È con grande cordoglio che il Consiglio federale ha appreso la notizia del decesso, avvenuto mercoledì, dell’ex consigliere federale Flavio Cotti all’età di 81 anni. Flavio Cotti è spesso ricordato come un maestro nella ricerca del consenso. Il Consiglio federale e la Cancelleria federale porgono sincere condoglianze alla famiglia e ai parenti.

Flavio Cotti aveva la politica nel sangue. Lo si capì subito, sin da giovane. E da subito diede prova di pragmatismo, apertura e soprattutto di quella sua capacità innata a voler e saper tessere reti anche tra campi avversi. Un esempio tra tutti: con il movimento giovanile ticinese interpartitico, di cui era presidente, promosse un’iniziativa popolare favorevole al voto delle donne. Era il 1966. Il voto alle donne in Svizzera arrivò nel 1971.

Dopo aver imparato e praticato l’arte politica a livello locale e cantonale – Flavio Cotti fu eletto a soli 36 anni nel Consiglio di Stato del Cantone Ticino – nel 1983 arrivò sotto la cupola federale nelle vesti di consigliere nazionale; nel 1984 assunse la presidenza del PPD svizzero. Poi il passo verso il Consiglio federale, fu breve: nel 1986 un ticinese tornava nella stanza dei bottoni dopo Nello Celio, uscito di scena nel 1973.

Diresse il Dipartimento federale dell’interno dal 1987 al 1993. Guidò in seguito il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) dimostrando ancora una volta di essere un politico di grande spessore, un uomo di Stato apprezzato non solo nel suo campo.

Durante il suo mandato al DFAE dovette affrontare dossier spinosi, come quello dei fondi ebraici. Su questo tema mostrò con coraggio la sua chiara volontà di fare luce sulle ombre della Svizzera durante la Seconda guerra mondiale.

A capo della diplomazia svizzera, nel 1996 assunse anche la presidenza dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa ridando smalto alla politica estera svizzera. In quell’anno si siglarono gli accordi di pace di Dayton, che misero fine alla guerra civile nell’ex Yugoslavia. Nel 1998, a un anno dalla sua partenza dal Consiglio federale, Flavio Cotti concluse il primo pacchetto di accordi bilaterali con l’UE.

A capo del DFAE Flavio Cotti viaggiò molto, incontrò molte personalità come il Papa, Nelson Mandela, Shimon Peres e Yasser Arafat. Strinse una particolare amicizia con il cancelliere tedesco Helmut Kohl di cui ammirava la capacità di fare della Germania un modello di democrazia europeo.

Assunse due volte la carica di presidente della Confederazione: nel 1991, anno del 700esimo della Svizzera – e nel 1998, nel 150esimo dello Stato federale.

Con una profonda cultura cattolica e una solida base di umanesimo cristiano, nei suoi anni in Consiglio federale Flavio Cotti diede prova di apertura e pragmatismo e dimostrò di non temere il cambiamento. Chi l’ha conosciuto e ha avuto occasione di lavorare con lui ama ricordare Flavio Cotti come un “conservatore con idee progressiste” e un “federatore”. L’ex consigliera federale Ruth Dreifuss rammenta che fu Flavio Cotti ad avviare i primi passi della politica svizzera della droga e a lanciare le basi della LAMal.

Lasciò la politica federale nel 1999. Negli anni che seguirono assunse diversi mandati nell’economia privata. Si fece particolarmente discreto abbandonando la scena, soprattutto quella mediatica, ma continuò ad assere un attento osservatore del mondo politico. E tra la folla che nel settembre 2017 accolse con fierezza a Bellinzona un tanto atteso ticinese in Consiglio federale, quasi 20 anni dopo Flavio Cotti, ci fu anche lui a stringere la mano a Ignazio Cassis.

Flavio Cotti si è spento all’ospedale La Carità di Locarno, per complicazioni dovute al Covid, attorniato dai suoi cari.


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