Sentenza di morte contro l’ex presidente iracheno Saddam Hussein

Berna, 05.11.2006 - Il DFAE prende atto della sentenza pronunciata domenica 5 novembre a Bagdad dall’Alto tribunale penale iracheno nei confronti dell’ex presidente Saddam Hussein e di altri coimputati. Il DFAE accoglie con favore il fatto che il processo in prima istanza abbia potuto concludersi nonostante le molte difficoltà.

In assenza di disposizioni di diritto internazionale che esigono l’istituzione di un tribunale internazionale che giudichi i crimini commessi dall’ex dittatura irachena, spetta alla giustizia irachena applicare le necessarie procedure penali.

Il processo contro l’ex presidente iracheno Saddam Hussein e altri coimputati ha rappresentato, tanto per i giudici dell’Alto tribunale penale iracheno quanto per i difensori degli accusati, una grande sfida che ha richiesto loro molto coraggio e impegno personale. Tre di loro sono stati brutalmente assassinati.

L’ex presidente iracheno Saddam Hussein doveva essere punito severamente vista la gravità delle azioni da lui commesse. La sanzione più grave prevista dal diritto penale iracheno è la pena di morte.

Per la Svizzera la pena di morte non si giustifica nemmeno nel caso dei crimini più gravi. Il nostro Paese non conosce la pena di morte. Essa è vietata in modo esplicito nella Costituzione federale del 1999. Coerentemente a questo principio, la Svizzera s’impegna in tutti i forum internazionali e negli interventi diplomatici bilaterali affinché la pena di morte venga abolita. Questo principio vale anche nel caso di Saddam Hussein.

La Svizzera spera che i processi condotti contro i responsabili dell’ex regime iracheno possano contribuire a superare le difficoltà del passato e a instaurare in Iraq uno Stato di diritto. Il DFAE rimane molto preoccupato per la situazione di drammatica insicurezza che continua a sussistere in Iraq.


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