Gestione di potenziali terroristi: il Consiglio federale propone ulteriori strumenti

Berna, 22.05.2019 - La polizia deve poter disporre di ulteriori strumenti per la gestione di persone che costituiscono una potenziale minaccia terroristica (di seguito "potenziali terroristi"). Nella seduta del 22 maggio 2019, il Consiglio federale ha adottato il messaggio concernente la legge federale sulle misure di polizia per la lotta al terrorismo (MPT). Il dispositivo esistente verrà quindi ampliato in modo mirato. Tra le nuove misure proposte, vi sono tra l’altro l’obbligo di presentarsi, il divieto di lasciare e di accedere ad aree determinate o ancora, quale ultima ratio, il divieto di lasciare la propria abitazione ("arresti domiciliari"). La Confederazione deve poter ordinare queste misure, caso per caso, su richiesta dei Cantoni.

Negli ultimi anni la Svizzera ha rafforzato in modo sistematico e graduale il suo dispositivo di lotta al terrorismo. Le nuove misure di polizia intendono integrare tale dispositivo. Esse vanno adottate quando una persona costituisce una minaccia senza che esistano, tuttavia, indizi sufficienti per l’apertura di un procedimento penale. Queste misure possono inoltre essere applicate a scopo preventivo, dopo l’esecuzione della pena e, a seconda delle circostanze, anche durante un procedimento penale.

Obbligo di presentarsi, divieto di lasciare il Paese, arresti domiciliari

Tra le nuove misure sono previsti l’obbligo di presentarsi in orari predefiniti presso un posto di polizia o un’altra autorità, il divieto di lasciare il Paese e il conseguente sequestro del passaporto, il divieto di avere contatti e il cosiddetto divieto di lasciare e di accedere ad aree determinate. Quest’ultimo divieto significa che una persona non è autorizzata ad accedere a una determinata area o a lasciarla. È previsto inoltre il divieto di lasciare un immobile ("arresti domiciliari"). Questa misura va adottata come ultima ratio e richiede, oltre all’autorizzazione dell’Ufficio federale di polizia (fedpol), anche l’approvazione di un’autorità giudiziaria.

L’introduzione di una cosiddetta custodia di sicurezza per potenziali terroristi, proposta dalla Conferenza delle direttrici e dei direttori dei dipartimenti cantonali di giustizia e polizia (CDDGP) nell’ambito della procedura di consultazione, è stata esaminata in modo approfondito. Si tratta, tuttavia, di una misura che non può essere attuata perché, contrariamente agli arresti domiciliari proposti, non è compatibile con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Questa è la conclusione alla quale è giunta una perizia effettuata su incarico dei Cantoni.

Le misure previste dalla nuova legge federale, in particolare gli arresti domiciliari, e gli strumenti attualmente già disponibili consentono di raggiungere gli obiettivi perseguiti. Nel diritto vigente sono infatti già contemplate diverse possibilità per disporre la carcerazione o altre misure restrittive della libertà nei confronti di persone che, dopo aver scontato la loro pena, continuano a rappresentare una seria minaccia. Si tratta, ad esempio, del fermo di polizia ai sensi del diritto cantonale sulla polizia, del ricovero a scopo di assistenza ai sensi degli articoli 426 e seguenti del Codice civile o dell’internamento ai sensi dell’articolo 64 del Codice penale. D’intesa con la CDDGP, è quindi stato deciso di rinunciare all’introduzione della custodia di sicurezza.

Procedura più rigorosa in caso di espulsione

Nei confronti dei potenziali terroristi oggetto di un’espulsione, deve sussistere la possibilità di ordinare una carcerazione in vista di rinvio coatto. Il diritto vigente non garantisce tuttavia tale procedura. Viene quindi creato un nuovo motivo di carcerazione per i casi in cui una persona costituisce una minaccia per la sicurezza interna o esterna della Svizzera.

Una persona straniera che, pur essendo oggetto di un’espulsione passata in giudicato, non può essere rinviata nel suo Paese d’origine, in futuro non potrà più essere ammessa provvisoriamente. Senza un’ammissione provvisoria, la persona in questione perde soprattutto la possibilità di esercitare un’attività lucrativa o di ricongiungersi con la sua famiglia. Invece dell’aiuto sociale, le verrà inoltre concesso soltanto l’aiuto in situazioni di bisogno. Questo nuovo disciplinamento permette di garantire che i potenziali terroristi oggetto di un’espulsione ai sensi del diritto in materia di stranieri non beneficino di condizioni più favorevoli rispetto alle persone oggetto di un’espulsione ai sensi del diritto penale. Si tratta di una novità inserita nel progetto dopo la procedura di consultazione.

Per riuscire a individuare tempestivamente le reti di organizzazioni criminali, anche quelle di stampo terroristico, fedpol deve poter svolgere indagini in incognito su Internet e nei media elettronici. In questo modo vengono potenziate le possibilità di acquisire informazioni. L’estensione dei diritti d’accesso ai sistemi d’informazione della Confederazione consentirà inoltre di rafforzare anche lo scambio di informazioni tra autorità.

Pacchetti di misure complementari

Le misure che il Consiglio federale sottopone ora al Parlamento, integrano il dispositivo della Svizzera per la lotta al terrorismo. Si tratta del terzo dei tre pacchetti di misure annunciate dal Consiglio federale nel 2017. Già a fine novembre 2017 è stato adottato il Piano nazionale d’azione per prevenire e combattere la radicalizzazione e l’estremismo violento (PAN) che contempla provvedimenti di prevenzione e reintegrazione. Nel settembre 2018 il Consiglio federale ha sottoposto al Parlamento il messaggio con cui intende potenziare il dispositivo di diritto penale contro il terrorismo.


Indirizzo cui rivolgere domande

Comunicazione di fedpol, T +41 58 463 13 10
Consigliere di Stato Urs Hofmann, presidente della CDDGP, T +41 79 293 70 85 (raggiungibile dopo la conferenza stampa fino alle ore 18:00)



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