Esportazione di materiale bellico: la SECO applica una prassi più restrittiva nei confronti del Libano

Berna, 21.02.2019 - Il 20 febbraio 2019 il capo del DEFR ha informato il Consiglio federale che, fino a nuovo ordine, le esportazioni di materiale bellico verso i destinatari finali in Libano non dovranno più essere autorizzate. D’intesa con i servizi competenti del DFAE e del DDPS, la SECO aveva già riesaminato la situazione nel Paese mediorientale a seguito di un controllo in loco effettuato nel marzo 2018 (post-shipment verification, PSV). La verifica avrebbe dovuto riguardare 10 fucili d’assalto e 30 pistole mitragliatrici, ossia 40 armi di piccolo calibro, ma alla fine è stato possibile ispezionarne soltanto nove.

In stretta collaborazione con l’ambasciata svizzera a Beirut, la SECO ha nuovamente tentato di scoprire dove si trovano le 31 armi di piccolo calibro che mancano all’appello, ma per il momento i tentativi sono stati vani. Non è chiaro se le armi siano state riesportate o se o se, per altri motivi, alle autorità svizzere non sia stato consentito accedervi. Secondo la SECO, che si è consultata con il capo del DEFR e con i servizi competenti del DFAE e del DDPS, oggi il rischio che in Libano il materiale bellico sia trasferito a un destinatario finale indesiderato è alto. Pertanto, ai sensi dell’articolo 5 capoverso 2 lettera e dell’ordinanza sul materiale bellico, nell’ambito delle singole valutazioni le domande di esportazione devono essere respinte.

Finora nei confronti del Libano è stata applicata una prassi restrittiva: la SECO ha autorizzato esclusivamente le forniture di armi alle unità incaricate della protezione dei dignitari (p. es. scorta presidenziale). La domanda relativa all’esportazione delle 40 armi di piccolo calibro è stata autorizzata nel 2016. Tramite una dichiarazione di non riesportazione il destinatario finale si era impegnato a non trasferire le armi senza il consenso scritto della Svizzera e a consentire le verifiche in loco da parte delle autorità elvetiche. Le post-shipment verifications (PSV) svolte nel Paese nel 2013 e nel 2015 non avevano evidenziato anomalie.

La SECO effettua questi controlli dal 2013 per accertare che il materiale bellico esportato dalla Svizzera si trovi sempre presso il destinatario finale dichiarato, sempre che quest’ultimo si sia impegnato, tramite una dichiarazione di non riesportazione, a non trasferire i beni importati senza l’esplicito consenso scritto della Svizzera. Fino ad oggi sono stati effettuati 36 controlli.


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