Il Consiglio federale approva il Patto ONU per la migrazione
Berna, 10.10.2018 - Nella seduta del 10 ottobre, il Consiglio federale ha deciso di approvare con una dichiarazione il Patto mondiale ONU per la migrazione. Dopo una prima discussione il 14 settembre il Consiglio federale aveva incaricato la struttura di cooperazione interdipartimentale in materia di migrazione internazionale (IMZ) di analizzare in maniera più approfondita le possibili ripercussioni del Patto sulla politica interna ed estera. Dall’analisi si evince che il Patto mondiale per la migrazione risponde agli interessi del nostro Paese in ambito migratorio. Il Consiglio federale è del parere che la Svizzera segua già, nei diversi ambiti politici, le raccomandazioni del Patto per la migrazione e che alcuni strumenti di attuazione facoltativi richiedano una dichiarazione che ne chiarisca la portata politica. Il Patto mondiale per la migrazione non riguarda le persone che godono della protezione della Convenzione di Ginevra sui rifugiati.
L’Assemblea generale dell’ONU ha negoziato nel 2018 il Patto mondiale per la migrazione (Global Compact for Safe, Orderly and Regular Migration), che sarà adottato formalmente in occasione di una conferenza dei capi di Stato e di Governo prevista per il 10 e l’11 dicembre in Marocco. La Svizzera ha fornito il proprio appoggio a questo processo anche attraverso il lavoro del suo capomissione a New York, che ha svolto il ruolo di co-facilitatore. Questo sostegno si radica nell’impegno pluriennale della Svizzera per il rafforzamento della governance mondiale in materia di migrazione. La Svizzera conta sulla cooperazione internazionale, per esempio per quanto riguarda la riduzione della migrazione irregolare, il rafforzamento della protezione nelle regioni d’origine o un’attuazione efficace dei rimpatri.
Il Patto per la migrazione è una cosiddetta soft law, ossia un documento che, pur non essendo giuridicamente vincolante, produce effetti politici. Il suo obiettivo è definire parametri condivisi dalla comunità internazionale per permettere una migrazione ordinata e di conseguenza ridurre la migrazione irregolare. Il Patto comprende dieci principi fondamentali e 23 obiettivi, nonché un elenco di strumenti di attuazione volontari associati a ogni obiettivo. Principi e obiettivi corrispondono pienamente alla politica della Svizzera in materia di migrazione e comprendono l’intensificazione dell’aiuto sul posto, la lotta contro la tratta di esseri umani, la sicurezza dei confini, il rispetto dei diritti umani, il ritorno e la reintegrazione, l’integrazione durevole. Dal punto di vista della politica interna, il Patto non richiede alla Svizzera alcun intervento.
Gli strumenti di attuazione volontari sono esempi a disposizione degli Stati per consentire il raggiungimento degli obiettivi, nella misura in cui siano adeguati al contesto politico e alle priorità del Paese. Poiché nel caso di alcuni di questi strumenti esiste un margine di interpretazione, il Consiglio federale ha deciso di esaminare più da vicino la situazione. Solo nel caso dello strumento volontario di attuazione riguardante la detenzione amministrativa di minori a partire dai 15 anni si riscontra una discrepanza rispetto alle basi legali svizzere. Negli altri casi, il Consiglio federale ha precisato il modo in cui interpreta i vari strumenti volontari. Poiché ogni Stato può liberamente decidere quali di questi strumenti utilizzare per raggiungere gli obiettivi, la divergenza rilevata non costituisce un ostacolo all’adesione al Patto.
Con la sua decisione, il Consiglio federale ribadisce l’importanza della cooperazione con le Nazioni Unite nel campo della migrazione, un aspetto fondamentale anche per la città di Ginevra. Ginevra si è imposta negli scorsi anni come centro della governance mondiale della migrazione. Le più importanti organizzazioni internazionali, e in primo luogo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, hanno sede sulle rive del Lago Lemano. Il Patto dell’ONU per la migrazione può rafforzare ulteriormente il ruolo centrale assunto da Ginevra.
L’Esecutivo ha infine incaricato il DFAE di consultare le competenti Commissioni parlamentari in merito alla decisione presa e di informarlo dei loro pareri. Risponderà inoltre ai diversi interventi parlamentari su questo tema.
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