Dossier europeo: il Consiglio federale porta avanti i negoziati con l’UE nell’ambito del mandato attuale

Berna, 28.09.2018 - Durante la seduta del 28 settembre 2018 il Consiglio federale ha stilato un nuovo bilancio sulla politica europea e ha deciso di portare avanti i negoziati sull’accordo istituzionale con l’Unione europea nell’ambito del mandato attuale. Il Governo desidera inoltre mantenere un dialogo con i partner sociali e i Cantoni e ha adottato il messaggio concernente il secondo contributo svizzero all’Unione europea allargata nonché il messaggio concernente la revisione della legge sull’asilo, che si inserisce nel medesimo contesto.

Venerdì 28 settembre 2018 il Governo ha affidato alla delegazione svizzera responsabile l’incarico di portare avanti i negoziati con l’Unione europea (UE) sulle questioni istituzionali, nell’ambito del mandato attuale, per raggiungere un’intesa su tutti i punti aperti. Poiché ogni accordo con l’UE in questo settore necessita di un ampio sostegno interno, il 4 luglio 2018 il Consiglio federale aveva anche incaricato il DEFR, coadiuvato dal DFAE e dal DFGP, di richiedere il parere dei partner sociali e dei Cantoni sulle questioni ancora in sospeso concernenti le misure di accompagnamento.

Il Collegio ha discusso i risultati di queste consultazioni e lo stato di avanzamento generale dei negoziati con l’UE. Sulla base dei colloqui tenutisi quest’estate con i partner sociali e i Cantoni, ha constatato che i punti di vista sono molto divergenti e che non vi è il consenso interno per modificare l’attuale posizione di negoziazione. Nel corso delle prossime settimane il Consiglio federale si manterrà in contatto con i partner sociali per portare avanti il processo negoziale con l’UE in un clima quanto più sereno possibile sul piano interno. L’Esecutivo ha sempre considerato fondamentale il mantenimento del livello dei salari in Svizzera.

Secondo contributo svizzero
Al termine di una procedura di consultazione che ha raccolto un gran numero di pareri favorevoli, nel quadro della seduta odierna il Consiglio federale ha approvato il messaggio concernente il secondo contributo svizzero a favore di alcuni stati membri dell’Unione europea, mediante il quale intende mettere a frutto le competenze svizzere per ridurre le disparità economiche e sociali in alcuni stati membri dell’UE e migliorare la gestione dei flussi migratori. La decisione sui crediti quadro ad hoc è ora nelle mani del Parlamento.

Per poter tutelare il proprio benessere in modo durevole, la Svizzera deve poter contare su un’Europa sicura, stabile e prospera. Ha quindi un concreto interesse a continuare ad adoperarsi per consolidare la coesione europea e gestire in modo più efficace i flussi migratori, mettendo a disposizione il proprio know how. Questo secondo contributo permette inoltre alla Svizzera di rendere più solide e approfondite le relazioni bilaterali con i Paesi partner e con l’UE nel suo complesso, un obiettivo di importanza strategica più volte sottolineato dal Consiglio federale.

Analogamente al primo contributo all’allargamento, anche il secondo ammonterà a 1302 milioni di franchi, distribuiti su dieci anni. La novità è che sarà suddiviso in un credito quadro per la coesione e in uno per la migrazione. I programmi perseguiranno cinque obiettivi principali:
• promuovere la crescita economica e il partenariato sociale, ridurre la disoccupazione, in particolare quella giovanile;
• gestire la migrazione e promuovere l’integrazione; rafforzare la sicurezza pubblica;
• proteggere l’ambiente e il clima;
• rafforzare i sistemi sociali e sanitari;
• promuovere l’impegno civico e la trasparenza.
I primi due obiettivi concernono due ambiti prioritari: la formazione professionale e la migrazione.

Consultazione favorevole all’approccio del Consiglio federale
Dalla procedura di consultazione, svoltasi dal 28 marzo al 4 luglio 2018, è emerso che il contributo e i due ambiti prioritari sono stati accolti favorevolmente dalla grande maggioranza dei partecipanti. Varie parti consultate hanno però sottolineato la necessità di subordinare la decisione di un secondo contributo a una valutazione positiva delle relazioni complessive tra la Svizzera e l’Unione europea e numerosi partecipanti hanno richiesto espressamente che questo contributo svizzero sia legato al riconoscimento illimitato dell’equivalenza della borsa svizzera.

Il 4 luglio 2018 il Consiglio federale ha preso atto dei progressi realizzati nei negoziati con l’Unione europea e ha confermato la posizione negoziale definita lo scorso marzo. Anche se il messaggio viene sottoposto al Parlamento, restano in sospeso questioni fondamentali a livello di relazioni complessive tra la Svizzera e l’UE, in particolare per quanto concerne l’esito dei negoziati su un accordo istituzionale e sul riconoscimento dell’equivalenza della borsa svizzera, che il Consiglio federale ritiene indispensabile. Occorre tuttavia ricordare che il secondo contributo svizzero rappresenta un investimento a favore della sicurezza, della stabilità e della prosperità in Europa e risponde dunque all’interesse del nostro Paese. Il Consiglio federale ha sottolineato a più riprese non solo l’importanza di una valida collaborazione con l’UE ma anche la volontà di consolidare le relazioni bilaterali. Ha pertanto deciso di proseguire con questo dossier sottoponendo il messaggio ad hoc al Parlamento. Se i risultati attesi non saranno raggiunti, il Parlamento potrà riesaminare la situazione.

Nel contesto del credito quadro per la migrazione, il Consiglio federale ha oggi approvato anche un messaggio concernente una modifica della legge sull’asilo. Le nuove disposizioni potranno consentire al Consiglio federale di concludere accordi quadro con alcuni Stati membri dell’UE in vista dell’attuazione dei programmi previsti nel campo dell’asilo, allo scopo di incrementare l’efficacia delle procedure di asilo e di rientro e migliorare le procedure di ammissione applicabili ai migranti in cerca di protezione. Questa revisione permetterà anche di sostenere progetti che incoraggino il rientro delle persone che soggiornano illegalmente in uno Stato membro dell’UE destinatario del contributo della Svizzera. I programmi attuati all’estero puntano a prevenire la migrazione irregolare – primaria e secondaria – in Svizzera.


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