Spostamenti all’estero con finalità jihadiste – dati agosto 2018

Berna, 16.08.2018 - I dati relativi alle persone che, partite all’estero con possibili finalità jihadiste, si sono trattenute o si trovano ancora in zone di conflitto si sono stabilizzati a 93 casi (non ci sono stati cambiamenti rispetto ai dati del mese di maggio 2018). Tra questi casi ci sono 31 persone che hanno la nazionalità svizzera (di cui 19 con doppia cittadinanza), una dozzina di donne con un legame con la Svizzera e più di 20 minori con meno di 12 anni.

Alla luce degli attentati avvenuti in Europa negli ultimi mesi, la valutazione della minaccia terroristica resta elevata nel nostro Paese. Il modus operandi conferma le previsioni del SIC: questi attacchi sono molto spesso perpetrati da lupi solitari o da piccoli gruppi che si sono radicalizzati senza necessariamente intraprendere un viaggio in zone di conflitto.
Nel quadro della prevenzione del terrorismo, il SIC procede dal 2001 al censimento e monitoraggio operativo sui casi di persone partite dalla Svizzera con possibili finalità jihadiste. Il SIC tratta questi casi in collaborazione con i Cantoni e con le autorità coinvolte e mette in atto le misure di prevenzione che rientrano nel suo campo di competenza.

Il SIC pubblica le cifre relative alle persone partite all’estero con finalità jihadiste su base trimestrale, a meno che tali dati non subiscano modifiche significative. Nel mese di maggio 2013 il SIC ha comunicato di aver individuato dal 2001 complessivamente una ventina di persone recatesi dalla Svizzera verso zone di conflitto con possibili finalità jihadiste. Nel mese di maggio 2014 il numero complessivo è salito a 40 e nel mese di febbraio 2018 a 93.
I dati relativi alle persone che, partite all’estero con possibili finalità jihadiste, si sono trattenute o si trovano ancora in zone di conflitto si sono stabilizzati a 93 casi (non ci sono stati cambiamenti rispetto ai dati del mese di maggio 2018). Dal 2001 a oggi 78 persone si sono recate in Siria e in Iraq e 15 in Somalia, Afghanistan e Pakistan. Per la prima volta, il SIC ha registrato anche una partenza nelle Filippine. È importante sottolineare che si tratta di dati complessivi: alcune persone si trovano ancora nel medesimo luogo, 32 sono decedute (26 i casi confermati), altre si stanno spostando all’interno delle zone di conflitto o sono rientrate in Svizzera. Il numero complessivo di persone rientrate in Svizzera si assomma a 16 (tra cui 13 casi confermati).
Tra questi 93 casi ci sono 31 persone che hanno la nazionalità svizzera (di cui 19 con doppia cittadinanza). Tra i viaggiatori con finalità jihadiste registrati dal 2001 a oggi il SIC ritiene siano una dozzina le donne con un legame con la Svizzera recatesi in Siria o in Iraq e più di 20 i minori con meno di 12 anni. Tra questi, sei bambini hanno almeno un genitore che beneficia della nazionalità svizzera. Il SIC non fornisce ulteriori indicazioni su identità, età, sesso, nazionalità o domicilio degli interessati.

Una collaborazione stretta e permanente tra le autorità interessate

Dal 2016 in poi il SIC non ha più rilevato nuovi casi di partenze con finalità jihadiste in Siria e in Iraq e ritiene esiguo il numero di soggetti che potrebbero far ritorno in Svizzera, soli o con minori. Così come i suoi vicini europei, il nostro Paese non è tuttavia al riparo dalla problematica del ritorno di famiglie partite per zone di conflitto. La collaborazione del SIC con le autorità competenti della Confederazione e dei Cantoni è stretta e ininterrotta (per la Confederazione: Ministero pubblico della Confederazione, Ufficio federale di giustizia, Segreteria di Stato della migrazione, Ufficio federale di polizia, Corpo delle guardie di confine, Dipartimento federale degli affari esteri, ecc. Per i Cantoni: dipartimenti di giustizia e polizia, polizie cantonali, ecc.).
Gli adulti partiti per zone di conflitto sono soggetti a un procedimento penale; i casi concernenti minori sono per contro trattati caso per caso e con il coinvolgimento non solo del SIC ma anche degli organi di sicurezza federali e cantonali nonché delle istituzioni civili competenti per la lotta alla radicalizzazione.

Misure speciali soggette a rigide condizioni

Dall'entrata in vigore della nuova legge federale sulle attività  informative (LAIn) il 1° settembre 2017, il SIC può attivamente ricorrere alle misure di acquisizione soggette ad autorizzazione previste dalla legge sulle attività informative nel rispetto di rigide condizioni. Come riportato nel suo rapporto sulla situazione «La sicurezza della Svizzera» 2018, il SIC ha eseguito sino al 31 dicembre 2017 due operazioni nel quadro della lotta al terrorismo, dopo aver ricevuto l’autorizzazione del Tribunale amministrativo federale (TAF), del capo del DDPS e del capo del DFGP. Le misure di acquisizione sono state applicate in modo mirato nell’ambito delle minacce più gravi, come previsto dalla legge. Le statistiche sul numero di misure di acquisizione soggette ad autorizzazione avviate nel 2018 dal SIC saranno pubblicate nel suo prossimo rapporto sulla situazione nella primavera del 2019.


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