Il Consiglio federale adotta il messaggio relativo alla direttiva UE sulle armi

Berna, 02.03.2018 - Nella seduta del 2 marzo 2018 il Consiglio federale ha adottato il messaggio sulla trasposizione della direttiva UE sulle armi. Il Consiglio federale sostiene una trasposizione pragmatica della direttiva e viene incontro alle richieste avanzate dalle autorità di esecuzione cantonali nel quadro della consultazione. Nel messaggio sottolinea inoltre l’importanza che l’associazione a Schengen e Dublino riveste per la sicurezza, la piazza economica e la politica in materia di asilo della Svizzera.

La direttiva UE sulle armi è stata elaborata in un contesto segnato dagli attacchi terroristici in Europa. La direttiva è incentrata sulle armi semiautomatiche dotate di caricatori ad alta capacità di colpi. Queste armi sono considerate pericolose in quanto permettono di sparare diversi colpi di seguito senza dover ricaricare l’arma. Occorre pertanto limitare l’accesso a questo tipo di armi e rafforzare lo scambio d’informazioni all’interno dello spazio Schengen.

Poiché in Svizzera le armi semiautomatiche possono essere tradizionalmente cedute in proprietà al termine degli obblighi militari e risultano saldamente radicate nella tradizione nazionale in materia di tiro, il Consiglio federale si è pronunciato sin da subito a favore di una trasposizione pragmatica. La procedura di cessione in proprietà delle armi d’ordinanza non subirà alcun cambiamento. La Svizzera ha infatti ottenuto una deroga in tal senso nell’ambito dei negoziati con l’Unione europea.

Riduzione degli oneri per i tiratori sportivi e gli attuali detentori di armi

In futuro, le armi semiautomatiche saranno accessibili soltanto per determinati scopi. I tiratori sportivi potranno continuare ad acquistare questo tipo di armi. A tal fine dovranno dimostrare di essere membri di una società di tiro o di praticare con regolarità il tiro sportivo (p. es. in poligoni di tiro privati). Anche i collezionisti e i musei potranno acquistare simili armi, a condizione che abbiano adottato tutte le misure necessarie per custodirle in sicurezza e tengano un elenco delle armi che necessitano di un’autorizzazione eccezionale.

Gli attuali detentori di armi dovranno farsi confermare entro tre anni il legittimo possesso presso l’ufficio cantonale delle armi. Tale conferma sarà necessaria soltanto se l’arma non risulta già iscritta in un registro o non è stata ceduta in proprietà direttamente dall’esercito al termine degli obblighi militari.

Riduzione degli oneri per i Cantoni

Gli uffici cantonali delle armi applicano la legislazione sulle armi, rilasciando ad esempio permessi per l’acquisto di armi. In futuro saranno inoltre preposti a ricevere le comunicazioni trasmesse dai commercianti di armi concernenti le transazioni effettuate.

In sede di consultazione diversi Cantoni hanno espresso timori in merito a un possibile incremento degli oneri amministrativi. Il Consiglio federale ha tenuto in seria considerazione questi timori, proponendo di estendere da due a tre anni il termine per farsi confermare il legittimo possesso. Gli uffici cantonali delle armi disporranno pertanto di tempo sufficiente per espletare i propri compiti. Il Consiglio federale intende inoltre estendere da dieci a 20 giorni il termine entro il quale i commercianti di armi sono tenuti a comunicare le transazioni ai Cantoni.

Per permettere ai Cantoni di trattare le comunicazioni trasmesse dai commercianti di armi, occorrerà adeguare i sistemi d’informazione cantonali. La Confederazione intende contribuire finanziariamente a questi lavori. Nemmeno in futuro la Svizzera disporrà di un archivio delle armi centralizzato. I Cantoni continueranno pertanto a gestire i propri registri in modo indipendente. Tutti i registri cantonali delle armi sono collegati tra loro mediante una piattaforma, agevolando così lo scambio di informazioni tra i Cantoni e fedpol.

Proseguire la cooperazione Schengen e Dublino

I Cantoni e molti partiti riconoscono, nei pareri espressi nel quadro della consultazione, i benefici di Schengen e Dublino per la sicurezza, la piazza economica e la politica in materia di asilo della Svizzera. Nel proprio messaggio, il Consiglio federale sottolinea l’importanza di Schengen per la cooperazione di polizia. La criminalità non conosce infatti confini. Con la sua adesione a Schengen, la Svizzera è parte del sistema di ricerca comune europeo. Il collegamento con il Sistema d’informazione Schengen consente di registrare in Svizzera e all’estero oltre 15 000 riscontri positivi (hit) all’anno. La cooperazione Dublino è fondamentale per la politica svizzera in materia di asilo. Senza l’associazione a Dublino ogni richiedente l’asilo respinto da uno Stato Dublino potrebbe presentare una nuova domanda d’asilo in Svizzera.

La Svizzera trae vantaggio dall’associazione a Schengen soprattutto sul piano economico e finanziario. Come evidenziato nel rapporto del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) sulle conseguenze economiche e finanziarie dell’associazione della Svizzera a Schengen, pubblicato dal Consiglio federale nel febbraio 2018, la soppressione del visto Schengen comporterebbe gravi ripercussioni per il turismo svizzero e le regioni frontaliere. Secondo lo stesso rapporto, l’istituzione di un sistema volto a garantire la sicurezza interna, equiparabile a quello di Schengen, genererebbe costi compresi tra 400 e 500 milioni di franchi. Complessivamente, l’abbandono dell’associazione a Schengen e Dublino provocherebbe per l’economia svizzera una perdita annua di reddito fino a 11 miliardi di franchi.


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