La Svizzera porta a otto milioni di franchi il suo aiuto ai profughi Rohingya

Berna, 23.10.2017 - La comunità internazionale si è riunita oggi a Ginevra per raccogliere fondi a favore dei Rohingya. Dal mese di agosto, oltre mezzo milione di loro ha dovuto fuggire dalle violenze in Myanmar per rifugiarsi in Bangladesh. Di fronte a questa crisi umanitaria, la Svizzera ha deciso di aumentare il suo aiuto a otto milioni di franchi e ribadisce anche il suo appello al Governo del Myanmar affinché rispetti il diritto internazionale e, in particolare, protegga i diritti umani. Chiede inoltre che gli autori delle violazioni siano giudicati.

I rappresentanti di vari Paesi donatori e di organizzazioni internazionali si sono riuniti oggi al Palazzo delle Nazioni a Ginevra con l’obiettivo di raccogliere fondi per la risposta umanitaria alla crisi dei profughi Rohingya. Dal mese di agosto, oltre mezzo milione di persone è fuggito dalle violenze nello Stato di Rakhine, a Ovest del Myanmar, per cercare rifugio nel vicino Bangladesh. Queste persone completamente indifese, tra cui molte donne e bambini, si trovano in una situazione di estrema precarietà. Malgrado la solidarietà e la generosità degli abitanti del Bangladesh, i bisogni in termini di protezione, acqua, alimentazione e igiene sanitaria rimangono molto importanti. Alloggiati in abitazioni di fortuna, i profughi Rohingya devono anche affrontare intemperie violente che hanno provocato importanti danni nella regione.

Di fronte a questa crisi e ai bisogni sempre maggiori, la Svizzera ha deciso di portare a otto milioni di franchi il volume del suo aiuto al Bangladesh. L’Aiuto umanitario della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) ha già versato quasi la metà di questa somma per le operazioni dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (ACNUR), dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) e del Programma alimentare mondiale (PAM) e di varie ONG. Il mese scorso ha inoltre fornito tende e altro materiale di pronto soccorso alla regione di Cox’s Bazar, dove si trovano migliaia di profughi Rohingya. Tre esperti del Corpo svizzero di aiuto umanitario sostengono anche l’OIM e l’UNICEF nella realizzazione di siti di accoglienza e nell’installazione di sistemi di distribuzione di acqua potabile e servizi igienico-sanitari.

In Myanmar, e più precisamente nello Stato di Rakhine, la Svizzera ha aumentato il suo impegno umanitario, portando il suo contributo a 4,47 milioni di franchi dalla fine del 2016. Le sue attività hanno permesso di ristabilire un accesso all’acqua potabile, all’alimentazione, alle cure, alle infrastrutture pubbliche e ad alloggi sicuri per migliaia di persone. Inoltre, un esperto del Corpo svizzero di aiuto umanitario collabora con l’ACNUR per contribuire alla protezione delle popolazioni che si trovano ancora nello Stato di Rakhine.

Il Myanmar e il Bangladesh fanno parte dei Paesi prioritari della DSC. Le attività umanitarie completano i programmi della cooperazione svizzera negli ambiti della sicurezza alimentare, della salute, della governance locale, della formazione professionale, della costruzione d’infrastrutture comunitarie e della promozione dell’accesso al mercato e al settore privato.

Dal 2012, la Svizzera sostiene il Myanmar anche nel processo di transizione democratica e di pace. È profondamente preoccupata per le gravi violazioni dei diritti umani e per la situazione umanitaria e di sicurezza nello Stato di Rakhine. Condanna gli attacchi del 25 agosto contro una trentina di posti di polizia e anche la distruzione sistematica dei villaggi nel Nord dello Stato di Rakhine perpetrata dalle forze governative in reazione a questi attacchi. Chiede al Governo del Myanmar di rispettare pienamente i suoi obblighi in materia di diritto internazionale, di prevenire in particolare tutte le violazioni dei diritti umani e di garantire che gli autori di violazioni siano tradotti in giustizia. Si tratta di condizioni indispensabili per permettere ai profughi di rientrare. Esorta anche il Governo a facilitare e a garantire un accesso rapido e senza ostacoli all’aiuto umanitario e una protezione per tutte le comunità, senza discriminazione.

Infine, la Svizzera sollecita il Governo del Myanmar ad avviare immediatamente l’attuazione delle raccomandazioni della Commissione consultiva sullo Stato di Rakhine, presieduta da Kofi Annan, per permettere alla popolazione di questo Stato di ritrovare il cammino verso la pace e verso uno sviluppo inclusivo.


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