Ripensare l’accesso al mercato del lavoro

Berna, 19.12.2016 - In una presa di posizione, la Commissione federale della migrazione (CFM) raccomanda di ripensare le strategie di integrazione nel mercato del lavoro. La globalizzazione e la digitalizzazione vanno di pari passo con una domanda di persone più qualificate. Rileva inoltre che è cambiata la composizione dei gruppi di migranti: una persona su due arriva in Svizzera per un ricongiungimento familiare, per studiare o per chiedere asilo. Sono quindi necessarie nuove strutture, che tengano conto di questi cambiamenti e che consentano a tutti, Svizzeri e immigrati, di integrarsi a lungo termine nel mercato del lavoro.

Considerati i cambiamenti nel mondo del lavoro e nel settore migratorio, non basterà implementare il principio della «priorità ai residenti light» per garantire a Svizzeri e migranti un accesso sostenibile alla vita professionale. È necessario adottare misure per sfruttare meglio il potenziale interno nonché predisporre strutture che tengano conto di questi cambiamenti e ripensare l’integrazione nel mercato del lavoro. La CFM presenta quattro obiettivi.

Riconoscere le potenzialità

Occorre sviluppare le potenzialità di chiunque risieda in Svizzera. Che si tratti di migranti arrivati attraverso un ricongiungimento familiare, di rifugiati, di persone ammesse provvisoriamente o di persone con difficoltà ad accedere al mercato del lavoro, è necessario esaminare con attenzione le qualifiche di ognuno, tenendo conto non solo dei diplomi professionali e dei titoli di studio formali, ma anche delle conoscenze e competenze acquisite in modo informale. È inoltre essenziale convalidare e valorizzare le qualifiche: in aggiunta all’attuale sistema di riconoscimento dei diplomi, occorre predisporre un metodo – per esempio test specifici – per valutare le conoscenze e le esperienze acquisite. Sulla base dei risultati ottenuti, andranno poi impostate offerte specifiche per permettere agli interessati di sviluppare appieno le proprie potenzialità. Le associazioni professionali dovrebbero essere coinvolte nell’elaborazione di queste offerte.

Promuovere la formazione e l’acquisizione di competenze

Proporre una formazione nei primi anni di vita può far sviluppare le potenzialità insite in ogni persona. L’età prescolare è il momento migliore per iniziare. È quindi necessario potenziare le offerte formative, in particolare quelle rivolte ai gruppi svantaggiati.

I percorsi formativi devono essere adeguati alle nuove esigenze imposte dal mondo del lavoro, e questo a ogni livello, dalla scuola materna fino alla formazione in età adulta. Chiunque, a qualsiasi età, deve avere la possibilità di seguire una formazione o intraprendere un nuovo percorso formativo.

L’integrazione nel mercato del lavoro dev’essere impostata in modo sostenibile: l’obiettivo non deve essere quello di trovare un lavoro il prima possibile al maggior numero di persone possibile; è infatti essenziale che l’integrazione nel mercato del lavoro sia associata all’acquisizione di una qualifica conforme alle capacità del singolo e alle esigenze del mercato del lavoro stesso. Una politica di questo genere comporta sicuramente costi di formazione e perfezionamento più elevati, ma è nel contempo un investimento nel futuro. I costi aggiuntivi potrebbero essere coperti da maggiori introiti fiscali, da un’offerta più ampia di personale qualificato locale e dalla ridotta precarietà professionale cui deve sopperire l’aiuto sociale.

Garantire condizioni eque per tutti

Molte famiglie decidono di ricorrere a personale esterno cui affidare lavori svolti tradizionalmente, senza retribuzione, da familiari. È quanto avviene nei settori delle cure private, della custodia dei figli, dei lavori domestici, della pulizia ecc. In tutti questi casi occorre garantire che il personale impiegato riceva una retribuzione equa e che le condizioni di lavoro possano essere regolate senza troppa burocrazia.

Rimuovere gli ostacoli e creare incentivi

È necessario procedere a una rimozione sistematica degli ostacoli che si frappongono all’integrazione nel mercato del lavoro. Per farlo, occorre innanzitutto abolire le lunghe procedure di autorizzazione e la riscossione di contributi speciali, nonché iniziare da subito il processo di integrazione. Nella prima fase dell’accoglienza, soprattutto di rifugiati o persone ammesse provvisoriamente, ma anche di richiedenti l’asilo, occorre proporre un’offerta integrativa che vada di pari passo con l’apprendimento linguistico e l’acquisizione di esperienza professionale. Dei programmi di mentoring e coaching – anche nel quadro dell’impegno della società civile – potrebbero inoltre spianare la strada a un’integrazione nella vita professionale.

La collaborazione tra l’economia, le parti sociali, lo Stato e gli interessati dev’essere intensificata e potenziata. Le aziende che si impegnano per offrire servizi di custodia, soluzioni per conciliare la vita familiare e quella professionale e possibilità di perfezionamento per i dipendenti devono essere incoraggiate con appositi incentivi. Le start-up e i singoli che intendono avviare un’attività in proprio vanno sostenuti in modo più deciso.


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