La sharing economy influenza l'economia, il mondo del lavoro e lo sviluppo del territorio

Ittigen, 18.10.2016 - Il modo con cui gestiamo l'economia influisce dà un'impronta anche allo sviluppo del territorio. Da alcuni anni a questa parte lo sviluppo di diverse forme di sharing economy è tale da costituire una vera e propria tendenza. Nella nuova edizione del «Forum Sviluppo territoriale» ci si domanda in che misura la sharing economy possa avere ripercussioni sullo sviluppo degli insediamenti, sul mondo del lavoro e sul traffico, e se possa fornire così un contributo allo sviluppo sostenibile.

Da tempi ormai remoti gli alpeggi non vengono sfruttati solo da singole famiglie contadine, ma sono un bene comune per l'intera comunità della valle. Anche gli impianti come piscine, parchi o le biblioteche sono a disposizione di tutti i membri di una comunità, anche se, in parte, risultano usufruibili solo a pagamento. Ciò che ha dato buoni risultati in ambito pubblico, viene ora scoperto e apprezzato anche dai privati: invece di spendere soldi per la propria automobile, si noleggia un veicolo a tempo. Non occorre nemmeno comprare utensili o attrezzi sportivi che servono solo per poche ore o giorni; spesso è molto più conveniente noleggiarli a pagamento. Applicazioni digitali ben congeniate riescono a far combaciare la domanda e l'offerta. Molti di questi sistemi di noleggio e prestito in continua crescita si possono raggruppare sotto il termine generale di «sharing economy». L'attuale edizione del «Forum Sviluppo territoriale» dell'Ufficio federale dello sviluppo territoriale (ARE) evidenzia i punti forti e i punti deboli della sharing economy, offrendo poi una panoramica sulle innumerevoli possibilità offerte da questa tendenza innovativa.

Nell'articolo di fondo della rivista, Reinhard Loske, professore di politica, sostenibilità e dinamica delle trasformazioni, auspica un approccio differenziato: la parte commerciale della sharing economy non deve essere regolamentata eccessivamente, poiché in determinati settori è l'elemento scatenante del cambiamento. Sarebbe comunque necessario un quadro orientativo modello, in grado perlomeno di controllare a distanza il bene comune e gli interessi fiscali dello Stato.

Ben due articoli si occupano delle ripercussioni della sharing economy sul mercato immobiliare. Da un lato, il progetto «smart sharing» mostra come la condivisione intelligente di tecnica, architettura e spazio possa favorire un nuovo tipo di utilizzazione dello spazio vitale e abitativo. In definitiva, invece degli attuali 45 metri quadrati di superficie abitativa a disposizione per persona sarebbe sufficiente una superficie di 35 metri quadrati, tutto a vantaggio del mercato immobiliare. Nel secondo articolo sul tema, il direttore dell'Ufficio federale delle abitazioni (UFAB) si preoccupa della digitalizzazione del mercato dell'alloggio e delle ripercussioni che questa tendenza può avere a lungo termine sulla tipologia delle abitazioni. Gli appartamenti condivisi a cluster, ad esempio, rispondono meglio alle esigenze di forme abitative individuali e flessibili rispetto alle usuali e «tipiche abitazioni» familiari.

Oltre alla mobilità e alle forme di alloggio, la sharing economy cambia anche il mondo del lavoro. Il progetto «work smart» presentato nella rivista promuove orari di lavoro flessibili, il telelavoro oppure la condivisione della postazione di lavoro. Grazie a questi modelli, gli occupati acquisiscono maggiore libertà e fare il pendolare diventa meno gravoso. L'interesse mostrato dal settore economico e dall'Amministrazione verso queste nuove forme lavorative si giustifica con il fatto che in questo modo le infrastrutture di trasporto e gli uffici risultano meglio utilizzati, con una riduzione dei flussi di pendolari e una migliore occupazione delle postazioni di lavoro. Senza dimenticare che una maggiore soddisfazione dei collaboratori è un plus anche per i datori di lavoro.

Karin Frick, infine, ospite nello spazio dedicato alle interviste, sostiene che il motto «utilizzare invece di possedere» non è un fuoco di paglia. La responsabile della ricerca presso l'Istituto Gottlieb Duttweiler fa riferimento alla grande diffusione di apparecchi terminali mobili per l'accesso a Internet e al costante sviluppo di tool connessi alla sharing economy. Questa tendenza è all'origine di numerosi sviluppi a diversi livelli: accelera la dematerializzazione, spinge chi lavora a cambiare i periodi di presenza in ufficio e per una maggiore autonomia professionale; gli effetti indiretti si estendono fino al fatto che gli spazi pubblici acquisteranno in generale un'importanza sempre maggiore, vuoi come parchi urbani o come luoghi d'incontro e mete di passeggiate - visto e considerato che i punti d'incontro come i piccoli negozi stanno via via scomparendo.

Il Forum Sviluppo territoriale n. 2/16 «Sharing Economy - Una tendenza sociale che influenza anche lo sviluppo territoriale» può essere ordinato per iscritto a UFCL, 3003 Berna, al prezzo di fr. 10.25 IVA inclusa (abbonamento annuo: fr. 30.70 IVA inclusa). La pubblicazione è disponibile anche in formato pdf all’indirizzo www.are.admin.ch. La riproduzione di singoli articoli è ammessa solo dietro citazione della fonte.


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