Clima: il Consiglio federale approva l’Accordo di Parigi e i parametri della politica futura

Berna, 23.03.2016 - Nella sua seduta odierna il Consiglio federale ha autorizzato la firma dell’Accordo di Parigi sulla protezione del clima, che disciplina la politica climatica internazionale dopo il 2020. Il Consiglio federale ha inoltre definito i parametri di riferimento per la politica climatica nazionale per il periodo 2021-2030. In tal senso intende modificare la legge sul CO2. La relativa consultazione sarà avviata a fine estate.

L’Accordo di Parigi sulla protezione del clima adottato nel dicembre 2015 dalla comunità internazionale obbliga tutti i Paesi a fissare degli obiettivi di riduzione, a elaborare una strategia di adattamento ai cambiamenti climatici e a orientare i flussi finanziari in modo rispettoso del clima (cfr. link Accordo di Parigi). Il 22 aprile 2016 a New York, la Consigliera federale Doris Leuthard firmerà l’accordo a nome della Svizzera. Se il Parlamento approverà l’Accordo, il nostro Paese confermerà al Segretariato dell’ONU sui cambiamenti climatici il suo impegno a ridurre entro il 2030 del 50 per cento rispetto al livello del 1990 le proprie emissioni di gas serra.

Attuazione nazionale a livello di legge sul CO2

Per l’attuazione nazionale dell’Accordo si rende necessaria una revisione della legge sul CO2. Il Consiglio federale ha delineato oggi le grandi linee: le emissioni devono essere ridotte entro il 2030 di almeno il 30 per cento tramite misure in Svizzera, mentre il rimanente 20 per cento necessario per rispettare l’obiettivo complessivo del 50 per cento può essere ottenuto mediante riduzioni delle emissioni all’estero. Gli obiettivi dovranno essere raggiunti rafforzando gli strumenti già disponibili:

  • la tassa sul CO2 applicata ai combustibili che, a seconda dell’evoluzione delle emissioni, può essere aumentata e che per le imprese con elevate emissioni di gas serra prevede la possibilità di farsi esentare dal pagamento;
  • il sistema svizzero di scambio di quote di emissioni fra grandi imprese che, per quanto possibile, sarà collegato entro il 2020 con quello dell’Unione europea (un accordo in tal senso è stato parafato a inizio anno);
  • l’obbligo degli importatori di carburanti di compensare una parte delle emissioni generate dal traffico con misure in Svizzera e ora anche all’estero;
  • le prescrizioni sulla riduzione delle emissioni di gas serra degli autoveicoli in accordo con l’Unione europea;
  • il Programma Edifici verrà mantenuto e sarà sostituito a medio termine con norme sussidiarie sul CO2 dipendenti dal percorso di riduzione;
  • il fondo per le tecnologie volto a concedere fideiussioni federali a imprese innovative;
  • lo sviluppo ulteriore delle basi giuridiche concernenti misure di comunicazione e di formazione;
  • lo sviluppo ulteriore della strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici.

Per verificare il raggiungimento degli obiettivi e l’aggiustamento delle misure, il Consiglio federale intende, come finora, definire degli obiettivi intermedi per il settore degli immobili, dei trasporti, dell’industria e ora anche per l’agricoltura, settore che dovrà fornire un contributo di riduzione attraverso la politica agricola.

La modifica della legge sul CO2 va nella stessa direzione della Strategia energetica 2050 ed è armonizzata con il progetto di nuovo articolo costituzionale concernente un sistema d’incentivazione nel settore del clima e dell’energia. Detta modifica sarà inviata in consultazione a fine estate contemporaneamente all’Accordo di Parigi e al collegamento del sistema svizzero di scambio di quote di emissioni con quello europeo, che richiede una modifica della legge sul CO2 in particolare per l’integrazione del traffico aereo.

Obiettivo di riduzione 2020: primo bilancio intermedio nel 2017

Il grado di raggiungimento degli obiettivi intermedi 2015 definiti per i settori menzionati potrà essere determinato solo nella primavera del 2017, quando saranno disponibili i dati deIl’inventario sui gas serra. In base alle prospettive aggiornate, il Consiglio federale valuterà in seguito se l’obiettivo di riduzione per il 2020 potrà essere raggiunto. Conformemente alla legge sul CO2 vigente, entro tale termine le emissioni di gas serra in Svizzera devono essere ridotte del 20 per cento rispetto al 1990.

Nella sua seduta odierna, il Consiglio federale ha inoltre approvato il rapporto sull’efficacia del Programma Edifici all’attenzione del Parlamento. Un’analisi dei primi cinque anni (2010-2014) ha evidenziato che la prestazione di riduzione del CO2 è stata inferiore alle aspettative (cfr. riquadro). Il Programma Edifici otterrà un aumento della dotazione finanziaria e sarà oggetto di un nuovo orientamento nell’ambito della Strategia energetica 2050.

Infine, il Consiglio federale ha adottato un rapporto (cfr. Riquadro) che definisce gli elementi tecnici per la verifica del raggiungimento degli obiettivi per il periodo attuale del Protocollo di Kyoto (2013-2020), che sarà consegnato ad aprile 2016 al Segretariato dell’ONU per i cambiamenti climatici. Per tale periodo, la Svizzera si è impegnata nel quadro del Protocollo a ridurre mediamente del 15,8 per cento le sue emissioni di gas serra. Questo obiettivo è conforme alla legge sul CO2. Per raggiungerlo è possibile computare certificati esteri di riduzione delle emissioni come pure le variazioni delle riserve di carbonio nel bosco svizzero e nei prodotti di legno.

Riquadro: Risultati ottenuti nei primi cinque anni del Programma Edifici

Il Programma Edifici è uno strumento importante della politica energetica e climatica finanziato da Confederazione e Cantoni che si compone di due parti. Un’analisi dei primi cinque anni (2010-2014) ha mostrato che l’efficacia delle misure di riduzione del CO2 è stata inferiore alle aspettative: se la parte A, che promuove il risanamento dell’involucro degli edifici in modo uniforme sull’intero territorio nazionale, ha leggermente superato l’obiettivo, la parte B, mediante la quale la Confederazione sostiene i programmi d’incentivazione cantonali per l’uso di energie rinnovabili, il recupero del calore e l’impiantistica, ha permesso di ottenere solo la metà circa delle riduzioni attese. Ciò è dovuto in parte al fatto che i budget cantonali hanno dovuto essere ridotti per motivi di risparmio. Inoltre, in alcuni Cantoni i fondi disponibili non sono stati richiesti.

L’efficacia del programma, misurata in costi per tonnellata di CO2 ridotta, è superiore a quanto stimato inizialmente, attestandosi a 65 franchi per tonnellata. Quale effetto indiretto vi è anche un’accelerazione del progresso tecnologico: le finestre con vetri tripli sono oggi uno standard e vengono posate anche senza incentivi.


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