No all’iniziativa contro la speculazione sulle derrate alimentari: è inefficace

Berna, 12.01.2016 - L’iniziativa «Contro la speculazione sulle derrate alimentari» non mantiene le sue promesse. Vuole lottare contro la fame e la povertà nel mondo, ma non raggiungerà questo obiettivo vietando la speculazione. Al contrario, danneggerebbe la piazza economica svizzera.

L'iniziativa affronta un tema importante. La fame e la mancanza di cibo sono lesive dei diritti umani e precludono il diritto a condurre una vita dignitosa. Combatterle in tutto il mondo, pertanto, è un obiettivo importante della Svizzera. L'iniziativa propone di vietare in Svizzera le operazioni speculative con i derivati agricoli, ma il Consiglio federale lo ritiene un approccio inadeguato. Il divieto sarebbe non solo inefficace ma, in più, nuocerebbe all'economia svizzera e pregiudicherebbe il benessere economico della popolazione.

La compravendita di derivati agricoli è un fenomeno mondiale, ma per questo tipo di operazioni non esistono piattaforme commerciali in Svizzera. Oltretutto, le aziende direttamente interessate potrebbero aggirare un divieto circoscritto alla sola Svizzera oppure le loro quote di mercato verrebbero assorbite da concorrenti esteri. In pratica, però, una proibizione in Svizzera non avrebbe alcun impatto sul commercio mondiale di derivati agricoli.

Viceversa, il divieto provocherebbe costi aggiuntivi perché bisognerebbe verificarne il rispetto nelle singole aziende. Da un lato, in Svizzera ci sono numerose società che trattano materie prime agricole a livello internazionale, dall'altro la compravendita di derivati agricoli è un'attività che accomuna compagnie assicurative, banche, casse pensioni e altre imprese svizzere. L'iniziativa avrebbe ripercussioni negative per tutti questi operatori: occorrerebbe prima appurare se trattano derivati, e poi verificare che non siano speculazioni illecite. Questo pesante apparato burocratico produrrebbe costi inutili e pesanti oneri amministrativi per le aziende svizzere. A tutto vantaggio dei concorrenti esteri, non sottoposti al divieto.

Le conseguenze negative, tuttavia, non si limiterebbero alle aziende direttamente colpite. Il divieto rappresenta anche una forte ingerenza nella libertà economica, così importante per la prosperità del Paese. E farebbe aumentare l'incertezza riguardo agli sviluppi delle condizioni quadro economiche in Svizzera - in un momento in cui l'economia elvetica deve già fronteggiare il problema del franco forte. L'iniziativa, insomma, lancerebbe segnali negativi, a scapito dell'intera piazza economica svizzera.

A ciò si aggiunge il fatto che gli specialisti e numerose organizzazioni internazionali, tra cui l'OCSE e il Fondo monetario internazionale, contestano la correlazione che gli iniziativisti fanno valere tra speculazione e fluttuazione dei prezzi. Dalla maggior parte degli studi pubblicati emerge che le operazioni speculative in derivati agricoli non incidono affatto sulla fluttuazione dei prezzi: possono, addirittura, contribuire a ridurla. In altre parole, nemmeno un divieto mondiale di commerciare derivati impedirebbe forti fluttuazioni dei prezzi. Sarebbe invece da temere ‒ viste le svariate funzioni utili e necessarie svolte dalle attività speculative su questi mercati - che tali limitazioni peggiorino il funzionamento dei mercati agricoli.

La lotta alla fame e alla povertà nel mondo è un obiettivo importante del nostro Paese. Invece che su divieti costosi e inefficaci la Svizzera dovrebbe concentrarsi su strumenti di provata efficacia. In questo ambito il Consiglio federale punta sulla cooperazione allo sviluppo e, nelle situazioni di crisi, sull'aiuto umanitario d'urgenza. Si impegna inoltre al fine di migliorare la trasparenza sui mercati delle materie prime. Anche se dettata da buone intenzioni, l'iniziativa non centrerebbe affatto l'obiettivo. Metterebbe invece a repentaglio posti di lavoro e introiti fiscali.


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Noé Blancpain, Capo della Comunicazione DEFR, tel. 58 462 39 60



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Dipartimento federale dell'economia, della formazione e della ricerca
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