Il Consiglio federale decide l'adozione di nuove misure contro le mutilazioni genitali femminili

Berna, 28.10.2015 - Le mutilazioni genitali femminili violano i diritti umani e in Svizzera costituiscono un reato penalmente perseguibile. Pertanto il Consiglio federale intende contrastare tale pratica con nuove misure. Tra queste, in particolare, il sostegno di una «rete contro le mutilazioni genitali femminili».

In Svizzera si assiste a una crescente immigrazione di donne provenienti da Paesi in cui è praticata la mutilazione genitale femminile (detta anche escissione). Secondo le stime, nel nostro Paese vivono circa 14 700 ragazze e donne colpite o minacciate da questa pratica (provenienti soprattutto da Eritrea, Etiopia ed Egitto), come rileva un rapporto allestito in adempimento della mozione (05.3235) della consigliera nazionale Maria Bernasconi.

In un'indagine condotta nel 2012, quattro ginecologhi su cinque e due terzi delle levatrici interpellati, hanno dichiarato di aver avuto contatti con ragazze o donne che hanno subito l'eccisione. Un terzo degli intervistati appartenenti ai settori della sanità, dell'asilo e della socialità, ha affermato di essersi già trovato di fronte a ragazze a rischio di mutilazione genitale. Le mutilazioni genitali femminili possono avere conseguenze gravi sulla salute e in Svizzera sono punibili perché ritenute una lesione personale grave.

L'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) e la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) sostengono dal 2003 diverse misure di prevenzione e sensibilizzazione contro le mutilazioni genitali femminili. Tra queste va menzionata in particolare l'istituzione di un servizio di mediazione per la prevenzione dell'escissione praticata sulle ragazze, gestito da Caritas Svizzera. Nei prossimi anni l'UFSP e la SEM intendono cofinanziare attività di informazione e prevenzione in «rete» che sarà realizzata e promossa congiuntamente da diverse organizzazioni.


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