Confederazione e Cantoni respingono l’introduzione di un’imposta nazionale sulle successioni e sulle donazioni

Berna, 21.04.2015 - Il Consiglio federale e i Cantoni respingono l’iniziativa popolare «Tassare le eredità milionarie per finanziare la nostra AVS (Riforma dell’imposta sulle successioni)». In data odierna la consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf e il consigliere di Stato Peter Hegglin, presidente della Conferenza dei direttori cantonali delle finanze (CDCF), hanno presentato i motivi della reiezione. I Cantoni dovrebbero accettare limitazioni della loro sovranità in ambito finanziario e subirebbero verosimilmente perdite sul fronte delle entrate. Le aziende familiari sarebbero confrontate con difficoltà nel predisporre la successione. Le entrate sarebbero invero in parte versate all’AVS, tuttavia a lungo termine non colmerebbero le prevedibili lacune nel suo finanziamento.

L'iniziativa popolare «Tassare le eredità milionarie per finanziare la nostra AVS (Riforma dell'imposta sulle successioni)» depositata il 15 febbraio 2013 chiede l'introduzione di un'imposta nazionale applicabile a successioni e donazioni. Le imposte cantonali sulle successioni e sulle donazioni verrebbero soppresse, le masse ereditarie e le donazioni sarebbero tassate a un'aliquota d'imposta del 20 per cento, dopo deduzione di una quota unica esente da imposta pari a due milioni di franchi. Due terzi del gettito sarebbero destinati all'AVS, mentre un terzo spetterebbe ai Cantoni.

Il Consiglio federale e i Cantoni sono convinti che una simile imposta nazionale sulle successioni comporterebbe gravi ripercussioni per la piazza svizzera.

Competenza dei Cantoni

La sovranità cantonale in ambito finanziario costituisce una caratteristica essenziale del federalismo svizzero. Essa comprende la competenza dei Cantoni di riscuotere un'imposta sulle successioni e sulle donazioni. Questa competenza non deve essere limitata inutilmente. Inoltre non bisogna mettere in pericolo le entrate fiscali dei Cantoni e dei Comuni.

Contributo all'AVS insufficiente

Con la sua quota di imposta sulle successioni e sulle donazioni, l'AVS beneficerebbe di un gradito gettito finanziario, che tuttavia non sarebbe sufficiente per risolvere le sue future difficoltà finanziarie. Il Consiglio federale mira a un finanziamento duraturo e sostenibile dell'AVS e quindi propone tra l'altro un aumento dell'imposta sul valore aggiunto di al massimo 1,5 punti percentuali nell'ambito della riforma globale «Previdenza per la vecchiaia 2020».

Successione d'impresa difficile

L'imposta nazionale sulle successioni e sulle donazioni renderebbe difficile la regolamentazione delle successioni per le aziende familiari, soprattutto quelle piccole e medie. Sussiste il rischio che in occasione del passaggio generazionale a queste aziende vengano sottratti mezzi finanziari impiegati altrimenti nell'interesse delle aziende e dell'economia.

L'iniziativa prevede invero agevolazioni fiscali per imprese e aziende agricole, ma non ne specifica l'entità. Presuppone inoltre che gli eredi o i donatari proseguano l'attività per almeno 10 anni. Il relativo controllo comporterebbe un dispendio elevato per i Cantoni.

Impostazione rigida

Secondo l'iniziativa, l'imposta nazionale sulle successioni costituisce un'imposta sulla massa successoria e non un'imposta sulle quote ereditarie come attualmente applicata dai Cantoni. Nel caso dell'imposta sulla massa successoria, l'imposta è a carico della successione (prima della sua ripartizione). L'aliquota fiscale fissa del 20 per cento graverebbe i discendenti nella stessa misura di eredi e donatari che non sono parenti del defunto. Non sarebbe più possibile esentare o tassare in misura minore i figli. Di conseguenza, sarebbe revocata la decisione della maggior parte dei Cantoni di esentare i figli dall'imposta sulle successioni e sulle donazioni.

Retroattività sproporzionata

La nuova disposizione costituzionale sarebbe applicata a partire dal 1° gennaio 2017. Le donazioni verrebbero computate nella successione e tassate retroattivamente a partire dal 2012. Il Consiglio federale considera sproporzionata una retroattività pari o superiore a cinque anni. Essa richiederebbe inoltre un notevole onere amministrativo.

Conseguenze negative per l'attrattiva fiscale della piazza svizzera

Nella misura in cui la quota esente da imposta dovesse superare l'importo di due milioni di franchi, l'introduzione di un'imposta nazionale sulle successioni e sulle donazioni del 20 per cento comporterebbe per la maggior parte degli eredi un onere fiscale più elevato. Questo riguarda in particolare i discendenti che, nella maggior parte dei Cantoni, attualmente non devono versare alcuna imposta sulle successioni e sulle donazioni. Ciò pregiudicherebbe la posizione della Svizzera nella concorrenza fiscale internazionale. Qualora persone facoltose dovessero abbandonare la Svizzera o decidessero di non trasferirsi nel nostro Paese, diminuirebbe sia il numero delle persone facoltose sia il volume di capitale in Svizzera. Nel complesso, l'iniziativa si ripercuoterebbe negativamente sulla piazza svizzera.


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