Il Consiglio federale respinge l’iniziativa «Imposta sull’energia invece dell’IVA»

(Ultima modifica 15.01.2015)

Berna, 07.01.2015 - Il Consiglio federale respinge l’iniziativa popolare «Imposta sull’energia invece dell’IVA». In data odierna la consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf ha presentato i motivi del rigetto. L’iniziativa provocherebbe una ristrutturazione precipitata del sistema energetico con aliquote di imposta molto elevate. La proposta di sostituzione dell’imposta sul valore aggiunto con un’imposta sull’energia pregiudicherebbe il finanziamento dei compiti della Confederazione e delle assicurazioni sociali. L’iniziativa provocherebbe inoltre maggiori oneri per l’economia e colpirebbe in maniera eccessivamente forte le economie domestiche a debole reddito.

L'iniziativa popolare depositata il 17 dicembre 2012 dal Partito verde liberale (PVL) esige l'introduzione di un'imposta sulle energie non rinnovabili. A tale scopo dovrebbe essere soppressa l'imposta sul valore aggiunto. Il livello di tassazione dell'energia dovrebbe essere tale da permettere di conseguire le stesse entrate garantite oggi dall'IVA.

In linea di massima il Consiglio federale sostiene invero l'auspicio secondo il quale a più lungo termine si deve puntare primariamente su tasse di incentivazione per raggiungere gli obiettivi della politica climatica ed energetica. Importanti motivi depongono nondimeno a favore del rigetto dell'iniziativa.

L'abolizione dell'imposta sul valore aggiunto è rischiosa

Attualmente, con oltre 22 miliardi di franchi all’anno, l’IVA è la principale fonte di entrate della Confederazione ed è sempre più importante anche per le assicurazioni sociali. Diversamente dall’imposta sul valore aggiunto, che colpisce la maggior parte dei beni consu­mati in Svizzera, l’imposta sull’energia toccherebbe soltanto pochi beni. Per poter conseguire le medesime entrate dell’imposta sul valore aggiunto si dovrebbero applicare aliquote molto elevate di imposta sull’energia al petrolio, al carbone e all’uranio. Dalle stime risulta che alcuni anni dopo la sua introduzione l’imposta dovrebbe ammontare a circa 33 centesimi per chilowattora di energia primaria, vale a dire circa 3.30 franchi per litro di olio da riscaldamento e circa 3 franchi per litro di benzina*.

Dato che il consumo di energie non rinnovabili diminuirebbe a causa dell'effetto di incentivazione dell'imposta, le sue aliquote dovrebbero inoltre essere costantemente e ulteriormente aumentate. Il finanziamento dei compiti della Confederazione non sarebbe più garantito a lungo termine. Il Consiglio federale ritiene pericoloso questo miscuglio tra tasse di incentivazione e finanziamento dello Stato.

Inconvenienti per le imprese in concorrenza internazionale e per le economie domestiche a basso reddito

La soppressione dell'imposta sul valore aggiunto procura invero un certo sgravio amministrativo alle imprese. Ma in complesso l'onere sull'economia aumenterebbe in seguito all'iniziativa. Attualmente l'esportazione è esentata dall'IVA, che non grava sui prezzi dei prodotti esportati. La sostituzione dell'imposta sul valore aggiunto con l'imposta sull'energia creerebbe una nuova situazione. Le imprese esposte alla concorrenza internazionale, in particolare quelle a consumo energetico intenso nella produzione, dovrebbero sopportare costi energetici elevati che non potrebbero ripercuotere sui prezzi dei prodotti. Sarebbero così svantaggiate nei confronti della concorrenza internazionale.

La sostituzione dell'imposta sul valore aggiunto con un'imposta sull'energia avrebbe inoltre ripercussioni indesiderate sulla ridistribuzione. In caso di aumento dei prezzi dell'ener­gia elettrica, della benzina e di altri beni e prestazioni di servizi a causa dell'im­posta sull'e­nergia il budget delle economie domestiche a redditi più bassi sarebbe gravato in maniera proporzionalmente più forte di quello delle economie domestiche a redditi elevati.

La Strategia energetica 2050 permette di raggiungere progressivamente l'obiettivo

Il Consiglio federale intende puntare maggiormente in futuro sulle tasse di incentivazione in vista di un'utilizzazione più efficiente dell'energia, del rafforzamento della produzione di energie rinnovabili e della realizzazione in maniera climaticamente sostenibile dell'abbandono dell'e­nergia nucleare. Come seconda tappa della Strategia energetica 2050 è previsto a contare dal 2021 un sistema di incentivazione, destinato a sostituire gradualmente le attuali misure di promovimento delle energie rinnovabili e di risanamento edilizio. Il sistema di incentivazione si orienta al riguardo sugli obiettivi climatici ed energetici del Consiglio federale. Esso va attuato in maniera per quanto possibile economicamente e socialmente sopportabile.

*Corrigenda del 15.01.2015: inizialmente il testo aveva il tenore seguente: «Dalle stime risulta che nel 2020 l’imposta dovrebbe ammontare a circa 33 centesimi per chilowattora di corrente elettrica e a circa 3 franchi per litro di benzina». Giusto è che secondo le stime commissionate dal Consiglio federale l’imposta sull’energia dovrebbe ammontare a circa 33 centesimi per chilowattora di energia primaria. Ciò corrisponde a un’imposta di 3 franchi per litro di benzina e 3.30 franchi per litro di olio da riscaldamento. Per energia primaria si intende il contenuto energetico dei vettori energetici naturali e non ancora trasformati come il carbone, il petrolio, il gas o l’uranio.

 


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