Votazione popolare del 9 febbraio 2014: no all'iniziativa sul finanziamento dell'aborto

Berna, 09.12.2013 - Il consigliere federale Alain Berset raccomanda, in nome del Collegio governativo, di respingere l'iniziativa popolare dal titolo «Il finanziamento dell'aborto è una questione privata». Le donne che devono far fronte alla difficile decisione d'interrompere la gravidanza non devono essere messe sotto pressione da considerazioni di carattere economico. Il sistema vigente ha fornito una buona prova di sé e il tasso d'interruzioni di gravidanza si è mantenuto a un livello basso. D'altro lato, i benefici economici cui mira l'iniziativa sono minimi.

L'iniziativa «Il finanziamento dell'aborto è una questione privata - Sgravare l'assicurazione malattie stralciando i costi dell'interruzione di gravidanza dall'assicurazione di base obbligatoria», che sarà posta in votazione il prossimo 9 febbraio 2014, intende sopprimere il rimborso dei costi delle interruzioni di gravidanza da parte dell'assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie. Con la scusa di voler contenere i costi dell'assicurazione malattie, l'iniziativa mira a rimettere in causa un'importante conquista sociale. Il Consiglio federale e il Parlamento respingono l'iniziativa senza opporle un controprogetto.

Il sistema vigente ha fornito una buona prova di sé
La depenalizzazione dell'interruzione di gravidanza e il suo rimborso da parte dell'assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie sono stati approvati nel 2002 con il 72,2 per cento di voti favorevoli. Dall'entrata in vigore della nuova legislazione, il tasso delle interruzioni di gravidanza si è mantenuto a un livello molto basso, ossia a circa 7 ogni 1000 donne d'età compresa tra i 15 e i 44 anni. Nel 2012 questo tasso era del 6,9. La quota è scesa nettamente tra le adolescenti d'età compresa tra i 15 e i 19 anni (da 6 per mille nel 2005 a 4,5 per mille nel 2012). Il tasso d'interruzione delle gravidanze in Svizzera, in particolare tra le giovani donne con meno di 20 anni, è quindi uno dei più bassi in tutta Europa.

Si tratta di un intervento medico che può essere gravoso, il che giustifica il suo rimborso da parte dell'assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie, anche a garanzia della qualità dell'intervento. Il Codice penale prevede d'altronde un approccio individualizzato che aiuti la donna a fare una scelta consapevole. Sarebbe tragico se le donne fossero spinte a uscire da questo quadro giuridico esclusivamente per motivi finanziari.

Finanziamento solidale dell'assicurazione malattie
L'iniziativa rimette in discussione anche il fondamento più importante dell'assicurazione malattie, vale a dire il principio di solidarietà del finanziamento. Il rimborso di una prestazione non può essere fatto dipendere dalle convinzioni morali di un gruppo di assicurati. Conflitti di coscienza possono sorgere non solo nei confronti delle interruzioni di gravidanza ma anche di altre situazioni che richiedono cure mediche.

Se fosse approvata, l'iniziativa creerebbe una grande incertezza del diritto. Infatti, l'iniziativa indica eccezioni giustificabili unicamente dallo stato di salute della madre, senza tuttavia definirle. La modifica corrispondente potrebbe essere formulata nella legge federale sull'assicurazione malattie (LAMal) soltanto in modo vago, lasciando un ampio margine d'interpretazione agli assicuratori.

Benefici economici minimi per l'assicurazione di base
I benefici economici che l'iniziativa comporterebbe sono minimi. Il costo delle interruzioni di gravidanza, stimato a circa 8 milioni di franchi l'anno, rappresenta lo 0,03 per cento dei 26 miliardi di franchi annuali a carico dell'assicurazione obbligatoria. Inoltre, una parte di questi 8 milioni è finanziata direttamente dalle donne interessate, che partecipano ai costi mediante la franchigia e l'aliquota percentuale.

Per questi motivi, il Consiglio federale ritiene che i benefici economici generati dalla soppressione del rimborso delle interruzioni di gravidanza da parte dell'assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie non giustifichino le conseguenze sociali, sanitarie e giuridiche che una tale decisione comporterebbe e raccomanda pertanto, come ha già fatto il Parlamento, di respingere l'iniziativa. Anche le direttrici e i direttori cantonali della sanità e la Commissione nazionale d'etica in materia di medicina umana si oppongono all'iniziativa.


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