Iniziativa "contro l’immigrazione di massa": il Consiglio federale raccomanda il NO

Berna, 25.11.2013 - Il Consiglio federale respinge l’iniziativa "contro l’immigrazione di massa" in votazione il 9 febbraio 2014. L’iniziativa, che chiede tetti massimi per tutti gli stranieri, implica la rinuncia all’attuale, comprovato sistema di ammissione, ostacolando il reclutamento all’estero dei lavoratori di cui necessita l’economia. Inoltre rimetterebbe in questione gli accordi bilaterali e quindi le relazioni con l’Unione europea (UE).

L'immigrazione fornisce un importante contributo al benessere della Svizzera. Tuttavia, l'immigrazione e la crescita demografica si ripercuotono anche sulla società. Gli eventuali problemi richiedono soluzioni su misura da parte della Confederazione, delle città e dei partner sociali, ma a tali sfide l'iniziativa non fornisce risposte. È quanto hanno rilevato lunedì in occasione di una conferenza stampa i tre consiglieri federali Simonetta Sommaruga, Johann Schneider-Ammann e Didier Burkhalter, insieme al presidente della Conferenza dei governi cantonali, il consigliere di Stato Pascal Broulis.

L'attuale politica d'immigrazione della Svizzera, fondata sulla libera circolazione delle persone con UE e l'accesso limitato di cittadini di Stati terzi, ha dato buoni risultati ed è stato confermato a più riprese da Popolo e Cantoni. L'immigrazione contribuisce in ampia misura al benessere del nostro Paese. È da decenni infatti che l'economia svizzera necessita di lavoratori stranieri: l'industria, l'edilizia, il settore sanitario, la ricerca, la ristorazione o l'agricoltura dipendono da lavoratori provenienti dall'estero.

Il contingentamento riduce il margine operativo delle imprese
L'iniziativa "contro l'immigrazione di massa" chiede tetti massimi per i permessi di dimora di tutti gli stranieri, il che restringe il margine operativo delle imprese indigene. Attualmente l'immigrazione dipende soprattutto dalla situazione economica svizzera e dalla domanda di lavoratori qualificati che ne deriva.

È anche grazie alla libera circolazione che l'economia svizzera non teme il confronto internazionale e presenta uno dei tassi di disoccupazione più modesti su scala internazionale.

Relazioni con l'UE rimesse in questione
La libera circolazione delle persone è un perno delle relazioni svizzere con l'UE e i suoi Stati membri. L'Accordo sulla libera circolazione delle persone - elemento centrale della via bilaterale - negli ultimi decenni ha dato buoni frutti, assicurando benessere e sicurezza alla Svizzera. Il Consiglio federale e il Popolo svizzero hanno riconfermato a più riprese la via bilaterale.

Accogliere l'iniziativa significherebbe rimettere in questione le comprovate relazioni bilaterali con l'UE. La Svizzera non sarebbe più in grado di adempire l'Accordo sulla libera circolazione delle persone e, poiché gli accordi bilaterali I sono correlati attraverso la cosiddetta "clausola ghigliottina", non sono escluse conseguenze per il resto del pacchetto bilaterale I.

Difatti l'accesso delle imprese svizzere al mercato interno dell'UE rischia di essere fortemente compromesso e la piazza economica svizzera ne uscirebbe indebolita rispetto alla concorrenza europea. Le imprese svizzere faticherebbero a reclutare i lavoratori necessari e incorrerebbero in nuovi ostacoli nell'esportare le loro merci sul mercato europeo.

Finora la via bilaterale ha assicurato alle imprese svizzere l'accesso a determinati settori del mercato interno dell'UE senza intaccare l'autonomia del nostro Paese. Con il 56 per cento delle esportazioni e il 75 per cento delle importazioni, l'UE è il principale partner commerciale della Svizzera.

Riforme interne anziché barriere burocratiche
Il Consiglio federale si rende conto che una popolazione residente in aumento accresce la necessità di riformare i mercati del lavoro e degli alloggi, come pure i settori dell'infrastruttura e dei trasporti. Tale necessità sussiste però indipendentemente dall'immigrazione; infatti, tanto per fare un esempio, la mobilità è cresciuta in generale: oggi gli Svizzeri fanno i pendolari su tratte e tempi più lunghi di qualche anno fa. La Confederazione, i Cantoni e i Comuni affrontano tali sfide insieme all'economia, continuando a investire nei trasporti pubblici, mantenendo le buone condizioni salariali e lavorative, proteggendo il paesaggio e assicurando alle famiglie alloggi a pigioni accessibili.


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Consigliere di Stato Pascal Broulis, Presidente CdC, T +41 79 435 01 78


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