Strategia del DFAE per l’abolizione della pena di morte nel mondo 2013-2016

Berna, 10.10.2013 - Il Consiglio federale ha preso conoscenza della Strategia del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) per l’abolizione della pena di morte nel mondo in occasione della sua seduta del 9 ottobre 2013. Questo piano di azione mira all’abolizione globale della pena capitale entro il 2025. Sono 58 gli Stati e i territori che non l’hanno ancora rimossa dalla loro legislazione.

La Svizzera si oppone alla pena di morte, in qualsiasi circostanza essa sia applicata. Questa punizione è incompatibile con il rispetto dei diritti dell’uomo poiché costituisce una violazione del diritto alla vita. La maggior parte degli Stati sono contrari alla pena di morte e tale è la tendenza mondiale. Le circostanze legate alla pena di morte violano la dignità umana e il diritto di ogni individuo a non subire torture o altre punizioni e trattamenti crudeli, disumani o degradanti. In definitiva, la pena capitale rappresenta la negazione finale e irreversibile di ogni diritto.

La pena di morte, che è spesso il riflesso di discriminazioni latenti, può anche colpire degli innocenti. Per di più non produce un effetto dissuasivo più forte di quello di altre sentenze pesanti, non migliora in alcuna maniera la sicurezza, non garantisce che venga fatta giustizia e non costituisce un intervento riparatore per le famiglie delle vittime.

Quattro sotto-obiettivi

L’obiettivo primario della Strategia del DFAE è l’abolizione della pena di morte a livello mondiale entro il 2025. A questo scopo, sono previsti quattro sotto-obiettivi aderenti ad altrettante situazioni concrete che si presentano nel mondo. Primo, incoraggiare gli Stati e i territori che applicano ancora la pena capitale a stabilire una moratoria de iure, o in un primo momento de facto, in vista di una sua totale abolizione. Secondo, mobilitarsi affinché gli Stati antiabolizionisti riducano al minimo il numero di delitti punibili con la pena capitale o, in generale, il numero di sentenze di morte inflitte. Terzo, adoperarsi affinché questi Paesi ottemperino alle norme minime in materia di diritti dell’uomo nell’applicazione della pena capitale. Quarto, rafforzare il quadro normativo esistente attraverso l’impegno attivo nell’ambito multilaterale e incoraggiare gli Stati a ratificare gli strumenti internazionali applicabili in materia.

Per raggiungere questi obiettivi, la Svizzera rafforzerà il suo impegno sul piano multilaterale (Assemblea generale dell’ONU, Consiglio dei diritti dell’uomo, OSCE e Consiglio d’Europa) e svilupperà la sua azione bilaterale, attuando una politica diplomatica più regolare nel campo della pena di morte. Infine raddoppierà i suoi sforzi nel sostenere la società civile per sensibilizzare l’opinione pubblica mediante progetti specifici e sfruttare al meglio le sinergie possibili tra i differenti attori impegnati nella battaglia abolizionista: ONG, reti parlamentari e altri partner intergovernativi, come la Commissione internazionale contro la pena di morte, la cui Segreteria ha sede a Ginevra, che conta tra i membri l’ex consigliera federale Ruth Dreifuss.

Appello congiunto

La pubblicazione di questa strategia 2013-2016 coincide con l’11esima Giornata mondiale contro la pena di morte, il 10 ottobre 2013. Come nel 2012, la Svizzera e i cinque Paesi confinanti si sono riuniti per redigere un appello congiunto diffuso da vari giornali in Svizzera e all’estero. L’appello del 2013 si distingue da quello dell’anno scorso perché in questa occasione riunisce 42 ministri degli affari esteri co-firmatari, rappresentanti degli Stati membri del Consiglio d’Europa che hanno ratificato il Protocollo 13 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (Protocollo relativo all’abolizione della pena di morte in tutte le circostanze). La Svizzera intende proseguire con questi appelli congiunti del 10 ottobre e ampliarne la portata al fine di far aderire sempre più Paesi e individui alla lotta contro la pena di morte, fino alla sua completa abolizione in tutto il mondo.


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