Imprese di sicurezza private: il Codice di condotta internazionale assume una dimensione operativa

Berna, 19.09.2013 - I rappresentanti di circa 135 imprese di sicurezza private, governi e organizzazioni di tutela dei diritti dell’uomo partecipano oggi a Ginevra alla conferenza di lancio dell’associazione del Codice di condotta internazionale per i servizi privati di sicurezza (ICoC). Avviata congiuntamente dalla Svizzera e da alcune associazioni industriali a novembre 2010, questa iniziativa si prefigge di garantire il rispetto dei diritti dell’uomo e del diritto internazionale umanitario da parte di questo tipo di imprese.

Nel quadro della sua politica in materia di sicurezza umana, la Svizzera ritiene di primaria importanza dialogare con attori non governativi che possono avere un impatto concreto sui diritti dell’uomo, com’è il caso dei servizi privati di sicurezza. Il Documento di Montreaux, lanciato nel 2008, è stato il primo passo di un processo volto a garantire che questi ultimi si impegnino a rispettare i diritti dell’uomo nell’erogazione dei propri servizi nelle regioni dove lo Stato di diritto si rivela inefficace. 

Questa tappa è stata seguita, nel novembre 2010, dal lancio del Codice di condotta internazionale (ICoC). Allora il numero di imprese firmatarie era 58; oggi sono 700 le società che si impegnano a rispettare tutte le legislazioni in vigore, ivi comprese le leggi locali, regionali e/o nazionali nonché i diritti dell’uomo e il diritto internazionale umanitario, astenendosi anche dallo stringere relazioni contrattuali con Stati e altre entità qualora ciò dovesse violare sanzioni imposte dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

L’associazione fondata oggi a Ginevra renderà di fatto operativa la messa in atto di un meccanismo durevole di governance e di controllo dell’ICoC. Questo meccanismo prevede che le imprese firmatarie divengano membri dell’associazione dopo essersi sottoposte a un processo di certificazione e aver accettato il monitoraggio delle loro attività nonché l’attivazione di un processo di gestione dei reclami. Sarà altresì possibile verificare che queste imprese applichino correttamente i principi sanciti dal Codice di condotta internazionale mentre operano nel quadro di conflitti armati o in contesti fragili. La creazione di questa associazione renderà pertanto verificabile l’impegno del settore della sicurezza privata nell’ambito dei diritti dell’uomo e del diritto internazionale umanitario. L’associazione del Codice di condotta rappresenta inoltre un meccanismo di governance innovatore, che potrebbe servire d’esempio ai processi che coinvolgono diversi attori nel campo dei diritti dell’uomo e dell’economia.

Sul piano formale, sarà mantenuta la logica applicata nel quadro dell’ICoC, cui le imprese decidono di aderire volontariamente. Le oltre 700 aziende che a oggi hanno sottoscritto il Codice di condotta internazionale dovranno dunque decidere formalmente di entrare a far parte dell’associazione in qualità di membri. Per il momento hanno già deciso di diventare membri fondatori dell’associazione circa 135 imprese, cui si sono uniti cinque Stati (Australia, Stati Uniti, Regno Unito, Svezia, Svizzera) e una decina di organizzazioni della società civile provenienti da Africa, America latina, Stati Uniti ed Europa.

 


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