Riesaminare l’obbligo di servire

Berna, 04.09.2013 - Due anni dopo la pubblicazione del suo rapporto Le Contrat citoyen, la Commissione federale per l’infanzia e la gioventù (CFIG) fa il punto sulle proposte che aveva formulato. Visto il peggioramento della situazione, essa ritiene che sia giunto il momento di riesaminare l’obbligo di servire per tenere veramente conto dei nuovi bisogni in materia di sicurezza, integrazione e coesione sociale. Molti giovani vogliono investirsi per il loro Paese e la collettività. È però necessario che questo impegno abbia un senso e possa essere conciliato con la loro formazione, le esigenze sempre maggiori del mondo del lavoro ed eventuali responsabilità parentali.

L'obbligo di servire per tutti è sempre meno rispettato

Le constatazioni fatte nel 2011 dalla CFIG nel suo rapporto Le Contrat citoyen sono purtroppo ancora d'attualità: la quota di idoneità al servizio militare è diminuita dal 66 per cento nel 2010 al 62 per cento nel 2012. Dai dati del 2012 risulta anche che, nonostante l'attaccamento degli svizzeri all'obbligatorietà del servizio, peraltro iscritta nella Costituzione, oltre il 20 per cento delle persone soggette all'obbligo di leva (compresi i giovani svizzeri destinati alla protezione civile) non presterà né il servizio militare né quello civile né il servizio di protezione civile. Vi è il rischio che questa situazione peggiori ulteriormente in seguito alla riduzione degli effettivi dell'Esercito di circa 50 000 uomini.

Eppure i giovani hanno voglia di investirsi per la collettività

L'entusiasmo per il servizio civile è confermato, anche se l'inasprimento delle condizioni di ammissione ha comportato una diminuzione temporanea del numero di ammissioni. I giovani hanno voglia di investirsi per la collettività, ma il loro impegno deve avere un senso e poter essere conciliato con la loro formazione o attività professionale o familiare.

È ora di riesaminare l'obbligo di servire e di ammettere anche le donne e gli stranieri

Come nel 2011, la CFIG auspica l'applicazione dell'obbligo di servire a tutti i giovani svizzeri, permettendo loro di scegliere liberamente tra le diverse forme di servizio esistenti (servizio militare o altra attività connessa con la sicurezza, servizio civile e protezione civile).

È giunto il momento di avviare una seria riflessione sull'introduzione dell'obbligo di servire per tutti i giovani svizzeri, sia uomini sia donne, che tenga conto dell'evoluzione sociale e delle esigenze in termini di uguaglianza, come la reale ripartizione dei compiti tra uomini e donne. Inoltre, anche i giovani stranieri residenti in Svizzera dovrebbero poter accedere al servizio civile, che sarebbe preso in considerazione in caso di richiesta di naturalizzazione.


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Pierre Maudet, presidente della CFIG, pierre.maudet@etat.ge.ch

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