Condizioni quadro per l’industria svizzera degli armamenti nel confronto europeo

Berna, 21.11.2012 - La legislazione e la prassi svizzere in materia di autorizzazioni per le esportazioni di materiale d’armamento sono in linea di massima paragonabili a quelle dell’Austria e della Svezia, che per quanto riguarda le esportazioni di materiale bellico presentano analoghe condizioni quadro di diritto internazionale e di politica estera. In alcuni casi sussistono tuttavia delle differenze che comportano svantaggi concorrenziali per l’industria svizzera degli armamenti. Rispetto ad altri Stati europei, in particolare la Francia, la Germania e l’Italia, tali svantaggi sono più evidenti. Questo è quanto emerge da un rapporto approvato oggi dal Consiglio federale in adempimento di un postulato.

La differenza più rilevante è rappresentata dal criterio di esclusione inerente ai diritti umani, che è formulato in termini assoluti nella legislazione svizzera. In Svizzera qualsiasi esportazione è esclusa se il Paese destinatario viola in modo grave e sistematico i diritti umani. La prassi svizzera in materia di autorizzazioni risulta pertanto più restrittiva e meno flessibile. La regolamentazione dell’UE prevede invece che le esportazioni vengano rifiutate soltanto se esiste un rischio elevato che i beni da esportare nel caso concreto siano utilizzati per commettere violazioni dei diritti umani. L’attuazione di questa norma spetta agli Stati membri dell’UE.

Il rapporto evidenza in definitiva che un miglioramento delle condizioni quadro per l’industria svizzera degli armamenti potrebbe essere ottenuto soltanto adeguando la situazione giuridica, ossia principalmente tramite una revisione dei criteri di autorizzazione formulati nell'ordinanza sul materiale bellico. In seguito agli eventi verificatisi di recente, tuttavia, per ora il Consiglio federale non intende procedere a un simile adeguamento. La situazione giuridica verrà riesaminata in funzione degli sviluppi economici, in particolare se questi dovessero pregiudicare il mantenimento di una capacità industriale adeguata alle esigenze della difesa nazionale.

Il rapporto approvato nella seduta odierna risponde al postulato dell’ex consigliere agli Stati Bruno Frick «Stesse condizioni per l’industria svizzera della tecnica di difesa e di sicurezza nel confronto con la concorrenza europea» (10.3622), che chiede di sottoporre a un confronto internazionale la legislazione svizzera e la sua prassi in materia di autorizzazioni nel settore delle esportazioni di materiale d’armamento. Il Consiglio federale è inoltre invitato a indicare le misure da adottare per eliminare eventuali svantaggi concorrenziali subiti dall’industria svizzera della tecnica di difesa e di sicurezza.


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