Acqua, pace e sicurezza - Tavola rotonda ministeriale - “Diplomazia dell’acqua: per la Svizzera in cima alla lista delle priorità“

Berna, 25.09.2012 - New York, 25 settembre 2012 - Discorso del Consigliere federale Didier Burkhalter - Fa stato la versione orale

Care colleghe, cari colleghi,
l’acqua è onnipresente. L’acqua significa tutto.

L’acqua copre il 70 per cento della superficie del nostro pianeta. Il corpo umano è composto di acqua per il 65 per cento. L’acqua scende dall’alto, scorre, è incontenibile, si spande tutt’intorno. L’acqua si trova ovunque non solo sulla terra, ma invade ogni spazio anche nella nostra agenda politica. L’acqua è effettivamente al centro di quasi tutte le sfide globali: mutamenti climatici, sanità, alimentazione, ambiente, trasporti, conflitti politici e quant’altro sono tutte questioni che hanno legami diretti con l’acqua.

Per questa ragione tengo a ringraziare il Dipartimento di Stato, la Commissione dell’UE e l'UN Water per aver convocato questa tavola rotonda su un tema di grande importanza per tutti noi, e che sta particolarmente a cuore alla Svizzera, serbatoio d’acqua d’Europa.

La crisi idrica globale è uno dei problemi politici, ecologici e sociali più urgenti del ventunesimo secolo.

È una crisi che presenta molte sfaccettature. Essa si manifesta in particolare con la diminuzione delle risorse idriche disponibili pro capite. La sfida è dunque di natura qualitativa: a livello mondiale, l’80 per cento delle acque reflue defluisce direttamente nell’ambiente senza aver subito alcuna depurazione.

Il risanamento è una componente fondamentale nella gestione dell’acqua. Nel mondo intero, il 40 per cento dell’acqua utilizzata nell’agricoltura va sprecata a causa delle perdite dovute all’inefficienza dei sistemi di irrigazione.

In non pochi bacini transfrontalieri si constatano profonde divisioni tra i diversi gruppi d’interesse e Paesi coinvolti. E troppo spesso a farne le spese sono gli Stati fragili, Paesi estremamente poveri e toccati da conflitti interni.

Per tutte queste ragioni, la questione dell’accesso alle risorse idriche è destinata a condizionare la struttura delle relazioni e alleanze politiche. In vari bacini fluviali si osserva l’emergere di nuove regole di comportamento politico. È urgentemente necessario comprendere meglio queste tendenze.

Come ho detto all’inizio, l’acqua scorre ovunque e lambisce ogni cosa: lottare contro la crisi idrica è una questione che tocca la sicurezza nazionale, la crescita economica, la salute pubblica, i servizi ambientali, lo sviluppo sociale, la pianificazione urbanistica, la scienza e la tecnologia.

La crisi idrica richiede la mobilitazione di tutti i gruppi d’interesse: non solo dei governi, delle organizzazioni internazionali, ma soprattutto del settore privato. Anche gli scienziati sono chiamati a svolgere un ruolo cruciale. Infine, ma non da ultimo, i poveri devono poter far sentire incisivamente la loro voce nel dibattito.

La Svizzerapossiede una tradizione riconosciuta di solidarietà internazionale e di attivo impegno in favore della pace. In quanto serbatoio d’Europa, si sforza di assumere un comportamento esemplare nel suo ruolo di Paese a monte. Investiamo molto per fornire ai nostri vicini acqua di buona qualità e talvolta assorbiamo anche i picchi di piena per evitare che facciano gravi disastri a valle.

La Svizzerasostiene a vari livelli le azioni intese a migliorare la sicurezza idrica e le sue ricadute positive sulla pace, sui diritti umani, sulla crescita economica e sulla tutela dell’ambiente.

Proponiamo quanto segue:
punto primo: in molte regioni del pianeta, i problemi che nascono dalle disparità nella distribuzione dell’acqua indeboliscono l’istituzione e l’attuazione di accordi transfrontalieri sulla gestione dei bacini. Dovremmo insistere sull’imposizione di meccanismi nazionali e internazionali di gestione collaborativa.

Inoltre, la gestione delle risorse idriche, le decisioni politiche e le negoziazioni devono poter essere fondate sui fatti e poggiare su informazioni meteorologiche, idrologiche e geografiche di buona qualità.

La Svizzera può ad esempio condividere la propria felice esperienza nella gestione del bacino del Reno. Nel secondo dopoguerra, la gestione transfrontaliera integrata delle acque del Reno ha contribuito a trasformare una regione un tempo contesa in uno dei luoghi più pacifici al mondo.

La Svizzera sostiene lo sviluppo di nuovi e incisivi strumenti strategici di negoziazione e coordinamento, attraverso la diplomazia dell’acqua, contatti ad alto livello e il cofinanziamento di progetti specifici in punti chiave o regioni che presentano un alto potenziale di conflitto sulle risorse idriche.

Per esempio, la Svizzera finanzia l’iniziativa Pace blu. Nel Medio Oriente e nelle regioni del Nilo, contribuiamo all’analisi dei problemi attuali e futuri legati alla sicurezza idrica.

Il rapporto intitolato «The BluePeace–Rethinking Middle East Water», pubblicato nel febbraio 2011, proponeva una serie di iniziative a breve, medio e lungo termine intese a migliorare la gestione delle risorse idriche. 

La «pace blu» adotta un approccio innovativo per indurre le autorità politiche, la diplomazia e i popoli a trovare e sfruttare soluzioni collaborative per una gestione sostenibile delle risorse idriche.

La chiave consiste nel riconoscere i benefici socioeconomici, ecologici e politici che derivano dall’utilizzazione dell’acqua. L’approccio preconizzato dall’iniziativa è inteso a creare strutture, meccanismi e istituzioni di cooperazione transfrontaliera che consentano alle autorità politiche di realizzare scambi tra risorse idriche e altre necessità di sviluppo, consolidando in tal modo la sicurezza collettiva.

L’approccio alla «pace blu» è stato sviluppato dalla Svizzera in collaborazione con associazioni per la ricerca di idee di Paesi emergenti;

punto secondo: la crisi idrica globale significa anche un miliardo di persone private di acqua potabile e 2,6 miliardi di persone private di strutture igieniche elementari. A questo riguardo, il fatto che l’Assemblea generale dell’ONU abbia riconosciuto che l’acqua e l’igiene sono un diritto umano rappresenta uno storico progresso e un radicale cambiamento di paradigma. La sfida consiste ora nel trasformare questo diritto in realtà.

Il riconoscimento del diritto all’acqua e all’igiene come diritto umano conferisce inoltre uno statuto e un’urgenza particolari al problema dell’acqua potabile nel contesto della gestione delle risorse idriche. Il riconoscimento di questa necessità come diritto umano solleva anche la questione delle disparità, della vulnerabilità e della marginalizzazione e per la Svizzera costituisce una priorità.

L’acqua è indispensabile allo sviluppo umano e quindi deve assolutamente far parte degli obiettivi di sviluppo sostenibile post 2015;
punto terzo: il 2013 sarà proclamato Anno internazionale della cooperazione nel settore idrico. È fondamentale considerare la questione idrica come punto essenziale nell’agenda della sicurezza umanae non solo come bene economico e sanitario. In questo contesto, la Svizzera si adopera affinché la questione dell’acqua e della sicurezza siano integrate nell’agenda politica globale delle Nazioni Unite. Sosteniamo gli sforzi di UN Water, non solo per il 2013 ma anche oltre.

Cari colleghi, ci troviamo di fronte a una ben ardua sfida.

Le risorse idriche disponibili sul nostro pianeta sono sufficienti per rispondere a questa sfida, ma dobbiamo mobilitare la collettività tutta intera: settore pubblico, settore privato, ricerca, e naturalmente anche la società civile.

Con le nostre iniziative vogliamo incoraggiare la fiducia tra gruppi d’interesse e offrire una solida base che consenta di sviluppare tra loro buoni rapporti prevenendo in tal modo l’insorgere di futuri conflitti legati alla gestione dell’acqua.

Il concetto di «pace blu» può aiutarci ad architettare un nuovo avvenire e la «diplomazia blu» è il mezzo per riuscirci.

Vi ringrazio della vostra attenzione.


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