Assistenza al suicidio: rafforzato il diritto all’autodeterminazione; Il Consiglio federale continua a sostenere la prevenzione dei suicidi e le cure palliative

Berna, 29.06.2011 - In data odierna il Consiglio federale ha deciso di rinunciare a disciplinare esplicitamente l'assistenza organizzata al suicidio nel diritto penale. È infatti giunto alla conclusione che una modifica della legislazione comporterebbe diversi svantaggi. Intende tuttavia continuare a promuovere la prevenzione dei suicidi e le cure palliative per ridurre il numero di suicidi. Il pacchetto di misure contribuirà a rafforzare il diritto all’autodeterminazione.

Il 17 settembre 2010 il Consiglio federale aveva incaricato il Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP) di disciplinare alla luce dei risultati della procedura di consultazione gli obblighi di diligenza proposti per i collaboratori delle organizzazioni di assistenza al suicidio.

In data odierna il Consiglio federale è giunto alla conclusione che una disposizione del genere concretizzerebbe semplicemente gli obblighi che già risultano dal diritto vigente (art. 115 Codice penale e art. 119 Codice penale militare). Già oggi infatti, perché sia permessa l'assistenza al suicidio, la persona che desidera morire deve essere capace di intendere e volere e sufficientemente informata. Il concetto dei "motivi egoistici" consente poi già oggi di procedere contro eventuali abusi finanziari nell'ambito dell'assistenza organizzata al suicidio.

Una modifica di legge del genere potrebbe, d'altro canto, comportare diversi svantaggi. In particolare legittimerebbe ufficialmente le organizzazioni di assistenza al suicidio, il che potrebbe costituire un incentivo a ricorrere ai loro servizi. Inoltre la modifica di legge proposta troverebbe scarsa approvazione proprio nelle cerchie mediche. Nella procedura di consultazione l'associazione professionale dei medici si era infatti pronunciata contro la trasformazione dell'assistenza al suicidio in un'attività medica e aveva chiesto che la prescrizione di una sostanza letale rimanesse nell'ambito della responsabilità personale del singolo medico.

Dopo aver nuovamente esaminato la situazione, il Consiglio federale è convinto che i mezzi legali esistenti siano sufficienti per combattere eventuali abusi - come per esempio l'assistenza al suicidio prestata a persone incapaci di intendere e volere, la somministrazione di pentobarbitale sodico senza prescrizione medica o lo stoccaggio illegale di tale narcotico. Le pertinenti disposizioni di diritto penale, insieme alla legge sugli agenti terapeutici, alla legge sugli stupefacenti e alle regole deontologiche, offrono alle autorità strumenti appropriati per infliggere efficaci sanzioni di diritto penale, amministrativo e civile. Tali strumenti hanno inoltre il vantaggio di essere flessibili e orientati alla pratica e garantiscono un equilibrio ragionevole tra l'obbligo di protezione statale e il rispetto della libertà personale.

Migliorare l'autodeterminazione nella fase finale della vita

Il Consiglio federale continua riconoscere la priorità della prevenzione dei suicidi. Si prevede che il numero annuo di suicidi in Svizzera, rimasto costante per anni, aumenterà in futuro a causa dell'invecchiamento della popolazione. Per tale motivo il Consiglio federale intende continuare a incentivare la prevenzione dei suicidi e le cure palliative, nonché l'assistenza e la cura delle persone affette da malattie incurabili, letali e/o croniche, ponendo l'accento sul miglioramento dell'autodeterminazione nella fase finale della vita. A tal fine le alternative al suicidio devono essere rese note alla popolazione.

Il Consiglio federale ha incaricato il Dipartimento federale dell'interno (DFI) di verificare la possibilità di proseguire la Strategia nazionale in materia di cure palliative in scadenza alla fine del 2012. Inoltre il DFI sosterrà i Cantoni nell'introduzione del programma "Alleanza contro la depressione" per il riconoscimento precoce e l'ottimizzazione del trattamento delle depressioni. Infine il DFI istituirà un gruppo di lavoro interdipartimentale che proponga misure per una migliore conciliabilità dell'attività lavorativa e dell'assistenza a parenti affetti da malattie incurabili (p. es. congedo o assegni di assistenza).


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