Conclusione della presidenza svizzera del Consiglio d’Europa

Berna, 11.05.2010 - Oggi, a Strasburgo la Consigliera federale Micheline Calmy-Rey ha ceduto la presidenza semestrale del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa al suo omologo macedone, Antonio Milososki. La responsabile del Dipartimento federale degli affari esteri ha colto l’occasione per presentare le principali conquiste della presidenza svizzera, iniziata il 18 novembre 2009.

Durante la 120a sessione del Comitato dei Ministri a Strasburgo, Micheline Calmy-Rey, responsabile del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), ha ceduto la presidenza del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa al suo successore, il ministro degli affari esteri della «ex Repubblica iugoslava di Macedonia» Antonio Milošoski.  

Prima di cedere il testimone, Micheline Calmy-Rey ha presentato il rapporto della presidenza svizzera sulle attività condotte tra il 18 novembre 2009 e l’11 maggio 2010. La responsabile della diplomazia svizzera si è detta molto soddisfatta dei risultati della Conferenza di alto livello di Interlaken sul futuro della Corte europea dei diritti dell’uomo, punto culminante della presidenza svizzera. «Con la Dichiarazione e il Piano d’azione di Interlaken, abbiamo gettato fondamenta importanti per consolidare il processo di riforma della Corte. Il buon funzionamento della Corte è importante per la salvaguardia dei diritti dell’uomo sul continente europeo», ha dichiarato. 

Durante la sua presentazione davanti al Comitato dei Ministri, la Consigliera federale Micheline Calmy-Rey ha precisato di aver voluto prestare un’attenzione particolare al rafforzamento del ruolo politico del Consiglio d’Europa, recandosi personalmente in Georgia e in Bosnia ed Erzegovina. «Ho incoraggiato le autorità di questi due Paesi a proseguire gli sforzi per rispettare pienamente gli impegni assunti al momento dell’adesione all’Organizzazione, garantendo al contempo il pieno appoggio del Consiglio d’Europa alle loro riforme», ha affermato. In gennaio, la responsabile del DFAE si è recata in Georgia allo scopo di sostenere gli sforzi del Commissario per i diritti dell’uomo Thomas Hammarberg e di ottenere un miglior accesso all’Ossezia del Sud e all’Abcasia. In seguito alla sentenza pronunciata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo nel dicembre 2009 nel caso Sejdic e Finci, la situazione già difficile in Bosnia-Erzegovina è diventata ancora più complessa. Per questo motivo, in aprile Micheline Calmy-Rey si è recata a Sarajevo per ricordare alle autorità e ai leader politici l’importanza attribuita dal Consiglio dei Ministri a una rapida soluzione dei problemi. 

In occasione di questa sessione ministeriale, i ministri degli affari esteri hanno tra l’altro avuto modo di esaminare la situazione in Bosnia-Erzegovina nell’ambito di una colazione informale. Durante la conferenza stampa congiunta delle presidenze uscente ed entrante, la responsabile del DFAE ha dichiarato in proposito: «Il Ministro Milososki ed io abbiamo rilasciato una Dichiarazione sulla Bosnia-Erzegovina esprimendo la nostra determinazione comune a sostenere questo Paese nella situazione attuale, esortandolo al contempo ad avviare le riforme attese da tempo». 

La presidenza svizzera ha inoltre proseguito gli sforzi dei suoi predecessori per favorire un ravvicinamento tra la Bielorussia e il Consiglio d’Europa. La presidente del Comitato dei Ministri ha discusso delle condizioni del ravvicinamento con il suo omologo bielorusso, ma anche con il presidente Lukashenko. La questione dell’abolizione della pena di morte, o in una prima fase di una moratoria, resta fondamentale. «Gli sforzi intrapresi dovranno essere portati avanti dalle prossime presidenze. Malgrado le grandi difficoltà, resto convinta che il ravvicinamento debba continuare per poter un giorno accogliere la Bielorussia nella nostra famiglia paneuropea», ha dichiarato Micheline Calmy-Rey.  

Durante i sei mesi della sua presidenza del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, la Svizzera ha posto l’accento su tre cardini: la salvaguardia dei diritti dell’uomo e il primato del diritto, il rafforzamento delle istituzioni democratiche nonché l’aumento della trasparenza e dell’efficacia del Consiglio d’Europa.


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