Troppo poca l’attenzione prestata ai simboli di pericolo dei prodotti chimici

Berna, 12.01.2010 - Sono 50 000 gli incidenti domestici con prodotti chimici che avvengono ogni anno in Svizzera e questo nonostante il fatto che essi siano contrassegnati con simboli di pericolo. In realtà, tali simboli sono praticamente sconosciuti alla popolazione e i consumatori attribuiscono loro troppo poca attenzione. È quanto emerge da uno studio condotto su incarico dell'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP).

In ogni economia domestica si trovano detersivi, impermeabilizzanti o smacchiatori spray contenenti prodotti chimici con proprietà pericolose. Fino al 2005 questi prodotti erano suddivisi in classi di tossicità. Da allora i pericoli sono segnalati con pittogrammi stampati in bianco e nero su sfondo arancione che indicano, ad esempio, se un prodotto è tossico, irritante o corrosivo. Inoltre, mediante le avvertenze di pericolosità e le frasi di sicurezza (frasi R e S), sono segnalati i pericoli derivanti dai prodotti e il modo per evitare incidenti.

Da uno studio condotto su incarico dell'UFSP è emerso che i consumatori prestano raramente attenzione ai simboli di pericolo. Le persone interpellate hanno affermato di valutare i prodotti non in considerazione delle informazioni sull'imballaggio bensì selettivamente, ossia, ad esempio, in base a una dicitura stampata o al colore dell'imballaggio. In tal modo, un prodotto contenuto in un imballaggio verde è considerato poco pericoloso, anche se provvisto di un simbolo di pericolo.
Per valutare la pericolosità entrano in linea di conto altri fattori, quali il punto di vendita, che può essere un grande magazzino o un negozio specializzato. In generale, i prodotti acquistabili in un selfservice sono considerati innocui, anche se potrebbero rivelarsi molto pericolosi, ad esempio per i bambini. Sulla base di questi risultati sorge la domanda se anche in futuro i prodotti particolarmente pericolosi non dovrebbero essere venduti solo in punti di vendita dotati di servizio e consulenza. Lo studio mostra tuttavia che la consulenza lascia alquanto a desiderare: solo la metà del personale di vendita ha fornito alla clientela consigli di propria iniziativa, mentre nessuno ha reso attenti i consumatori sugli specifici pericoli dei prodotti, sulle relative misure di protezione necessarie e sul loro corretto smaltimento. Pertanto, non sono state adempite le condizioni fondamentali poste al personale di vendita. Sulla scorta di questi risultati, l'UFSP si è rivolto alle associazioni mantello del settore, esortandole ad adottare misure per ovviare a queste carenze.
Un'ulteriore misura esaminata dall'UFSP consiste nell'introduzione di un obbligo di perfezionamento per le persone che forniscono prodotti chimici particolarmente pericolosi. Ciò implica la modifica dell'ordinanza sulla competenza specifica richiesta per la fornitura di sostanze e preparati particolarmente pericolosi.

Quasi la metà delle persone interrogate ha espresso la convinzione che le classi di tossicità costituiscono tuttora il sistema ufficiale di caratterizzazione. La maggior parte di esse ritiene che i prodotti privi di designazione della classe di tossicità siano innocui, anche se contrassegnati da simboli di pericolo. Il nuovo sistema di pittogrammi è ancora troppo poco noto e per questo occorre provvedere affinché esso sia maggiormente radicato tra le conoscenze dei consumatori.

Lo studio funge da base per l'attuazione di future misure di informazione dell'UFSP. Rientra tuttavia nella sfera delle responsabilità dell'individuo prestare attivamente attenzione agli elementi per la comunicazione del pericolo e di comportarsi di conseguenza. Per questo vale il principio secondo cui il colore arancione sta a indicare i possibili pericoli.


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UFSP, Heribert Bürgy, Divisione prodotti chimici, telefono 031 322 95 05 o media@bag.admin.ch



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