Il Consiglio federale non vuole vietare le esportazioni di materiale bellico

(Ultima modifica 14.10.2009)

Berna, 29.09.2009 - Da anni la Svizzera sottopone le esportazioni di materiale bellico a controlli efficaci e rigorosi. Il Consiglio federale è però contraria al divieto totale delle esportazioni, richiesto nella sua iniziativa dal Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSsE). Per la votazione del 29 novembre 2009, esso raccomanda quindi un chiaro «no».

Oltre 5 000 posti di lavoro in Svizzera dipendono dalla produzione dei beni d'armamento destinati all'esportazione e sarebbero minacciati se l'iniziativa fosse accettata. Ciò comporterebbe inoltre la perdita di un importante know-how per l'industria svizzera. Molte innovazioni originariamente sviluppate per l'industria dell'armamento sono state successivamente applicate in ambito civile. Per le regioni particolarmente colpite dal divieto di produzione di materiale bellico, l'iniziativa propone il sostegno obbligatorio da parte della Confederazione per dieci anni. Non esistendo tuttavia alcuna base legale per tale sostegno, esso interverrebbe troppo tardi.

Un divieto totale delle esportazioni di beni d'armamento avrebbe gravi conseguenze per la sicurezza nazionale. Se dovesse limitarsi al mercato svizzero, l‘industria dell'armamento non potrebbe sopravvivere e la produzione dovrebbe essere trasferita all'estero. Per l'acquisto del proprio materiale l'esercito dipenderebbe pertanto dai Paesi esteri.

Gli autori dell'iniziativa sfondano porte aperte chiedendo che la Svizzera sostenga gli sforzi internazionali in materia di disarmo e di controllo degli armamenti. Si tratta di un obiettivo di politica estera che il nostro Paese persegue da tempo. Negli organismi internazionali si impegna per l'adozione di accordi vincolanti sul commercio delle armi, una maggiore trasparenza e controlli più rigorosi. La Svizzera stessa applica criteri di autorizzazione molto precisi per l'esportazione di materiale bellico. Le forniture a parti in conflitto o a Stati che hanno violato in modo grave e sistematico i diritti umani non vengono autorizzate. Dato che la Svizzera reagisce immediatamente agli abusi bloccando le esportazioni o emanando sanzioni, questi sono molto rari.

Per i suddetti motivi il Consiglio federale respinge l'iniziativa del GSsE per il divieto di esportare materiale bellico. Inoltre, vista la difficile situazione in cui si trova attualmente il mercato del lavoro, la deliberata soppressione di migliaia di impieghi non sarebbe giustificabile, neppure avanzando argomenti pertinenti.


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