Rapporto sulla recidività dopo una pena privativa della libertà

Berna, 14.01.2000 - -

Il rapporto di Claudio Besozzi presentato oggi con il titolo "Die (Un)fähigkeit zur Veränderung" è uno studio sulla recidività dopo aver scontato la prima pena privativa della libertà. Esso è stato ordinato e finanziato dall'Ufficio federale di giustizia (UFG) e rinvia a una raccomandazione del Consiglio d'Europa del 1975 per la creazione di una statistica sulla recidività. Si basa su tre progetti parziali dell'Ufficio federale di giustizia (UFG) e dell'Ufficio federale di statistica (UFS), segnatamente la statistica dei detenuti, il catalogo degli stabilimenti penitenziari e il progetto "Rückfall und Bewährung". Claudio Besozzi, autore del presente rapporto sintetico, ha diretto i tre progetti che erano stati disciplinati nell'ordinanza sulla statistica dei penitenziari e che, dopo la revisione della legge sulla statistica federale, hanno beneficiato di un'altra base legale vincolante per le statistiche sulla criminalità.

Rapporto sintetico sulla recidività

Il rapporto è il risultato di un'analisi qualitativa sulla recidività dopo aver scontato la prima pena privativa della libertà. I pertinenti rilevamenti sono stati fatti negli anni dal 1989 al 1993. Dal 1994 al 1996 l'autore aveva redatto all'uopo tre rapporti ora riuniti nel presente rapporto sintetico. Quanto alla metodologia, i risultati del rapporto sintetico si sono basati su 47 interviste prima della liberazione e 20 interviste dopo la reintegrazione nello stabilimento. I detenuti sono stati intervistati in merito ai precedenti, alla natura dei reati perpetrati, al modo in cui hanno vissuto la detenzione, alle esperienze fatte dopo la liberazione e alla recidiva. Come punto di partenza sono serviti un raffronto sistematico delle carriere, l'identificazione di processi che favoriscono o no la riabilitazione del condannato e il riesame della detenzione in quanto interazione tra detenuti e condizioni di detenzione.

Riassunto dei risultati del rapporto

Il rapporto distingue i fattori che influenzano la recidiva o la riabilitazione dei condannati liberati. Secondo il rapporto, la recidiva è altamente probabile quando il reato è l'ineluttabile conseguenza di una tossicomania, quando quest'ultima ha avuto effetti positivi per l'autore oppure questi, neutralizzato il senso di responsabilità, declina qualsiasi colpa personale. Per contro, la riabilitazione di un condannato è fortemente favorita dalla consapevolezza che il reato non era un buon mezzo per giungere al fine, che vi erano altre possibilità di agire in modo legale e, infine, si riconosce di aver commesso uno sbaglio, ci si rende conto delle conseguenze dell'atto e si è pronti ad assumersene le responsabilità.

Il singolo è responsabile

Il rapporto sintetico pone l'accento sull'individuo come soggetto responsabile dei propri atti e giunge alla conclusione che la riabilitazione del condannato o la recidività non dipendono soltanto dalla pressione o dalla stigmatizzazione sociale, e tanto meno dalle condizioni di detenzione, bensì dal fatto che l'individuo agisce in interazione con l'ambiente. Anche quando le condizioni di detenzione sono modificate, tali propositi rimangono immutati. Infatti, secondo il rapporto, per una futura recidiva non sono determinati le condizioni specifiche di detenzione, ma il modo in cui l'individuo reagisce di fronte a siffatte condizioni. Non tutti i detenuti sono capaci di profittare delle occasioni di riabilitazione loro offerte; possono farlo soltanto i condannati che possono e desiderano beneficiare di un tirocinio sociale, sono pronti ad assumersi delle responsabilità e a riconoscere la propria colpa. Conseguentemente, il raffronto del condannato con i suoi reati è la condizione necessaria per qualsiasi riabilitazione.

Anche la detenzione preventiva è vissuta come una pena

Lo studio ha anche evidenziato che, oltre alla condanna, sono già vissuti come pena la detenzione preventiva e il processo. L'autore del rapporto chiede pertanto che la detenzione preventiva sia ordinata con maggiore cautela e raccomanda la mediazione in quanto interazione tra l'autorità del giudizio e il delinquente.

Conferma dei progetti pilota dell'UFG nel campo dell'esecuzione delle pene e delle misure

Queste conclusioni confermano anche i risultati attuali di progetti pilota nel campo dell'esecuzione delle pene e delle misure sussidiati dall'UFG. Un certo numero di questi progetti pilota è giunto a termine e i rapporti finali sono stati redatti. In generale è possibile rilevare che tutti i progetti pilota concernenti prioritariamente i bisogni dell'individuo e approntano le pertinenti misure di promovimento hanno successo. Tutti questi tentativi partono dall'idea che è necessario responsabilizzare maggiormente l'individuo e pertanto aumentare le sue competenze sociali. Questa è la preoccupazione che caratterizza anche l'attuale revisione della parte generale del Codice penale (CP).


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