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Entra in vigore il Protocollo di Kyoto: una tappa importante nella lotta contro i cambiamenti climatici

COMUNICATO STAMPA

Entra in vigore il Protocollo di Kyoto: una tappa importante nella lotta
contro i cambiamenti climatici

Il Protocollo di Kyoto, che fissa obiettivi quantificati di riduzione dei
gas serra nei Paesi industrializzati, entrerà in vigore domani, 16 febbraio
2005. Questa importante tappa nella lotta contro i cambiamenti climatici
rafforza la responsabilità del nostro Paese per la riduzione delle emissioni
di gas serra, come sottolinea il capo del DATEC Moritz Leuenberger. Tutti i
Paesi industrializzati, Svizzera compresa, sono ormai tenuti a ridurre le
emissioni di tali gas, sotto pena di sanzioni.

"L'entrata in vigore del Protocollo di Kyoto rafforza la politica svizzera
in materia di riduzione delle emissioni di gas serra e ci ricorda il nostro
dovere nell'ambito dell'attuazione della legge sul CO2", sottolinea Moritz
Leuenberger, capo del Dipartimento federale dell'ambiente, dei trasporti,
dell'energia e delle comunicazioni (DATEC). Secondo il Consigliere federale,
questo importante atto politico mostra la capacità della comunità
internazionale di reagire ai cambiamenti climatici, sebbene occorrano ancora
delle misure supplementari. Stando alle stime degli esperti, infatti, i
risultati previsti (riduzione del 5 per cento rispetto al 1990 delle
emissioni di gas serra nei Paesi industrializzati entro il 2012) non
basteranno ad impedire un ulteriore aumento del riscaldamento climatico, che
alla fine del secolo potrebbe raggiungere livelli pericolosi per l'uomo e
gli ecosistemi.

Occorre pertanto sperare che le prime misure adottate dai Paesi
industrializzati vengano rafforzate e che gli Stati Uniti ed i grandi Paesi
in via di sviluppo come la Cina, l'India ed il Brasile, responsabili di una
grossa fetta delle emissioni di CO2, si assumano le loro responsabilità e
contribuiscano al raggiungimento degli obiettivi di riduzione a livello
mondiale. A partire dal 2015, la metà delle emissioni di gas serra sarà
infatti prodotta proprio dai Paesi in via di sviluppo. La discussione sul
futuro della politica climatica internazionale è stata avviata, seppur con
molte difficoltà, in occasione della Conferenza mondiale sul clima tenutasi
nel dicembre 2004 a Buenos Aires.

Riduzione dei gas serra: una sfida anche per la Svizzera

Nel nostro Paese, le emissioni dei sei gas serra regolati dal Protocollo
(biossido di carbonio, metano, ossido di azoto ed i gas sintetici HFC, PFC e
SF6) provengono da diversi settori, in particolare energia, trasporti,
agricoltura e rifiuti. Le misure adottate in ognuno di essi hanno permesso
di stabilizzare le emissioni al livello del 1990, ma questo non è
sufficiente per adempiere all'impegno assunto con il Protocollo di Kyoto (-8
per cento rispetto al 1990). Occorrono misure supplementari, soprattutto per
ridurre le emissioni di biossido di carbonio (CO2), di gran lunga il maggior
responsabile dell'effetto serra in Svizzera (circa l'80 per cento delle
nostre emissioni).

A tal fine, il Consiglio federale ha inviato in consultazione quattro
varianti per il raggiungimento dell'obiettivo fissato dalla legge sul CO2,
che mira a ridurre le emissioni di questo gas del 10 per cento entro il
2010. Gli strumenti considerati dalle diverse varianti sono i meccanismi di
flessibilità, la tassa sul CO2 ed il "centesimo per il clima", elaborato
dall'Unione petrolifera. Sulla base dei risultati della consultazione,
conclusasi il 20 gennaio scorso  il DATEC presenterà le sue proposte al
Consiglio federale nella primavera di quest'anno. Il Governo si occuperà
inoltre della questione nel corso della seduta di clausura del 23 marzo
prossimo.

Meccanismi di flessibilità, scambio delle emissioni, pozzi di carbonio e
sanzioni

Per adempiere all'impegno assunto con il Protocollo di Kyoto, la Svizzera
può avvalersi dei "meccanismi di flessibilità" previsti da quest'ultimo. Può
ad esempio tenere conto di progetti di riduzione dei gas serra finanziati in
Paesi terzi (industrializzati o in via di sviluppo) e scambiare certificati
di emissione. Nel corso della consultazione, il Consiglio federale ha
presentato delle proposte per l'impiego di questi meccanismi. Un'altra
possibilità è infine quella di creare "pozzi di carbonio", ovvero foreste o
terreni agricoli che, grazie ad una particolare utilizzazione, fissano una
parte del CO2 atmosferico. Entro la fine del 2006 la Svizzera dovrà
comunicare alla Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici se
intende o meno adottare tale soluzione.

Se uno Stato non raggiunge l'obiettivo fissato per il periodo 2008-2012, è
tenuto a realizzare le riduzioni mancanti, maggiorate del 30 per cento a
titolo di penalità, durante il secondo periodo d'adempimento. Un'ulteriore
sanzione per lo Stato interessato potrebbe inoltre essere la limitazione
della possibilità di ricorrere ai "meccanismi di flessibilità".

Berna, 15 febbraio 2005

DATEC  Dipartimento federale dell'ambiente,

dei trasporti, dell'energia e delle comunicazioni

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