Nel corso della prima seduta, le
due delegazioni hanno illustrato le rispettive posizioni in merito
all'estensione dell'Accordo sulla libera circolazione delle persone.
Rappresentanti dei nuovi Stati membri[1] hanno assistito alle
discussioni. Il mandato negoziale del Consiglio federale prevede che la Svizzera
non debba essere sfavorita, dal profilo delle limitazioni all'ammissione,
rispetto agli attuali 15 Stati membri dell'UE. L'accesso al mercato del lavoro
sarà aperto gradualmente anche ai nuovi Stati membri. L'UE consente ai membri
attuali di mantenere per sette anni al massimo, nei confronti dei nuovi Stati
membri, le restrizioni all'ammissione volte a proteggere il mercato del lavoro
nazionale.
La
delegazione svizzera è presieduta dal direttore supplente dell'IMES, Dieter
Grossen, mentre la delegazione dell'UE è guidata da Matthias Brinkmann, capo
dell'unità competente in seno alla Direzione generale delle Relazioni esterne
della Commissione europea. Per negoziare l'adeguamento dell'Accordo nei settori
della sicurezza sociale e del riconoscimento dei diplomi sono stati formati dei
sottogruppi appositi.
La Svizzera
e l'UE hanno manifestato l'intenzione di concludere i negoziati entro la fine
dell'anno.
In
Svizzera, l'esito dei negoziati con l'UE sarà sottoposto al vaglio delle Camere
federali, la cui ratifica sottostà al referendum facoltativo. Con ogni
probabilità, l'estensione dell'Accordo non entrerà dunque in vigore prima del
2005.
A seguito dell'allargamento
dell'UE, la Svizzera estenderà ai nuovi Stati membri dell'UE anche gli altri
accordi bilaterali. Il mercato interno dell'UE conterà quindi circa 450 milioni
di persone. Ciò costituisce una svolta importante e un'opportunità per
l'economia svizzera, cui si aprono, grazie all'estensione dell'accordo sulla
libera circolazione, interessanti prospettive di reclutamento della manodopera
qualificata ed ausiliaria.
I negoziati non influiranno sulle
misure accompagnatorie che entreranno in vigore il 1° giugno 2004 e che si
applicheranno anche ai lavoratori provenienti dai nuovi Stati membri dell'UE.
Tali misure sono volte a proteggere i lavoratori svizzeri dal dumping salariale
e sociale.
Bilancio
positivo dei primi dodici mesi
Il primo
incontro negoziale è stato preceduto dalla seconda seduta annuale del Comitato
misto Svizzera-UE. Il bilancio è ritenuto positivo da entrambe le parti.
L'applicazione dell'Accordo sulla libera circolazione delle persone, in vigore
dal 1° giugno 2002, non ha sollevato problemi degni di nota. Come previsto, la
domanda di permessi di dimora e di lavoro è stata elevata. Il contingente annuo
di 15'000 permessi destinati alla manodopera dell'UE è stato esaurito nei primi
dieci mesi. È questo un fenomeno d'assestamento riconducibile ad esempio alla
trasformazione dei permessi per frontalieri. La quota di immigrati più
consistente è costituita dai cittadini tedeschi.
Altre
informazioni:
Annette
Zunzer, Sevizio d'informazione DFGP, tel. + 41 (0)31 322 40
40
Mario Tuor,
Responsabile dell'informazione IMES, tel. +41 (0)76 515 23
72
[1] Il 1° maggio 2004 entreranno
a far parte dell'UE i dieci Stati seguenti: Polonia, Repubblica ceca, Ungheria,
Slovacchia, Lituania, Lettonia, Slovenia, Estonia, Cipro e
Malta