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La politica estera svizzera tra il possibile e l'auspicabile

DIPARTIMENTO FEDERALE
DEGLI AFFARI ESTERI
Berna, 23 maggio 2002

Comunicato stampa

La politica estera svizzera tra il possibile e l'auspicabile

Oggi a San Gallo, in occasione di una conferenza al Simposio ISC dell'
Università di San Gallo, il consigliere federale Joseph Deiss, capo del
Dipartimento federale degli affari esteri, ha valutato l'attuabilità degli
obiettivi della politica estera svizzera. Il tema della manifestazione era
"pushing limits - questioning goals".

"La politica estera è una politica di interessi. Ciò che è auspicabile deve
anche essere fattibile". Secondo Joseph Deiss, per determinare ciò che è
auspicabile significa anche conoscere i propri limiti. Occorre inoltre
sondare in quale misura è possibile superarli o ampliarli. "Per questo conta
la creatività, l'impegno fruttuoso delle conoscenze e delle risorse nonché
la volontà di collaborare".

Premesso che lo scopo supremo sia la tutela dell'indipendenza e del
benessere della Svizzera, si prospettano per il futuro altri interessi
concreti: impegno per la pace, lotta alla povertà, promozione dei diritti
umani, della democrazia e della protezione dell'ambiente, nonché l'impegno
per gli interessi dell'economia svizzera all'estero. Questi obiettivi
palesano l'interesse della Svizzera - che guadagna un franco su due all'
estero - a relazioni pacifiche, corrette e stabili nel mondo.

"Per perseguire in modo efficace gli interessi del nostro Paese, per
padroneggiare la dimensione sempre più planetaria dei problemi attuali, l'
integrazione della Svizzera nelle organizzazioni multilaterali riveste un'
importanza fondamentale" ha sottolineato il ministro degli esteri Deiss.
"Quando un singolo Stato raggiunge inevitabilmente i limiti della propria
influenza, la comunità internazionale deve unire le proprie forze e il
nostro Paese deve poter far sentire la propria voce." In qualità di membro
dell'ONU, la Svizzera dispone più che mai di questa possibilità. Nel
contempo la recente decisione di aderire all'ONU costituisce un esempio di
"pushing limits", ossia della capacità di superamento dei propri limiti: 15
anni fa era assolutamente impensabile.

I limiti degli impegni della Svizzera nella politica estera sono ancorati
nelle leggi e nella Costituzione. Il nostro Paese - anche in qualità di
membro dell'ONU - non parteciperà infatti alle operazioni volte a imporre la
pace ma solo a quelle per la promozione della pace.