Stemma della Svizzera

CONFOEDERATIO HELVETICA
Le autorità federali della Confederazione Svizzera

Home page
Mail
Cerca

Conferenza mondiale sul clima: l'Aia (NL), 13-24 novembre 2000: Per la Svizzera, le emissioni di CO2 devono essere ridotte dapprima nei Paesi industrializzati


COMUNICATO STAMPA

Conferenza mondiale sul clima: l'Aia (NL), 13-24 novembre 2000

Per la Svizzera, le emissioni di CO2 devono essere ridotte dapprima nei
Paesi industrializzati

Per lottare contro l'effetto serra e il surriscaldamento climatico, i Paesi
industrializzati devono innanzitutto ridurre le emissioni di CO2 dentro i
propri confini. Il commercio dei diritti d'emissione previsto dal Protocollo
di Kyoto deve essere utilizzato in modo sussidiario. La Svizzera difenderà
questa posizione nel corso della 6a Conferenza delle Parti aderenti alla
Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si svolgerà
all'Aia dal 13 al 24 novembre prossimi. I negoziati sulle modalità di
attuazione del Protocollo dovranno concludersi in occasione del Vertice, che
spianerà la via alla ratifica dell'accordo e alla realizzazione delle misure
di protezione del clima a livello mondiale. Il Consigliere federale Moritz
Leuenberger, capo dell'ATEC, sarà alla guida della delegazione svizzera.

L'utilizzazione delle energie fossili e la deforestazione contribuiscono
massicciamente al surriscaldamento del clima attraverso l'emissione di gas a
effetto serra. Se non si farà nulla per ridurre le emissioni, gli scienziati
prevedono che la temperatura media dell'atmosfera terrestre potrebbe
aumentare da 1,5 a 6 gradi entro il 2100. Il livello dei mari potrebbe
innalzarsi di 50 cm. Questi cambiamenti climatici avrebbero delle
conseguenze ecologiche, economiche e sociali catastrofiche.

Onde limitare le emissioni dei gas a effetto serra, i Paesi hanno adottato
nel 1992 la Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Nel
1997, il Protocollo di Kyoto ha integrato tale impegno definendo per ogni
Paese industrializzato un obiettivo di riduzione delle rispettive emissioni.
Il Protocollo è stato firmato dalla Svizzera, che si è impegnata a ridurre
le sue emissioni di gas a effetto serra dell'8%, rispetto al 1990.

Tra gli strumenti di riduzione possibili, il Protocollo di Kyoto prevede dei
meccanismi economici: l'attuazione congiunta (tra Paesi industrializzati), i
permessi di emissioni negoziabili (tra Paesi industrializzati e Paesi in via
di sviluppo), un meccanismo per lo sviluppo pulito (tra Paesi
industrializzati). Inoltre, il Protocollo di Kyoto autorizza la sottrazione
del CO2 immagazzinato dalle foreste al momento dell'allestimento del
bilancio delle emissioni.

La COP 6 deve adottare regole e modalità che stabiliscano in dettaglio
l'applicazione di tali meccanismi. I negoziati verteranno in particolare
sulla parte delle riduzioni che potranno essere realizzate fuori dei confini
nazionali, sulla considerazione delle foreste come serbatoi di CO2, nonché
sul rispetto degli obblighi.

La Svizzera favorevole a un sistema forte

La Svizzera si adopererà per far rispettare gli impegni presi a Kyoto e per
ridurre le emissioni nei Paesi industrializzati. In tale ottica, s'impegnerà
in particolare:

- per un'utilizzazione trasparente dei meccanismi del Protocollo di Kyoto
(attuazione congiunta, permessi di emissioni negoziabili, meccanismo per uno
sviluppo pulito). L'attuazione non deve gravare sull'ambiente ed essere
efficace dal punto di vista economico. La trasparenza deve essere garantita
mediante la consultazione dei vari ambienti coinvolti, in particolare delle
ONG dei Paesi in via di sviluppo. Il commercio dei diritti d'emissione deve
essere utilizzato in modo sussidiario. La Svizzera avanzerà una proposta
affinché tale commercio dei diritti d'emissione sia possibile soltanto con
riduzioni supplementari rispetto agli obblighi assunti nel Protocollo di
Kyoto;

- per una considerazione limitata della biomassa (p. es. le foreste) quale
contributo alla  riduzione delle emissioni di CO2 (serbatoi di CO2). Entrano
in linea di conto soltanto le quantità accertate. L'utilizzazione dei
serbatoi non deve dissuadere gli Stati dall'adottare misure attive di
riduzione delle emissioni, che rimane l'obiettivo principale della
Convenzione;

- per un sistema forte e credibile che consenta di far rispettare gli
impegni assunti. Le misure variano dall'assistenza tecnica ai Paesi che
hanno difficoltà a onorare gli impegni assunti, sino alle conseguenze
vincolanti (con impatto economico) nei casi di mancato rispetto degli
impegni. Tali conseguenze devono essere efficaci anche sul piano ambientale,
compensando i danni causati all'ambiente. La Svizzera appoggia la creazione
di un fondo finalizzato all'attribuzione di crediti a progetti che riducono
le emissioni di CO2.

La Svizzera applica già il Protocollo di Kyoto

La legge sul CO2, entrata in vigore il 1° maggio scorso, è un'applicazione
degli impegni presi con la firma del Protocollo di Kyoto. L'obiettivo della
legge è una riduzione, entro il 2010, del 10% delle emissioni di CO2
rispetto al 1990, ossia l'equivalente dell'obiettivo di Kyoto per la
Svizzera (cfr. schede sulla Convenzione e sul Protocollo). Tale obiettivo
sarà raggiunto con le misure esistenti, con misure accettate liberamente e,
se ciò non fosse sufficiente, con una tassa sussidiaria che verrebbe
introdotta al più presto nel 2004. Le imprese che s'impegnano formalmente a
limitare le proprie emissioni saranno esentate dalla tassa. Attualmente il
governo sta negoziando con vari settori dell'economia l'attuazione di
accordi volontari.

La legge sul CO2 autorizza anche il settore privato ad utilizzare i
meccanismi economici previsti dal Protocollo di Kyoto. La Svizzera regolerà
l'impiego di questi strumenti conformemente alle decisioni che saranno prese
all'Aia.

Gli strumenti economici del Protocollo di Kyoto

L'attuazione congiunta (in inglese, Joint Implementation). È la
realizzazione in comune di progetti per la protezione del clima tra due
Paesi industrializzati, uno in qualità di investitore e l'altro in veste di
Paese ospitante (generalmente dell'Europa centrale e orientale); «unità di
riduzione delle emissioni» sono trasferite dal Paese ospitante al Paese
investitore.

Il meccanismo per uno sviluppo pulito (in inglese Clean Development
Mechanism). Si tratta di un meccanismo finanziato dai Paesi industrializzati
per la promozione dello sviluppo sostenibile nei Paesi in via di sviluppo.
Esso consente la realizzazione di progetti comuni per la protezione del
clima nei Paesi in via di sviluppo, analogamente all'attuazione congiunta.
«Riduzioni di emissioni certificate» sono trasferite dal Paese ospitante al
Paese industrializzato.

Lo scambio dei diritti di emissione (in inglese Emissions Trading). È il
commercio delle emissioni tra Paesi industrializzati. Le emissioni scambiate
sono le emissioni del Paese re in eccedenza rispetto agli obblighi assunti
nel Protocollo di Kyoto.

Il mercato mondiale degli investimenti nell'ambito dei meccanismi è valutato
a 20-30 miliardi di $ US, per il primo periodo di impegni (2008-2012).

Che cos'è un serbatoio di CO2?

Nel gergo della Convenzione, il termine "serbatoio" indica i processi che
legano a medio e lungo termine il CO2, contribuendo in tal modo a ridurre le
concentrazioni di tale gas nell'atmosfera. Gli ecosistemi, in particolare le
foreste, i terreni agricoli e gli oceani possono funzionare come serbatoi
naturali di CO2.

Le capacità di stoccaggio dei serbatoi di CO2 non sono illimitate. La
crescita degli alberi è un serbatoio di CO2 poiché consente di legare per un
lungo periodo il CO2. Il "serbatoio" è pieno quando la crescita degli alberi
è giunta al termine, ovvero nell'arco di 100-300 anni alle nostre latitudini
o di 30-150 anni nei Tropici. Quando la foresta viene sfruttata in maniera
intensiva, si trasforma in una fonte di emissioni: il CO2 contenuto nella
legna è liberato dalla decomposizione e/o combustione o dall'eliminazione
della legna che è stata utilizzata come materiale di costruzione. Il
bilancio del CO2 è equilibrato se la foresta è gestita in maniera
sostenibile, ossia quando non viene raccolta più legna di quanta ne cresca.

A seconda dei metodi di coltivazione utilizzati, anche i terreni agricoli
possono fungere da serbatoi in seguito alla concentrazione di CO2. La
formazione di humus aumenta il tenore di carbonio nel suolo. Se invece
l'utilizzazione dei terreni comporta un fenomeno d'erosione o una
diminuzione dello strato di humus, il suolo libera del carbonio diventando
così una fonte di CO2.

Berna, 9 novembre 2000

ATEC     Dipartimento federale dell'Ambiente, dei Trasporti, dell'Energia e
delle Comunicazioni
Servizio stampa

Informazioni:

Philippe Roch, direttore dell'Ufficio federale dell'ambiente, delle foreste
e del paesaggio (UFAFP), tel. 031 322 93 01
Beat Nobs, ambasciatore, capo della Divisione Affari internazionali, Ufficio
federale dell'ambiente, delle foreste e del paesaggio (UFAFP), tel. 031 322
93 23
José Romero, sezione Convenzioni, Ufficio federale dell'ambiente, delle
foreste e del paesaggio (UFAFP), tel. 031 322 68 62

Allegati:

Elenco dei membri della delegazione svizzera
Grafici: Emissioni di gas a effetto serra in Svizzera in equivalenti CO2 /
Emissioni di gas a effetto serra nei quattro settori principali in Svizzera
Schede: La Convenzione e il Protocollo / Le poste in palio alla COP6 / La
politica sul clima della Svizzera / L'incidenza dei cambiamenti climatici in
Svizzera

Internet:

L'inventario delle emissioni di gas a effetto serra può essere consultato
sul sito: http://www.admin.ch/buwal/klima/f/inventare.htm.
Una banca dati sulle emissioni di gas a effetto serra dei Paesi
industrializzati figura anche nel sito:
http://www.unfccc.de/resource/tempemis.html.
Si veda anche il sito del Panel intergovernativo sui cambiamenti climatici:
http://www.ipcc.ch