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"Centro Svizzero" di Milano: nessun pregiudizio per il fisco milanese - Kurt Hauri

Comunicato stampa

del prof. Paolo Bernasconi (d'intesa con il Capo del Dipartimento
federale delle finanze)

"Centro Svizzero" di Milano: nessun pregiudizio per il fisco milanese -
Kurt Hauri scagionato

L'avvocato Paolo Bernasconi ha concluso l'inchiesta amministrativa
conferitagli dal Dipartimento federale delle finanze (DFF) su un
pagamento d'imposte poco chiaro del 1978. Una ipotizzabile corruzione di
autorità fiscali italiane da parte del DFF, come si poteva inizialmente
credere sulla base degli atti, è con una probabilità che rasenta la
certezza esclusa. Eventuali violazioni degli obblighi di servizio sono
prescritte. L'avvocato Bernasconi non propone misure di diritto
amministrativo. Tuttavia, allo scopo di chiarire l'aspetto penale di
questioni collaterali, raccomanda di trasmettere il fascicolo al
Ministero pubblico della Confederazione. In particolare l'inchiesta ha
permesso di scagionare completamente l'allora Capo del Servizio
giuridico del DFF e attuale presidente della Commissione federale delle
banche (CFB), signor Kurt Hauri.

Il 4 febbraio 2001 la "SonntagsZeitung" ha pubblicato una nota interna
del DFF risalente all'anno 1978, secondo cui il DFF avrebbe voluto
"liquidare all'italiana" un  debito fiscale verso lo Stato italiano di
presunti 4,6 milioni di franchi con una liquidazione in contanti di
700'000 franchi. Nella fattispecie si trattava di un'imposta a titolo di
maggior valore immobiliare (INVIM) del "Centro Svizzero" di Milano. Il
documento pubblicato, che è stato preliminarmente sottoposto dallo
stesso giornale al DFF, ha condotto all'avvio di un'inchiesta
amministrativa affidata dal Consigliere federale Kaspar Villiger
all'avvocato Paolo Bernasconi. In particolare doveva essere chiarito se
nei suoi rapporti con un altro Paese la Svizzera avesse agito in modo
scorretto.

Supposizione erronea di un debito fiscale di gran lunga superiore

Dopo aver sentito numerose persone e compulsato voluminosi documenti (in
parte messi a disposizione dalla "SonntagsZeitung"), nel suo rapporto
l'avvocato Bernasconi è giunto alla conclusione che la Svizzera non ha
trattato scorrettamente il fisco italiano. Secondo uno di questi
documenti l'importo di 4,6 milioni di franchi non rappresentava
l'imposta dovuta, ma corrispondeva al valore fiscale dell'immobile.
Questa errata supposizione ripresa allora anche nel DFF spiega la nota
interna in questione.

Ricostruzione problematica di un pagamento

L'inchiesta ha inoltre evidenziato che i circa 700'000 franchi sono la
somma di differenti importi. Con un versamento di circa 244'000 franchi
è stata saldata l'imposta regolarmente accertata dall'autorità fiscale
milanese, per cui la Svizzera ha soddisfatto i suoi obblighi verso lo
Stato italiano. Problematica è per contro la ricostruzione dei rimanenti
468'000 franchi (valore convertito). Questo importo è stato versato
all'allora presidente del "Centro Svizzero" di Milano, nel frattempo
deceduto. Tutti gli indizi, compresi due moduli falsificati intestati
alle autorità fiscali milanesi, fanno piuttosto pensare che il "Centro
svizzero" di Milano, rispettivamente la Confederazione siano stati
oggetto di truffa.

Kurt Hauri completamente scagionato

L'inchiesta ha dimostrato che nessun funzionario del DFF attualmente in
carica è responsabile dei pagamenti in questione o di un'eventuale
insufficiente sorveglianza. Il titolare dell'inchiesta non raccomanda
pertanto misure organizzative o di diritto amministrativo. Inoltre, il
rapporto Bernasconi evidenzia che l'operazione è stata decisa e ordinata
dall'allora presidente del "Centro svizzero" di Milano di comune accordo
con l'allora direttore dell'Amministrazione federale delle finanze e con
il competente Servizio di cassa. Tutti i versamenti sono stati eseguiti
senza nessuna partecipazione dell'allora Capo del Servizio giuridico del
DFF e oggi presidente della Commissione federale delle banche Kurt
Hauri. Kurt Hauri è dunque completamente scagionato.

Il titolare dell'inchiesta raccomanda per contro di trasmettere il
fascicolo al Ministero pubblico della Confederazione per due motivi. In
primo luogo perché riguardo al pagamento di 468'000 franchi sul quale
non è ancora stata fatta luce potrebbero risultare elementi con
rilevanza penale e, in secondo luogo, perché non è da escludere che,
divulgando documenti, un ex-funzionario abbia violato il segreto
d'ufficio.

16 marzo 2001