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Contro gli atti di violenza - per un equo processo a Ocalan

Comunicato per la stampa

Contro gli atti di violenza - per un equo processo a Ocalan

Il Consiglio federale si pronuncia sulle azioni di estremisti curdi

Il Consiglio federale ritiene che non vi sia alcuna giustificazione
politica o di altro carattere per il ricorso alla violenza e non è
disposto a tollerare nemmeno in avvenire atti di violenza. Questa la sua
presa di posizione in merito a tre interventi parlamentari concernenti
le recenti azioni di curdi in Svizzera. Ciononostante, come ha ribadito
nella risposta alle interpellanze urgenti del Gruppo
radicale-democratico, del Gruppo Unione democratica di Centro e del
consigliere agli Stati solettese Rolf Büttiker, intende usufruire delle
sue possibilità d'azione a livello internazionale per migliorare la
posizione della popolazione curda e chiedere alla Turchia un equo
processo contro il capo del PKK Ocalan.

Comprensione per la difficile situazione dei curdi

Il Consiglio federale è consapevole della difficile situazione della
popolazione curda e negli ultimi anni è a più riprese intervenuto presso
l'OCSE e il Consiglio d'Europa per far accettare dalla Turchia il
riconoscimento dei diritti dell'uomo in favore dei curdi. Il Consiglio
federale continuerà, nell'ambito di tale piattaforma di trattative
multilaterali, a impegnarsi per migliorare la posizione della
popolazione curda. A titolo di buoni servizi, è anche disposto ad
esaminare il sostegno a iniziative internazionali atte a risolvere
politicamente la questione curda. Sia a Berna che ad Ankara le
competenti autorità federali faranno presente i loro desiderata alle
autorità turche; l'Incaricata d'affari turca a Berna ha già ricevuto
comunicazioni in tal senso.

Nessuna accondiscendenza nei confronti di chi ha violato il diritto

Per il Consiglio federale è però altrettanto chiaro che in uno Stato di
diritto non si possono tollerare atti di violenza. Per tali atti non vi
è giustificazione, né politica né di altra natura, che tenga. Lo Stato
di diritto può reggersi soltanto se i reati sono sanciti con fermezza;
non ci si può lasciar andare a una falsa accondiscendenza nei confronti
di chi ha violato il diritto. La Svizzera non può neppure tollerare che
stranieri disputano le loro controversie sul territorio svizzero.

Il Consiglio federale ha pertanto già deciso provvedimenti per
migliorare la protezione di installazioni poste sotto la responsabilità
della Confederazione come pure misure per rafforzare la protezione dello
Stato. Si tratta ora di condurre con celerità e decisione, ma anche con
la dovuta equità, le necessarie inchieste penali ed eseguire poi le
sentenze. Il Consiglio federale è inoltre d'avviso che le competenti
autorità federali e cantonali, fondandosi sulle esistenti basi legali,
debbano applicare con rigore tutta una serie di provvedimenti rilevanti
dal diritto in materia di stranieri e d'asilo. Per contro continua a non
ritenere opportuno proclamare il divieto del PKK.

Difficile collaborazione internazionale

Dato che gli atti di violenza commessi in tutta Europa sono stati
guidati da un comando centrale, il Consiglio federale si rende ben conto
che soltanto con una collaborazione internazionale è possibile far
fronte a una simile minaccia. È pertanto fermamente intenzionato a
sfruttare a pieno tutte le possibilità disponibili. La non appartenza
del nostro Paese all'Unione europea pone seri ostacoli a una nostra
piena partecipazione alla collaborazione europea in materia di
sicurezza.

Come mostrano i più recenti eventi, i corpi di polizia svizzera, vista
la concomitanza di più missioni di polizia di sicurezza, sono al limite
delle loro capacità. Di tale circostanza si dovrà tener conto
nell'ambito della verifica del sistema di sicurezza interna, da attuare
congiuntamente da Confederazione e Cantoni.

15 marzo 1999

DIPARTIMENTO FEDERALE DI GIUSTIZIA E POLIZIA
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