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La Svizzera a una svolta?


La Svizzera a una svolta?
Relazione del Consigliere federale Arnold Koller
per lapertura della Fiera Campionaria, Basilea,
8 marzo 1996

La Fiera Campionaria è nota a tutti gli Svizzeri, anche a coloro che non lhanno
mai visitata. Essa fa parte del nostro Paese, alla stessa stregua delle banche
e dellindustria e - siamo generosi - del Sechseläuten degli Zurighesi. Sono
contento di farmi latore delle felicitazioni e dei voti augurali del Consiglio
federale. Spero che organizzatori ed espositori abbiano, anche al termine della
MUBA, a rallegrarsi per i successi conseguiti e lalta quota di partecipazione.
Felicitazioni e voti augurali del Consiglio federale sono rivolti in modo
particolare ai 15 interlocutori commerciali, la cui presenza e interesse ci
rallegrano e onorano.

Con lenergica apertura musicale di oggi, la direzione della Fiera Campionaria
intende porre accenti nuovi. Sono impressionato e spero soltanto che gli
espositori non siano colpiti, la notte, da fantasmi di qualsivoglia genere.

Anche nelleconomia svizzera saggira un fantasma che si chiama globalizzazione
dei mercati, lasciando nelleconomia, oltre a buone prospettive, anche paure. Le
nostre esportazioni sono aumentate, lo scorso anno, dell1,8% soltanto,
nonostante la domanda sia cresciuta del 10% sui principali mercati
dellesportazione. Altri Stati dellOECD che sono riusciti a incrementare le loro
esportazioni del 9% in media hanno evidentemente saputo sfruttare meglio le
possibilità che soffrivano loro. La crescita delleconomia è stata debole nel
confronto internazionale. Continua quindi a rafforzarsi laccertamento che la
nostra piazza abbia perduto attrattività per rapporto ad altri Paesi. Inoltre
la congiuntura che soltanto lentamente riprende vigore è stata frenata dal
franco forte. Sarebbe però pericoloso e, a medio termine addirittura dannoso,
per leconomia del nostro Paese voler correggere con esperimenti espansionistici
sul fronte valutario il corso del franco, tuttora alto, a maggior ragione in
quanto, nella concorrenza internazionale, il nostro Paese è in grado di offrire
anche carte vincenti quali interessi ridotti, praticamente nessun rincaro e,
almeno nel confronto internazionale, una disoccupazione relativamente minima.

Il prodotto interno lordo è cresciuto lo scorso anno in modo reale, ma soltanto
dello 0,7% circa. A lungo andare, però, una crescita tanto modesta non basterà
a creare nuovi posti di lavoro per i 150000 disoccupati, nellintento di
garantire la sopravvivenza delle opere sociali, di pervenire efficacemente
allindispensabile saldo equilibrio del bilancio statale nonché di tenere
maggior conto delle esigenze di protezione dellambiente.

Poiché per la realizzazione pratica di tutti questi aspetti è assolutamente
necessaria una maggiore crescita, la politica economica deve cimentarsi con
sfide di nuovo tipo.

La corrente di liberalizzazione mondiale ha aperto nuovi mercati alle aziende,
ma apportato nel contempo numerosi nuovi concorrenti dei quali occorrerà tenere
conto. Imprese multinazionali investono, in ragione di uneconomia mondiale di
crescente complessità, soprattutto nei Paesi che offrono i necessari fattori di
produzione meno onerosi. Lattività in materia dinvestimento delle
multinazionali è di massima importanza poiché, secondo le stime dellUNCTAD, il
30% circa della popolazione mondiale attiva a livello planetario dipende, in un
qualche modo dalleffetto, prodotto dai gruppi transnazionali di aziende, in
materia doccupazione. La crescente concorrenza costringe i proprietari dazienda
ad incrementare la produttività. Il conseguente scadimento della forza
qualitativa dei prodotti finiti causa una connessione orizzontale di produttori
e fornitori che sfocia quindi in fluttuazioni della cifra daffari delle aziende
esportatrici, per riflettersi poi molto rapidamente sulle aziende piccole e
medie interessate. Una crescente porzione della catena di valori aggiunti e,
quindi, anche della pressione dovuta alla concorrenza, torna a vantaggio dei
fornitori. La globalizzazione ha quindi conseguenze evidenti, ma difficilmente
quantificabili, anche per le aziende del ceto medio che occupano i tre quarti
circa delle persone che esplicano attività lucrativa nel nostro Paese.

Siamo quindi tutti colpiti direttamente dal fenomeno della globalizzazione. La
concorrenza tra le diverse piazze di mercato ha indotto gli investitori dei
Paesi della CE a ritirare capitali dalla Svizzera, negli anni 1992 e 1993;
linfausta tendenza è tornata a mutare corso nel 1994. Non ci intendiamo
sganciare o isolare dalla concorrenza mondiale. La Svizzera non può scadere ad
essere unisoletta tagliata fuori dalle vigorose correnti economiche mondiali.

La politica tradizionale delleconomia estera che persegue lobiettivo di attuare
pari opportunità per tutti gli esportatori non basta più, ove si voglia tenere
conto dalle realtà create dalla globalizzazione. Certo devessere migliorato
laccesso delle merci, delle prestazioni, delle persone e dei capitali al
mercato interno europeo, sulla base della reciprocità. Occorre ampliare la rete
degli accordi che prevedono la clausola preferenziale. Gli ostacoli alle
frontiere non sono più tanto importanti da rimettere in questione, in generale,
la forza competitiva della nostra industria. Poiché lo SEE con il relativo moto
di liberalizzazione è stato respinto da popolo e Cantoni, si è poi trattato, a
maggior ragione, di migliorare in altro modo le condizioni quadro delleconomia
interna. Consiglio federale e Parlamento hanno nel frattempo provveduto a
stabilire importanti priorità, il cui effetto positivo sulla nostra economia
nazionale risulterà certamente a medio termine: con la Swisslex abbiamo ridotto
con iniziativa propria gli ostacoli giuridici nei confronti dellUE. Con la
riveduta legge sui cartelli, la legge sul mercato interno e la legge sugli
ostacoli tecnici al commercio sono stati accantonati intralci interni alla
concorrenza. La liberalizzazione del mercato assicurativo, laccelerazione e la
semplificazione delle procedure dei permessi edilizi, la riduzione degli
ostacoli tecnici del commercio per limportazione dei veicoli a motore, ma anche
il nuovo indirizzo della politica agricola sono tutti esempi che risultano
nellambito del programma di rinnovamento delleconomia di mercato del nostro
Paese. Levoluzione strutturale conseguente non è certo un boccone facile per i
numerosi datori di lavoro e imprenditori dopera toccati, bensì urgente
impellenza economica.

Si tratta senzaltro di rilevanti successi in materia di rinnovamento delle
condizioni quadro della nostra economia. E chi, come chi vi parla, ha vissuto
molto dappresso che tutte queste innovazioni degne dapprovazione non avevano
politicamente, dieci anni or sono, ancora nessuna opportunità daffermazione, è
in grado di valutarne a pieno la portata, avendo quindi ragione di credere
perfino che anche la politica sia in grado di seguire una procedura
dapprendimento. Questa constatazione non può però indurre a incrociare le
braccia e a ritenere di avere operato sufficientemente per la cura della piazza
svizzera. Lottimazione delle condizioni quadro delleconomia è un processo
costante, un compito severo e duraturo dello Stato e per nulla un progetto
unico concluso con successo. Siamo chiamati tutti ad adempiere tale compito,
economia e politica, datori di lavoro e lavoratori, produttori e consumatori.

Che cosa occorre fare?

Primo: lo Stato deve attuare finanze equilibrate. Se non agisce in tal senso
dilapida una parte eccessivamente importante di entrate fiscali per finanziare
esborsi dovuti agli interessi e, quindi, per spese invece che per investimenti.
Il Consiglio federale ha quindi elaborato una concezione globale di politica
finanziaria che prevede il risanamento delle finanze federali entro lanno 2001,
vale a dire entro la metà della prossima legislatura. Occorre dapprima
risparmiare; la crescita media delle uscite deve essere limitata, nel periodo
coperto da tale piano, anni 1996 - 2000, all1,5 % (1991-1994, 7 %), rispettata,
per un tempo limitato, una moratoria per compiti statali nuovi non finanziati e
realizzata una riforma dellamministrazione che contenga le uscite. Non
diverremo però risparmiatori ad ogni costo: dovremo anzi evitare che la tenera
fiammella della congiuntura abbia a spegnersi del tutto. Nuove entrate saranno
autorizzate soltanto per finanziare il traffico pubblico, segnatamente la NFTA
e per garantire lesistenza dellAVS. E, infine, a mo di spada di Damocle, sarà
sancito nella Costituzione federale un articolo sul risanamento delle finanze
federali che preveda misure di risparmio urgente, nel settore del trasferimento
di mezzi finanziari verso i Cantoni e in quello proprio, ove non sia raggiunto
lo scopo prefisso.

Secondo: occorre migliorare il dialogo tra gli interlocutori sociali. Il
pericolo della polarizzazione, allinsegna di indicazioni ideologiche si è però
accresciuto anche nella nostra economia. E dire che la Svizzera è stata per
lungo tempo un modello della capacità di dialogare, anche nel settore sociale.
Aumentano però i segnali che, anche nel nostro Paese, si sta affermando il
principio del reciproco affronto di argomenti e controargomenti, sostituendo
così quello del confronto di pregiudizi. Le condizioni quadro sono evidenti: né
la concorrenza può assurgere a scopo autonomo, né si può propugnare uno Stato
previdenziale. Autoresponsabilità e disponibilità a fornire prestazioni sono
indissolubilmente congiunte con lelemento della solidarietà. La
concorrenzialità internazionale diviene sempre più giudice e arbitro
determinante.

Terzo: formazione e perfezionamento devono essere migliorati a tutti i livelli.
La qualità delle risorse umane ha da restare la carta vincente della Svizzera.
I nostri futuri collaboratori, ricercatori e responsabili delle decisioni sono
la più importante risorsa del Paese, povero di materie prime. In un mondo
contrassegnato da strutture mobili trova buone possibilità chi sa fronteggiare
per tempo tali modificazioni. In un mondo esposto a crescente concorrenza,
occorre dar prova di maggiore volontà a operare e a resistere alle avversità.
Siamo sulla buona via con la legge sulle scuole superiori specializzate.
Sarebbe però errore fatale per il futuro del nostro Paese se queste nuove
possibilità daccesso al perfezionamento universitario fossero accompagnate da
una decrescita del profilo delle esigenze poste alla maturità necessaria per
accedere alluniversità. Questultima considerazione devessere rispettata
soprattutto in merito allattuazione della nuova ordinanza sulla maturità.

Accanto alla formazione sta la ricerca. La nostra economia può crescere
soltanto se la ricerca e levoluzione svizzere possono essere annoverate al
vertice mondiale. La proporzione della ricerca e dellevoluzione del settore
privato rispetto al prodotto interno lordo si configura, di tutto rispetto,
pari a oltre il 2 %. Tuttavia, proprio nel settore della ricerca dobbiamo
guardarci da pericolose ideologizzazioni. Tali pericoli sovrastano soprattutto
limportante settore dellingegneria genetica rivolto alle esigenze del futuro,
ma carico anche di rischi. E se non possiamo perdere il treno delle tecnologie
dellavvenire, dobbiamo però, daltro canto, procurare un trattamento più
responsabile di tali nuove tecnologie.

Quarto: è urgente ripensare al nostro rapporto con lUnione europea. Il valore
di questultima va ben oltre la questione dellaccesso, sgombro da ostacoli, a un
mercato di 400 milioni di consumatori. In seguito e daltro canto nel pieno
rispetto del no allo SEE pronunciato da popolo e Cantoni il Consiglio federale
ha messo il capo in direzione di trattative bilaterali. Questultime avevano
rivelato i confini prevedibili di un tale accordo. Le trattative sono ardue, ma
non prive di possibilità di riuscita. In questa ultima, difficile fase delle
trattative non possiamo per nessuna ragione perdere i nervi. Non ce nè ragione.
Si può del resto sperare che le due Parti abbiano a portare avanti le prossime
trattative conclusive, libere da dogmatismo, vale a dire seguire posizioni
inamovibili; sarebbe in effetti fatale se, dopo un no della Svizzera allo SEE,
nuovamente un eccessivo dogmatismo avesse ad avversare una soluzione auspicata
dalle due Parti.

 Signore, Signori
Globalizzazione e liberalizzazione hanno suscitato forze di mercato a livello
mondiale. Questa evoluzione, né inattesa né indesiderata è però intervenuta più
rapidamente e con maggiore impeto di quanto atteso. La concorrenzialità di
unofferta è fortemente influenzata dalle condizioni quadro che determinano le
possibilità di una piazza produttiva. E non si tratta unicamente di salari e
implicazioni salariali, di livello della formazione, infrastrutture e
condizioni giuridiche, bensì, in misura crescente, anche di valori fondamentali
e atteggiamenti preponderanti. Che un Governo tolleri il lavoro infantile
oppure lo metta al bando, che nel suo sistema legale i diritti umani
individuali occupino nella scala dei valori un posto predominante, che la
proprietà sia distribuita su vasto raggio oppure sia riservata a un ristretto
ceto elevato, che la produzione conosca severe restrizioni oppure alcun onere
di sorta in merito alla tutela ambientale, che predomini stabilità o labilità
politica: sono tutti fattori con implicazioni sulla struttura dei costi e
soprattutto sulle decisioni relative agli investimenti da parte delle imprese.
Sono quindi certo che nella concorrenza per lattuazione della migliore piazza,
saranno i valori fondamentali dello Stato e della società ad acquistare
importanza a lungo termine.

Nel nostro ordinamento delleconomia sociale di mercato, sono dimportanza
praticamente uguale riflessioni liberali sulleconomia di mercato ed equilibrio
sociale. Il livello sociale raggiunto dal nostro Paese ha tanto poco a che
vedere con lingiusta utopia dello Stato assistenziale, quanto la nostra
sensibilità per autoresponsabilità, prestazioni ed economia di mercato con il
liberalismo manchesteriano. Sotto limpulso di una concorrenza intensificata
potrebbe anche nel nostro Paese crescere la tentazione di rinunciare
allequilibrio dinteressi al di là del mercato che come aveva già riconosciuto
W. Röpke protegge i deboli e domina i dissoluti.

Occorre mettere in guardia contro una filosofia del genere. Né può essere
benefico per leconomia rinunciare a valori fondamentali perché intralciano,
nella concorrenza, lattuazione di alti valori. La corsa per lottenimento di
condizioni quadro economiche più favorevoli non può sfociare in una spoliazione
del sistema di valori occidentali. Siamo convinti assertori di un pluralismo
mondiale, non di un economismo unilaterale che sacrifichi alti valori umani,
quali dignità umana e solidarietà. Il mercato è mezzo, non scopo. Senza égalité
e fraternité, liberté non avrebbe mai saputo percorrere la via
dellinarrestabile affermazione attraverso il mondo intero. Lefficacia di un
sistema improntato su principi di libertà e democrazia non è commisurata
soltanto sul rendimento, bensì anche sulla sua legittimità. Certo: manca
lefficienza, patisce la legittimità. Se però manca la legittimità, scade
lefficienza. Su tali principi deve improntarsi la riforma del nostro sistema
politico.

Da una siffatta ottica totale risulta poi anche evidente che non soltanto
leconomia, bensì anche lo Stato abbisognano urgentemente di una riforma. Da un
canto richiedono soluzioni convincenti questioni urgenti, quali risanamento
delle finanze federali, garanzia delle opere sociali e rapporto con lUnione
europea. Il fabbisogno di riforma è però nettamente più circostanziato,
soprattutto ove si rifletta alle necessità del secolo prossimo. Abbisognano di
riforma anche le nostre istituzioni, quali lassetto concreto della democrazia
diretta, giustizia, Parlamento e Governo. Non si tratta di alternative radicali
bensì, anche nel settore statuale, della necessaria evoluzione che simpone
sulla base, segnatamente, di sfide internazionali. Eccoci giunti, quindi, alla
riforma costituzionale testé avviata. Due sono le sue prestazioni; da un canto
attuare per tappe le urgenti riforme istituzionali. Dallaltro però, e come
premessa della prima prestazione, riportare il popolo alla consapevolezza delle
idee centrali che reggono lo Stato svizzero, quali democrazia diretta, Stato di
diritto improntato su principi liberali, economia sociale di mercato, ecc., in
maniera chiara e in forma accessibile. Ritornati coscienti dei valori che ci
uniscono - per il rinnovamento del Patto sociale è occasione ideale lincombente
giubileo 150 anni della Costituzione federale svizzera - ritroveremo anche
premesse più favorevoli per fronteggiare le grandi sfide economiche e politiche
che attendono il nostro Paese.