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Revisione della Lex Friedrich

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Revisione della Lex Friedrich

Conferenza per la stampa dell'11 aprile
1995
Relazione del consigliere federale
Arnold Koller

Lex Friedrich: dal bastione contro
inflazione e speculazione ...

La Lex Friedrich e quelle che l'hanno
preceduta, Lex von Moos, Lex Celio e Lex
Furgler appartengono alla storia
economica del dopoguerra, un periodo
contrassegnato, anche nel nostro Paese,
da una ripresa economica, spesso anche
da un'evoluzione esplosiva, vera e
propria, di portata fino ad allora
sconosciuta. Tale sviluppo fu
accompagnato da inflazione, speculazione
e crisi valutarie. Causa e anche
conseguenza di questi fenomeni fu un
forte aumento della domanda di proprietà
fondiaria, sin dall'inizio degli anni
Cinquanta e soprattutto negli anni
Settanta. I compratori dall'estero,
attirati in parte da agevolazioni
fiscali, contribuirono da parte loro a
questa evoluzione.

Dalla preoccupazione che l'acquisto di
terreni sarebbe divenuto praticamente
impossibile per i cittadini svizzeri,
che le aziende straniere che acquistano
terreni in Svizzera, per poi qui
eleggere domicilio avrebbero potuto
indebolire l'indipendenza economica del
nostro Paese, in breve dal timore
d'inforestierimento, fu costruito per la
prima volta, con la legge von Moos del
1966, un baluardo contro l'acquisto di
fondi da parte degli stranieri. Questo
fu in seguito a più riprese rinnovato e
rafforzato. Con la Lex Friedrich,
entrata in vigore il 1° gennaio 1985, le
persone all'estero che intendevano
acquistare in Svizzera un'abitazione o
terreni per edificare un'industria o un
commercio furono sottoposte all'obbligo
dell'autorizzazione. Le autorizzazioni
per le abitazioni di vacanza vennero
contingentate e l'acquisto di fondi a
scopo d'investimento di capitali
essenzialmente vietato.

... ad ostacolo dello sviluppo economico

Nel frattempo sono fondamentalmente
mutate le condizioni quadro d'ordine
economico. L'inflazione è fortemente
diminuita; le agevolazioni fiscali sono
state abrogate; la fuga dei capitali
verso il bene rifugio "immobili" e la
speculazione in materia di fondi non vi
sono praticamente più e nel settore del
mercato dei fondi è silenzio relativo.
D'altro canto la Svizzera ha in ampia
misura perduto i vantaggi dovuti alla
sua ubicazione e che il nostro Paese
aveva potuto conservare grazie al fatto
di essere stata risparmiato dalla
Seconda guerra mondiale. La sua economia
è confrontata con una concorrenza sempre
più dura, molto spesso di portata
planetaria. Affinché la Svizzera possa
restare una piazza attrattiva e lottare
decisamente contro l'esportazione dei
posti di lavoro, sono necessari sforzi
supplementari, fra l'altro improntati
sulla necessità di aprire il nostro
Paese a investitori e imprese straniere.
Soltanto se coinvolta nella rete
economica mondiale la Svizzera, Paese
povero di materie prime, disporrà di
vere prospettive di sviluppo.

Con la Lex Friedrich ci siamo visti
confrontati, gli ultimi anni, sotto
questo aspetto, con svantaggi sempre
maggiori. Le aziende industriali e del
settore dei servizi hanno invero potuto
acquistare, anche con la vigente legge,
i terreni necessari ai loro stabilimenti
per la produzione e il commercio. A
questo proposito occorreva però una
complessa procedura d'autorizzazione che
potrebbe aver fatto desistere più di
un'impresa dal cercare domicilio in
Svizzera. La restrizione dell'acquisto
di fondi sulla base della nazionalità
del compratore non è d'altro canto
conciliabile con gli sforzi di
liberalizzazione avviati da GATT e GATS
nonché dall'OCSE, sforzi che il nostro
Paese sostiene altrimenti sempre,
nell'interesse dell'economia. La legge
è, infine, in netta contraddizione con i
trattati di domicilio che la Svizzera ha
concluso con la maggior parte dei Paesi
d'Europa occidentale. Il fatto di
disattendere il diritto contrattuale
internazionale può - come risultato
sgradevolmente in relazione ad alcuni
casi nei Grigioni - rivelarsi
un'importante ipoteca a carico dei
nostri imprenditori e cittadini, nel
caso altri Stati, dal canto loro, non
fossero più disposti a permettere
senz'altro ai cittadini Svizzeri
l'acquisto di proprietà fondiaria.

Non si tratta di svendita della patria

Dal 1967, 1'856 ha sono suppletivamente
passati in mano di stranieri: ciò
corrisponde allo 0,05 per cento della
superficie del Paese, rispettivamente
allo 0,8 per cento delle zone
edificabili designate tali. La quota
parte della proprietà fondiaria
straniera in Svizzera è valutata oggi al
5 per cento. Dal 1985 l'aumento della
proprietà fondiaria straniera ha
continuato a decrescere: per rapporto
alla media annua del periodo 1966-1984,
l'aumento medio annuale nel periodo
1985-1993 è ancora soltanto un quarto
circa. Per quanto concerne le residenze
secondarie, nello stesso periodo (1985-
1993) ne sono perfino state riacquistate
da cittadini svizzeri agli stranieri in
numero maggiore di quante siano state
acquistate dagli stranieri (circostanza
da attribuire invero a una particolare
situazione nel Canton Vallese che,
mancando una base legale, per lungo
tempo non poteva rilasciare agli
stranieri autorizzazioni ad acquistare
fondi). Conclusione: la temuta svendita
della patria non è avvenuta.

Le difficoltà in ordine ai fondi sono
per la maggior parte d'origine interna
al Paese

Chi sperava di vedere attuato con la Lex
Friedrich un contributo fattivo alla
soluzione dei problemi in ordine alla
pianificazione del territorio -
edificazione sparsa, rincaro dello
spazio abitabile per le persone
indigene, impianti infrastrutturali
troppo onerosi e superdimensionati - è
invece rimasto deluso. Il numero dei
proprietari stranieri di residenze
secondarie è invero rilevante: tuttavia
delle 250'000 residenze secondarie
edificate nel periodo 1960-1990, appena
il 17 per cento è stato acquistato da
persone all'estero. I contingenti per
residenze secondarie non sono però mai
stati sfruttati a pieno, nel corso degli
ultimi dieci anni, nonostante il
Consiglio federale li abbia
costantemente ridotti. Questi dati
certificano come le difficoltà inerenti
alle residenze secondarie siano
essenzialmente causate da noi Svizzeri,
e sono quindi d'origine interna.

Nuova attrattività della piazza
operativa e dei servizi "Svizzera"

Sulla base di queste considerazioni,
Consiglio federale e Parlamento sono
giunti alla conclusione che la vigente
Lex Friedrich, nelle circostanze
attuali, va oltre lo scopo che s'era
prefisso, che si corra anzi il rischio
di un' "autorete" economica e giuridica,
se non la modifichiamo.

Con la prevista revisione della Lex
Friedrich, la Svizzera può acquistare
attrattive nuove come piazza operativa e
sede di servizi. Sarà possibile produrre
valori suppletivi e, quindi, creare
nuovi posti di lavoro. Imprese straniere
non avranno più bisogno di
autorizzazioni ove vogliano acquistare
fondi per il loro stabilimento. Gli
investitori che non desiderano
realizzare attività economiche proprie,
ma che intendono mettere i fondi di loro
proprietà a disposizione del ramo
industriale o artigianale, otterranno in
futuro permesso d'acquisto. La
partecipazione straniera a società con
proprietà fondiaria in Svizzera sarà
possibile, senza che abbiano ad essere
adempiute condizioni suppletive: tale
partecipazione sarà limitata soltanto
nel caso delle società che gestiscono
commercio di fondi. La revisione porta
però anche a una riduzione della
burocrazia statale e a un alleviamento
delle imprese in materia di dispendio
amministrativo. In breve: si fa più
favorevole il clima per gli investimenti
diretti stranieri ridottisi in modo
preoccupante nel corso degli ultimi anni
(1989: 3'687 milioni, 1993: -344
milioni).

Parità di opportunità per tutti gli
abitanti della Svizzera

Un assetto economico e sociale che
sfavorisca gli stranieri, pregiudica in
ultima analisi la competitività
dell'economia. In avvenire, tutte le
persone domiciliate in Svizzera o che vi
sono state domiciliate durante almeno
cinque anni, potranno acquistare
proprietà fondiaria nel nostro Paese
senza dover richiedere l'autorizzazione.
Uno straniero che intende eleggere
domicilio in Svizzera abbisognerà però
tuttora di un permesso rilasciato dalle
autorità di polizia degli stranieri.
Inoltre - e anche questo aspetto
corrisponde all'imperativo della parità
di trattamento economico - lo straniero
potrà acquistare, senza dover richiedere
l'autorizzazione, proprietà abitativa
nel nostro Paese se, pur domiciliato che
è all'estero, lavora nel nostro Paese e
deve per più lungo tempo poter disporre
di un'abitazione in Svizzera.

Questa regolamentazione presenta però
anche il suo rovescio: in effetti, le
restanti restrizioni in materia
d'acquisto di fondi - delle quali
parlerò più oltre - continueranno ad
applicarsi non soltanto agli stranieri
all'estero, bensì anche agli Svizzeri
dell'estero. Il legislatore ha però
tenuto conto della particolare
situazione degli Svizzeri dell'estero
che spesso sono legati al Paese da
vincoli assai forti. Proprio per questa
categoria il legislatore ha previsto che
alle persone che siano state globalmente
domiciliate per cinque anni in Svizzera
la legge non sarà applicata. Ciò
significa che almeno la prima
generazione di Svizzeri all'estero potrà
di norma acquistare proprietà fondiaria
in Svizzera senza sottostare all'obbligo
dell'autorizzazione. Gli Svizzeri
dell'estero profitteranno inoltre in
misura rilevante del fatto che, secondo
la revisione, potranno conservare i
fondi ricevuti in eredità senza doverli
alienare. La disposizione garantisce
inoltre che i nostri concittadini
all'estero non saranno vittima di
discriminazione e potranno acquistare
proprietà fondiaria anche nel luogo in
cui risiedono all'estero, analogamente a
quanto avviene per gli indigeni.

Nessuna speculazione straniera con fondi
situati in Svizzera

La revisione non significa tuttavia che
gli stranieri potranno in avvenire
acquistare a volontà fondi in Svizzera.
Abbiamo in effetti fatto l'esperienza
che la situazione economica può
rapidamente mutare, nonostante
l'esistenza di uno strumentario di
politica economica ben sviluppato.
Riappaiono a intervalli spinte
inflazionistiche, perturbamenti del
sistema valutario, fuga di capitali di
grande portata. E, come è risultato in
occasione di altri scrutinii, serpeggia
nella popolazione una latente paura di
possibili influssi stranieri. Il timore
d'inforestierimento, di "svendita della
patria" è eccessivo, come evidenziano le
statistiche. In considerazione dell'alta
percentuale della popolazione residente
straniera in Svizzera (18,6 per cento) e
della rarità del suolo, il timore è però
comprensibile e occorre tenerne conto.
Non vogliamo quindi per nessuna ragione
semplicemente gettare a mare la Lex
Friedrich, bensì aprirla in modo
controllato. Quindi, anche dopo la
revisione, permarrà il nucleo duro.

Ciò significa concretamente: gli
stranieri che intendono semplicemente
investire il loro denaro, senza
esplicare attività commerciali
complementari e creare quindi posti di
lavoro, continueranno a non ottenere
autorizzazioni di sorta. Si tratta di un
provvedimento importante, adatto a
contenere le spinte al rincaro nel
mercato immobiliare. Per lo stesso
motivo anche in avvenire il settore
immobiliare straniero non potrà operare
in quello svizzero. E infine gli
stranieri potranno continuare ad
acquistare abitazioni di vacanza
soltanto entro l'ambito di un
contingente fissato dal Consiglio
federale. Ai Cantoni è invero permesso
fare uso in misura più flessibile delle
unità di contingente che competono loro,
per trasferire, ad esempio, all'anno
seguente i contingenti non utilizzati.
Complessivamente però il numero delle
autorizzazioni per abitazioni di vacanza
non può superare l'effettivo medio di
2000 unità per anno. Questa cifra
corrisponde a quella fissata nel 1985 al
momento dell'entrata in vigore della Lex
Friedrich. Il Consiglio federale può
certo anche ridurre i contingenti; non
può invece aumentarli.

Un'abrogazione, senza sostitutivi, della
Lex Friedrich non entra in linea di
conto

Negli ultimi due anni è stata a più
riprese richiesta pressantemente
l'abrogazione totale della Lex
Friedrich. Per tale ragione ho
incaricato una commissione peritale,
affidata alla presidenza della signora
Füeg, consigliere di Stato solettese, di
esaminare quali implicazioni avrebbe
l'abrogazione della legge e se, in tal
caso, non fossero poi necessari
provvedimenti sostitutivi, segnatamente
allo scopo di evitare conseguenze
indesiderate per l'assetto abitativo del
nostro Paese.

La commissione non ha ancora licenziato
formalmente il rapporto finale.
Materialmente è tuttavia già oggi certo
che in principio propugna l'abrogazione
della Lex Friedrich, ma che però, in tal
caso prevede misure fiancheggiatrici di
pianificazione del territorio ed
eventualmente fiscali, allo scopo di
impedire evoluzioni indesiderate nel
mercato delle abitazioni secondarie e di
vacanza.

Allentamento controllato

Il lavoro della commissione rafforza il
mio parere che Consiglio federale e
Parlamento bene farebbero a non
accantonare con semplice tratto di penna
la Lex Friedrich. Vogliamo piuttosto
procedere cautamente e tenendo presenti
le rispettive circostanze. La legge
riveduta libererà da inutili restrizioni
gli investimenti stranieri, nel mercato
immobiliare svizzero, che conferiranno
nuovi impulsi all'economia del nostro
Paese. Essa accantonerà - almeno in
parte preponderante - le discriminazioni
a carico degli stranieri nel settore
economico del Paese, poiché anche la
nostra economia deve poter contare su un
trattamento corretto nella legislazione
degli altri Stati. Poiché però il nostro
è un Paese di proporzioni modeste, anche
dopo la revisione della Lex Friedrich,
il mercato immobiliare svizzero resterà
chiuso agli stranieri che intendono
attuare da noi un investimento puro di
capitali o fare commercio di fondi:
anche il mercato della residenza
secondaria resterà tuttora molto
d'accesso restrittivo per gli stranieri.

E' oggi ancora questione irrisolta se
procederemo in avvenire - come proposto
dalla commissione peritale Füeg - a
un'ulteriore liberalizzazione. Occorre
però raccogliere esperienze con la legge
emendata, prima che Consiglio federale e
Parlamento abbiano a discuterne. anche
la commissione Füeg respinge
l'abrogazione della riveduta Lex
Friedrich senza che si abbia ad adottare
provvedimenti sostitutivi.

Un compromesso equilibrato

Consiglio federale e Parlamento
ritengono la presente revisione una
soluzione mediana adeguata: né sarà dato
seguito a esigenze estreme volte
all'abbandono totale delle odierne
restrizioni, né sarà conservata la
rigida regolamentazione attuale. Dalla
revisione risulterà - non da ultimo per
le regioni svantaggiate - una
rivitalizzazione dell'economia, senza
che abbia a crescere a dismisura la
porzione di suolo in mani straniere. Si
tratta perciò di un compromesso
equilibrato e attuabile al quale diamo
il nostro convinto sì.